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Salad Days Magazine | November 7, 2024

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WINTER DUST – INTERVIEW

WINTER DUST – INTERVIEW
Salad Days

Dopo qualche anno di silenzio i padovani Winter Dust sono tornati con un album nuovo e con grandi novità: ‘Unisono’ è il loro primo album in italiano. Li abbiamo intervistati per Salad Days Magazine.

SD: Cosa ha ispirato il vostro nuovo album ‘Unisono’? Quali sono le principali differenze rispetto ai vostri lavori precedenti?
WD: ‘Unisono’ esce da un periodo di flessione per noi, inteso come vite singole e come band, non voglio nasconderlo. Gli anni dopo ‘Sense By Erosion’ sono stati anni di delusioni e non posso negare che siamo stati presi in contropiede dall’accoglienza fredda che ha avuto il disco. A questo si sono unite una serie di sfortune, qualche problema di salute mentale, e per condire bene il tutto lo stop totale a tutta la musica mondiale. Per questo ne è uscito un disco più compatto, più rifinito nei dettagli e più cantato, ma non ne avevamo bene coscienza fino a quando non abbiamo finito di registrarlo. Non abbiamo voluto fare un disco diverso dagli altri, ma più breve sì.

SD: Come è stata l’esperienza di lavorare con una nuova tastierista nel processo di registrazione dell’album?
WD: Giulia ha un background e una formazione del tutto diversa dalla nostra. Lei è una musicista sul serio, ha studiato, sa leggere la musica, ha fatto le partiture dei nostri pezzi, una cosa che per noi era semplicemente fantascienza. È bello scoprire un approccio così, e d’altronde anche lei ha scoperto un nuovo modo di approcciarsi allo strumento, essendo più una pianista che una tastierista: cambiare suoni, voci, regolare la dinamica e i volumi in modo elettronico sono materia inedita per lei. Ma composizione e registrazione sono andate in modo liscio, naturale, e non poteva che essere così dato che noi da Giulia abbiamo solo da imparare.

SD: Come è stata la reazione all’annuncio della decisione di passare dall’inglese all’italiano per i testi dell’album?
WD: Sorpresa, ma in positivo. Nessuno finora ha criticato la cosa. Non che mi aspettassi chissà che, anzi a dirti la verità pensavo che non importasse nulla a nessuno né dei testi né della band in generale. Mi ha invece molto sorpreso il fatto che tutti i contatti esteri che avevamo non abbiano per niente preso male l’idea che oggi esista una barriera in più tra la nostra musica e loro, anzi. Probabilmente anche io sarei contento se una band straniera, invece che cantare in un italiano stentato e scorretto, usasse la propria lingua madre.

SD: Quali sono stati i principali vantaggi e sfide di scrivere i testi in italiano rispetto all’inglese?
WD: Non è stata una decisione presa nel giro di un mattino, sentivo che nel voler parlare delle cose di cui volevo parlare in questo disco non potevo affidarmi alla mia conoscenza dell’inglese, era troppo limitante. Perciò ho fatto alcune prove con l’italiano, la prima in assoluto ‘Buio Presto’. Il risultato mi ha fatto meno schifo del previsto e sono andato avanti. Sicuramente l’italiano è una lingua più melodica, in cui è più complicato fare una rima non scontata ad esempio, e in cui l’urlato può risultare più complesso ma vallo a spiegare ai gruppi screamo che invece non hanno alcun problema nell’usarlo. Ecco forse senza quell’esempio ora non ne staremmo parlando, anche se ho tentato di scrivere in modo molto diverso.

SD: Come descrivereste il suono e lo stile di ‘Unisono’? Ci sono stati artisti o album che vi hanno influenzato durante la registrazione?
WD: Abbiamo tutti influenze radicalmente diverse che contribuiscono nel diversificare il nostro sound. Ti parlo quindi per me, e ti dico che negli ultimi anni in cui questo disco è stato pensato e composto, ho ascoltato tanto Foxing, Pinegrove, Manchester Orchestra e Frightened Rabbit, il che credo abbia contribuito molto al voler cantare di più e usare di più voce e parole. Musicalmente è vero, non c’entriamo niente perché la matrice è sempre lì tra Caspian, Touché Amoré, Moving Mountains Gates, Title Fight. Anche se ultimamente mi sono circondato di musica più melodica e soft, non rinunciamo alla pacca.

SD: Qual è stata la vostra canzone preferita da registrare e perché?
WD: Su tutte direi ‘Unisono’, la titletrack che chiude il disco, semplicemente perché è stata letteralmente stravolta da Matteo (Tabacco, Raptor Studio), che ci ha suggerito un arrangiamento del tutto diverso da come l’avevamo presentata in demo. Questo lavoro di produzione è esattamente quello che chiediamo a uno studio, e fa anche uno strano effetto vedere uscire una canzone diversissima da come l’avevi sempre immaginata.

SD: Avete pianificato un tour per promuovere ‘Unisono’? Quali sono i vostri progetti per il futuro dopo l’uscita dell’album?
WD: Siamo da pochissimo entrati nel roster di Grato Cuore, un booking che si occupa anche di artisti che stimiamo come Quercia, Amalia Bloom e Gli Occhi Di Chi Ha Fatto Il Vietnam. Siamo molto felici di questa collaborazione e speriamo che ci porti su palchi su cui non siamo mai stati. Per ora le prime date di ‘Unisono’ sono programmate per maggio.

(Txt Gab De La Vega x Salad Days Mag – All Rights Reserved)

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