THE SOFTER SIDE ‘DEATHBED’
Review Overview
8
8THE SOFTER SIDE
‘Deathbed’-CD
(High End Denim)
8/10
Hardcore melodico, skate punk. Queste quattro parole sono quelle che avreste sentito pronunciare da un adolescente degli anni ‘90 con una maglia dell’Indipendent e le Airwalk ai piedi, nel momento in cui gli si andava a chiedere quale fosse il genere musicale che ascoltava con maggiore frequenza. Incredibilmente ancora oggi, quarant’anni dopo l’esplosione della cultura dello skatebording in Italia, ci troviamo ancora ad ascoltare prodotti che guardano al decennio che rese celebri band quali Strung Out, No Use For A Name e Rufio. Una volta accettato l’anacronismo, saremo felici di ascoltare l’EP della band originaria di Jacksonville per una serie di motivi: l’ottima produzione affidata a Paul Lapinski, capace di bilanciare l’ottimo riffing del chitarrista Scott Sugarman, il drumming ad alta intensità del batterista Tim Grisnik e le linee vocali affidate a Brian Crick. Inoltre le metriche sono intelligentemente strutturate per bilanciare un ritmo che troppo spesso nel genere risulta caotico. C’è un approccio più pop rock in generale su tutto il lavoro, rispetto a quello che avremmo ascoltato 30 anni fa: sono presenti assoli di chitarra e stacchi ad ampio respiro tra un ritornello e uno special mai troppo lontani tra loro. La traccia d’apertura e la titletrack sono i brani più forti tra i sei presenti; la chiusura è affidata ad una power ballad. E’ un buon lavoro che farà felici gli amanti della tavola di legno con le ruote, anche se molti di loro forse oggi hanno qualche acciacco e magari sono più impegnati ad insegnare i rudimenti ai figli, piuttosto che a chiudere trick nelle bowl.
(Andrea Rock)
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