STEFANO GHITTONI ‘MILANO OFF’
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10STEFANO GHITTONI
‘Milano OFF’-Libro
(Milieu Edizioni)
10/10
Mi auto cito, quando recensivo i Kina di ‘Questi Anni’: “Partiamo da una semplice verità. Un’opera del genere è invotabile”. Inclassificabile, ok, ma bisogna che di un documento del genere se ne parli: quindi eccomi qui! Chi dice di sapere di punk, di hardcore, di grind, dovrebbe aver ben presente il lavoro di Milieu: in generale si parla di studio del crimine, di scienza della mala. Chi dice di sapere di punk, di hardcore, di grind, oltre che tirarsela con i libri di Vince Locke, dovrebbe avere a disposizione sulla propria scrivania, per ogni evenienza, a mo’ di dizionario o di Bibbia, la mitica raccolta fotografica della cronaca nera della Notte, ‘Ultima Edizione’ a cura di Salvatore Garzillo, Alan Maglio e Luca Matarazzo. Per chi vive in un altro mondo: ‘Ultima Edizione’ è stato spunto di ispirazione per le ultime copertine dei Cripple Bastards, mica cazzi. Bene. Ora Milieu piazza un altro poker, servito, sul tavolo. Pubblica una raccolta di testimonianze dirette, focus Milano degli anni “post punk”, a cura di Stefano Ghittoni. Perché è un poker, servito, sul tavolo? Cerco di spiegare il mio punto, a costo di risultare antipatico e di inimicarmi qualche supporter. Ma garantisco. E’ una spiega costruttiva. Street Art. A Milano sembra che ci siano solo gli Ortica Noodles. Qualche anno fa, scoperti abbellendo i muri dell’Ortica (quartiere ancora autentico, identitario, di sinistra “vera”, non “caviale”, per intenderci) erano una bomba. Da crew molto “local”, motivo d’orgoglio il loro legame con il loro territorio, alle commissioni di MTV, piuttosto che a muri in altre parti della città. Dalla raffigurazione di EROI della resistenza, dai ritratti di sportivi, uomini e donne di cultura fondamentali per la storia della mia città… ai trappers… piuttosto che a gente che con Milano non ha nulla a che fare. Insomma oggi, 2023: a Milano sembra ci siano solo gli Ortica Noodles. La stessa cosa, perdonatemi il “volo”, penso si possa scrivere anche riguardo alla cultura alternativa o, per meglio dire, riguardo alle sottoculture milanesi dalla fine degli anni’70 in poi. Quale è stata la narrazione fino ad oggi, fino a ‘Milano OFF’? “Valido” e “dirompente”? Solo il Virus. E con il Virus tutto l’indotto (lo so, qualcuno mi vorrà venire a prendere). Quindi l’hc anni’80: l’unica stagione di rottura irripetibile, inimitabile, ineguagliabile. Quindi la super meritevole editoria nata da lì (Shake e poi Agenzia X), ed ovviamente chi ci scrive. Ghittoni e Milieu hanno il grande merito di rompere questo MANTRA. Per la verità un precursore in questo senso è stato Glezos (Alberganti), prime mover del primo punk milanese coi Gags, FOLGORATO non tanto da Sex Pistols o dall’hc ammericano: NO. Piuttosto colpito e affondato da Adam And The Ants, avete capito bene: ADAM AND THE ANTS.
Purtroppo (o per fortuna) Glezos ha lavorato sulle sue testimonianze (ho in mente il libro che parla delle prime date italiane di Adam Ant e company) in maniera del tutto DIY. Purtroppo il lavoro di Glezos è (rimasto) per pochi. Al contrario Ghittoni, per parlare di “indotto”, porta con sé esperienze, passate e presenti, più “grosse”. Anzi. Per non offendere nessuno. Ghittoni porta con sé esperienze, passate e presenti, DIVERSE. Per semplificare: Radio Popolare (e non Radio Onda D’Urto), Dining Rooms ed una certa elettronica sofisticata (e non l’hc), Iceage ed i suoi dischi industrial (e non Zab ed il punk). Il risultato? Con ‘Milano OFF’ dal Virus si passa al Plastic. Pazzesco. Questa è la rivoluzione. E’ la prima volta, dal lato “sinistro” della faccenda (e non dal mondo clubbing), che si riconosce il valore contro-culturale del Plastic, di chi lo gestiva e di chi lo frequentava. Ho sempre pensato che, in un mondo giusto, Guiducci ed il Plastic dovessero essere tipo Bottura e la sua Osteria Francescana. Talmente chiaro che è il ristorante migliore al mondo… che lo tolgono dalla classifica. Ma siamo a Milano. Siamo gli underdog per eccellenza (ed è questo il bello). Nessuno ci caga, perché siamo stronzi. Nessuno ci regala niente. Non si è mai visto il Plastic nella classifica di DJ Mag. Ma che ce frega: ce lo teniamo per noi! Siamo OFF. OFF, ed (io) proud!
(franz1972)
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