The Great Sabatini ‘Dog Years’
Review Overview
8
8THE GREAT SABATINI
‘Dog Years’-LP/CD
(Solar Flare)
8/10
Immaginatevi la scena: un caldo pomeriggio d’estate, in un garage della periferia americana, si trovano i Kyuss, gli Helmet, i Melvins, i Saint Vitus e i Napalm Death a jammare in totale libertà. Cosa credete che ne uscirebbe? The Great Sabatini! Questi canadesi sono totalmente pazzi: mischiano il noise, lo stoner, il grind, il metal il punk e l’hardcore in un calderone ribollente di energia e potenza. Un suono abrasivo, fatto di accelerazioni ed improvvise frenate pesanti come macigni che vi cadono in piena faccia. Quello che colpisce di questo gruppo è la totale naturalezza con cui suonano, quasi a voler dire: “Ciao, facciamo quel cazzo che ci pare!”. Il lavoro delle chitarre è impressionante per pulizia e precisione senza risultare di plastica. Riff su riff, cambi di tempo quando meno te l’aspettti. Basso e batteria sono rocciosi, in grado di tessere una fitta trama sottorranea in grado di esaltare i pezzi. La voce sembra quella di uno schizzato in crisi di valium e prozac, tesa come la corda di un violino e pronta ad esplodere in mille schegge di follia. Quello che traspare da questi pezzi è un suono nervosissimo, in mutazione perenne, con un groove pazzesco. Non sai mai cosa aspettarti al prossimo giro. La bellezza di gruppi comer i The Great Sabatini è l’odio totale per la noia: non tengono un tempo per più di pochi istanti, saltano da un riff all’altro esaltando le loro molteplici influenze, che giunto a questo punto riguardano anche generi oltre a quelli che ho elencato qualche riga più sopra. Ovviamente non ve li rivelo. Dovrete essere voi a leggere tra le righe, andando a scoprire le molteplici sfumature di un suono indomabile e irrefrenabile. Magari tra qualche anno saranno tra i primi gruppi a tenere concerti sulla Luna o su Marte. Pazzia senza confini!
(Marco Pasini)
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