SUNSET RADIO INTERVIEW
Un periodo ricco di novità per i Sunset Radio, un disco pubblicato nel 2022, il cambio di frontman e oggi il ritorno con un singolo in italiano, ‘Pagine’. Ne abbiamo parlato con il chitarrista Matteo Rossi per saperne di più.
SD: Il 2022 è stato un anno decisamente movimentato per i Sunset Radio, partito con un EP di cover e conclusosi con un nuovo disco. Lascerei a voi la parola per descrivere come è stato vissuto lo scorso anno dall’interno della band…
SR: Ciao ragazzi! Sempre un piacere sentirvi! Movimentato penso sia la parola giusta. Tra Covid, cambi di line-up e uscita disco ne abbiamo passate! Diciamo che è stato un anno pieno di emozioni! Positive e negative!
SD: Onestamente conoscendovi da anni, quell’EP fu un po’ una sorpresa per me se rapportata a voi, ossia, vi siete sempre contraddistinti per l’indiscussa abilità di sfornare nuovi brani con una regolarità quasi svizzera, avere a che fare con un prodotto di cover beh, mi destabilizzò. Come è stato visto all’esterno (addetti ai lavori e fan) questo mini? Col senno di poi lo pubblichereste nuovamente?
SR: Era un prodotto registrato nel 2017, tenuto lì in caso di emergenza nel caso in cui la nostra abilità compisitiva in qualche modo si fosse fermata in un futuro. Non siamo amanti delle cover come puoi immaginare, ma in sé il fatto di ripercorrere le nostre radici e suonare i pezzi che tanto amiamo ci aveva in qualche modo gasato. Se tornassimo indietro in un momento cosi buio, sì, lo faremmo uscire di nuovo. All’esterno c’è chi si è gasato, chi l’ha messo in playlist e chi ha detto: “che cazzo fate?!”.
SD: Eccoci poi giungere a quello che a mio avviso è tra le vostre migliori uscite di sempre, il disco ‘Thank You, Goodbye!’, che a prima vista poteva far pensare a vostro imminente addio dalle scene. Un disco importante sotto tanti aspetti, volete parlarcene?
SR: È sicuramente il nostro lavoro più maturo, più lungo a livello compositivo e più difficile a livello di ascolto. A mio parere un disco con solite tematiche Sunset Radio ma con aggiunta di tristezza e tutto ciò si sente anche a livello musicale, utilizzando accordi in minore, cosa che di solito non facciamo, e spendendo veramente tanto tempo nella creazione dei brani. Anche sulla registrazione abbiamo approcciato un metodo classico di registrazione con microfoni ovunque, e il disco è come un viaggio, godevole all’ascolto, difficile da suonare.
SD: Di voi ho sempre apprezzato la grande attenzione sul lato visual, con artwork e grafiche da urlo, e video studiati che prendevano le distanze dai classici video della scena alternative italiana. Su questo filone ‘Thank You, Goodbye!’ ha seguito questa tradizione, con un artwork fumettoso che colpiva da subito l’attenzione. Chi vi ha seguito negli anni sull’aspetto visivo e quanto a vostro avviso è impattante oggi sull’ascoltatore che ormai è per un buon 90% orientato al digitale?
SR: Ci consideriamo tamarri! (risate) A parte gli scherzi, ci piace sempre un po’ uscire dagli schemi, anche se la maggior parte delle volte è abbastanza inutile. Passare venti ore dentro un ex cinema abbandonato a -2 gradi per girare un video che fa fatica a fare 10k views non so quanto senso possa avere, ma a noi ci gasa e come diciamo sempre prima le cose le facciamo per noi, per divertirci, poi le condividiamo con i fan il pubblico e vediamo che dicono, quindi ti ringraziamo anche per quello che dici! La band è sempre stata quella che decideva le cose, non abbiamo avuto nessun tipo di aiuto esterno sulle decisioni e sulle cose da fare. L’artwork di ‘Thank You, Goodbye!’ è stato realizzato dal maestro Daris Nardini sotto nostra indicazione, un capolavoro a mio giudizio.
SD: Quel ‘Thank You, Goodbye!’ che pensavo si riferisse alla fine del progetto Sunset Radio si è rivelato invece un abbraccio al vostro frontman, col quale avete separato le vostre strade. Calcolando che lui fu parte integrante della band sin dagli inizi, quanto è stato complesso arrivare a questa scelta? Come avete affrontato questa scelta?
