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Salad Days Magazine | December 22, 2024

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SWANS ‘CHILDREN OF GOD’

SWANS ‘CHILDREN OF GOD’
Salad Days

Review Overview

7
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Rating

SWANS
‘Children Of God’-(REISSUE)
(Mute/PIAS)
7/10


Terrore, sopraffazione, nichilismo, dolore, sesso estremo associato a ritmi marziali e ultra heavy, chitarre in perenne delirio, voce declamante e ossessiva: al solo nominare il nome degli Swans, tutto questo affiora alla mente, vera e propria impareggiabile definizione per dare un senso alla loro musica estrema, probabilmente nessuna altra band al mondo può ritenersi in diritto di avere questi appellativi, se non dopo di loro. Sono un pugno nello stomaco così violento e profondo che dal ventre sono fuoriuscite decine e decine di band, che hanno poi alimentato e fatto crescere il noise rock terracqueo. Questo almeno fino al 1987 anno di uscita di ‘Children Of God’, l’album della nostra recensione in ristampa deluxe per Young God dal 13 novembre. A sancire lo status di spartiacque per un nuovo percorso è soprattutto la nuova formazione della band, dove spicca l’importante figura dell’artista industrial/sperimentale Jarboe, già presente nell’album precedente ‘Greed’. ‘Children Of God’ intraprende un percorso spirituale, evangelico, folk, sebbene tutto questo non scalfisca comunque la difficile accessibilità, difatti la musica rimane torbida e pesante ma ne sancisce un bisogno fisico e mentale. Soprattutto Michael Gira, l’uomo dietro il nome Swans, stanco dall’incessante prova fisica ed emotiva che il gruppo si impone, soprattutto nella annichilente dimensione live, ritiene giusto il momento per un cambiamento che porterà gli Swans a picchi emotivi altissimi, arrivando a scrivere pagine intensissime e epiche dall’alto tasso acustico e intimo, una solennità spirituale inimmaginabile e raggiungerà l’epos totale nel progetto “personale” di Gira: ‘The Angels OF Light’. Ritornando a ‘Children Of God’ l’album, pur riascoltandolo oggi nel 2020, risulta ancora come allora imponente, mastodontico e plasmato ancora come una materia oscura, ma non del tutto focalizzato soprattutto nell’intento di combinare un suono ancora estremo, cercando di contenerlo con suoni acustici. L’album è un capolavoro per il momento storico in cui la band decide di intraprendere altro, ma è anche un album di transizione per una band che sta per spiccare il volo verso la grandiosità.
(Giuseppe Picciotto)

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