Image Image Image Image Image Image Image Image Image Image

Salad Days Magazine | November 21, 2024

Scroll to top

Top

No Comments

Thee Oh Sees ‘An Odd Entrances’

Thee Oh Sees ‘An Odd Entrances’
Salad Days

Review Overview

7
7
7

Rating

THEE OH SEES
‘An Odd Entrances’-CD
(Castle Face)
7/10


Mr.John Dwyer è forse la personalità più camaleontica degli ultimi anni ed il suo è un viaggio disperato verso la liberazione di linguaggi espressivi in continua evoluzione. Torna ad auto prodursi via Castle Face con un album che rappresenta una forma musicale liquida. Quando ormai pensi di averlo capito e definito all’interno di quello che è il garage californiano, fatto di chitarre veloci e sbilenche e ritmi esaltati, ecco che sfugge da un recinto che lui stesso ha costruito. L’identità di questo animale strano che è John Dwyer, si materializza sotto una nuova forma musicale, già individuabile nell’album precedente, ‘A Weird Exits’. ‘An Odd Entrances’ diventa il continuum di un esperimento psichedelico. Il disco si apre con la traccia, ‘You Will Find It Here’, evocazione di un’epoca che Dwyer non aveva ancora esplorato così intimamente, quella della psichedelia a cavallo tra gli anni sessanta e settanta. Nell’intro sembra esserci l’anima dei 13th Floor Elevator. Una ballata acida fatta di riverberi e groove bagnati di lsd. In quest’album i synth tracciano la linea guida intorno cui Dwyer calca un disegno post-lisergico, che rimanda alle grandi composizioni cosmiche, dagli Amon Duul ai Can, dai Cosmic Jokers agli Hawkwind. Nella traccia ‘Jammed Exit’ i synth sono deformi, intersecati tra loro da linee di basso avvolgenti, al limite dell’ancestrale. Il disco continua con un brano in cui torna ad intravedersi il John Dwyer che racconta filastrocche schizofreniche; ma questa volta i tempi sono dilatati e le chitarre continuano a rimanere ancorate all’influenza della psichedelia madre. Con ‘Unwrap The Fiend, Pt.1′ si impone di nuovo il groove garage ma con le chitarre che suonano la quintessenza di Roller Coaster. L’album si conclude con una destrutturazione sonora fatta di chitarre iper acide che diventano calamite e dal cosmo ti schiantano dritte a terra, ma l’evocazione di quella psichedelia dorata e riverberata è costante. Volta verso cancelli paradisiaci psichici, spalancati nel nuovo universo dei Thee Oh Sees.
(Valentina Vagnoni)

Submit a Comment