STAY PUT ‘S/T’
Review Overview
7
7STAY PUT
‘Self Titled’-EP
(Crew Cuts)
7/10
La musica si sa ormai è diventata ciclica e certi generi prima o poi tornano o torneranno fuori, volente o nolente. Ma dove per certi generi si incrocia le dita perché non ci sia il ritorno, tipo il nu metal (la storia è fatta per imparare dagli errori del passato), per altri generi il discorso è diverso perchè, come nei casi dello shoegaze e di un certo alternative rock, c’è un senso di incompiutezza verso quello che è stato e che sarebbe potuto essere. Qualcuno potrebbe dire che è un discorso meramente legato ai gusti personali, e in parte posso essere d’accordo, ma molti di questi generi sono rimasti semi sconosciuti dalle nostre parti se non per ascolti di nicchia, quindi se le nuove generazioni si innamorano di certe sonorità dando loro nuovo fasto e vigore, ben vengano per quel che mi riguarda. Gli inglesi Stay Put rientrano in questa categoria. Non ci sono tante informazioni in merito alla band, tranne che è formato da gente di gruppi hc/powerviolence, ovvero Drug Victim e Boxkite. Ma il sound proposto dal nuovo gruppo è lontano anni luce da quelle coordinate e anzi affonda le sue radici nell’alternative rock più glorioso, ovvero Superchunk, Dinosaur Jr. e Lemonheads, senza però risultare una mera copia carbone, anzi. Il sound è energico, pieno di hooks e melodie, basso fuzzy e chitarre come insegna il buon J Mascis. Se proprio dovessimo trovare un paragone moderno mi vengono in mente i Supercrush di Mark Palm (Go It Alone, Devotion, Black Breath, se non li conoscete andate subito ad ascoltarli), anche se il suono dei Stay Put è molto più pieno e corposo. L’unica pecca di questo lavoro è il numero di canzoni presenti, a cui si può ovviare ovviamente con un ascolto in loop ma che ti lascia voglioso di ascoltare altro. E se queste sono le premesse, il loro futuro fa ben sperare.
(Michael Simeon)
Submit a Comment