SR: Come tutti gli addii niente di semplice. Il titolo è stato dato prima di questa decisione, quindi una roba assurda. Noi diciamo sempre “ciao grazieeeee”, e da lì lo abbiamo voluto intitolare così. Andrea è stato il nostro frontman per 7 lunghi anni, con cui abbiamo condiviso tutto. La scelta non è stata facile ma purtroppo le nostre strade dovevano dividersi. Nella vita una persona ha sempre una classifica di priorità, e purtroppo per lui i Sunset Radio erano scesi un po’ di graduatoria e quindi nel miglior modo possibile abbiamo preso questa brutta decisione.
SD: Arriviamo al recente, ossia a quello che voi stessi definite il nuovo corso Sunset Radio, partendo dal nuovo frontman. Come siete arrivati a lui e cosa vi ha spinto a dire “è lui”?
SR: Enan diciamo che è stato la nostra prima scelta, senza avere una scelta, nel senso che abbiamo mirato direttamente a lui, senza chiedere ad altri. È una forza, è entrato subito dentro la famiglia Sunset, inserendosi immediatamente. Attendiamo con ansia il primo live, curiosi di come possa svoltare tutto il progetto.
SD: A livello di timbrica – pur avvicinandosi al suo predecessore – sembra molto più orientato a scenari melodici/pop, con una voce molto pulita nell’interpretazione. Questo suo modo di cantare ha in qualche modo influito sulle vostre scelte, pensando magari alla band in chiave futura?
SR: La chiave principale è stata la lingua italiana. Enan scrive a nostro giudizio molto bene e per la prima volta a livello compositivo è partito tutto dal testo… per noi è stata già una svolta. Abbiamo voluto avvicinarci più al pop che al punk cercando di non snaturare l’aspetto punk-rock dei Sunset. Sicuramente qualcuno magari più legato all’era precedente avrà qualcosa da ridire, ma voglio ricordare a tutti che per noi è una passione, un divertimento, e che se per caso una di queste due cose viene a mancare, c’è qualcosa che non va.
SD: Il 2023 si è aperto decisamente col botto, ossia con ‘Pagine’. Un brano che seppur in linea con il vostro recente passato prende le distanze attraverso un sound molto più catchy del solito e soprattutto nella scelta di proporsi in madrelingua. Beh questa potrebbe essere la vera svolta futura per voi, quindi raccontateci quanto possibile sul perché di questa nuova tendenza.
SR: ‘Pagine’ è solo la prima, sono pronti altri due singoli in italiano che faremo uscire entro l’estate. Siamo contenti di questo mood, l’ultimo test era sentirle suonate con basi in sala prove e direi che entrambe hanno superato il test. Per il momento ci vogliamo concentrare sul nostro Paese, sulla nostra lingua.
SD: Siete etichettati dai più come pop-punk band, da ‘Pagine’ in poi vorreste che questa definizione tramutasse in altro oppure il termine rimane a voi caro?
SR: Secondo me possiamo andare avanti tranquillamente con pop-punk band, poi se svolteremo ancora di più in futuro vedremo di trovare un termine più adatto a noi, ma secondo me rimarremo in questo ambiente.
SD: Avete suonato in Giappone, una fanbase che vede ascoltatori da ogni angolo d’Europa, non avete il timore che il proporsi in italiano possa “indebolire” un percorso – il vostro – fin qui ricco di soddisfazioni?
SR: Sicuramente, è stato il mio primo pensiero, ma magari con l’evoluzione che si sta avendo in questi anni, potrà anche l’italiano essere accettato di più all’estero. In ogni modo siamo partiti sempre dall’estero, e stavolta vogliamo provare a soffermarci di più sul nostro Paese che abbiamo trascurato precedentemente.
SD: Siamo al gran finale, so che avete diversi show già fissati per questa prima parte di 2023, volete svelarci qualcosa? Grazie ancora!
SR: Volentierissimo! 3 febbraio a Bologna con Dari, 10 febbraio a Roma al Traffic con The Anthem e 11 febbraio a Morrovalle (Macerata) al Drunk In Public!, 17 marzo a Milano. Sono solo le prime date, ne stanno arrivando tante altre! Grazie mille Salad Days come al solito!
(Txt Arturo Lopez)
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