SCOWL ‘PSYCHIC DANCE ROUTINE’
Review Overview
7
7SCOWL
‘Psychic Dance Routine’-EP
(Flatspot)
7/10
Mi avvicino a questo EP degli Scowl con grande timore. Citando un mio caro amico all’estero (lui, musicista piuttosto eclettico ed estremo, parla di collaborazioni con radio indipendenti… io, in questo caso, mi riferisco genericamente alla parola “giornalismo”) ho capito una cosa, as simple as that: sono troppo vecchio, sono troppo bianco, e sono troppo etero per recensire questa new wave dell’hardcore americano, diciamo genericamente “dai Turnstile in poi”. Aggiungo alla sua spietata analisi altri due “troppo”. Bevo troppa birra. E mangio troppi salumi. Fuori tempo. Fuori mondo. Fuori luogo. Fuori tutto. Vecchio. Bianco. Etero. Oramai anche NORMALE. Un alieno. Un bacchettone. Eddie Murphy che sbarca a Los Angeles, se vi ricordate ‘Beverly Hills Cop’. Io guardo “dai Turnstile in poi” come Axel Foley, da Chicago, che passeggia nelle vie (bene) di Los Angeles. Cerco quindi di approcciare il lavoro di Kat Moss e compagnia “ad occhi chiusi”. Dissociando la loro musica dalla loro immagine. Separando i loro pezzi dal loro look. Cosa ne penso di ‘Psychic Dance Routine’? Indubbiamente bello. Gran tiro (infatti, come per i Turnstile, vale il discorso “da vedere live”). Bello vario. Anzi. Bello fresco, FLUIDO (altra parola lontana mille miglia dal mio mondo “vecchio, bianco ed etero”), nelle sue ispirazioni, FLUIDO nei suoi riferimenti. Un pezzo, ‘Sold Out’ vale 10. E’ quello dove gli Scowl fanno il CHAOS, dei Golpe con la voce femminile, quindi meglio. Un pezzo, ‘Wired’, vale 9. E’ quello dove gli Scowl fanno il CHAOS, e guardano al Regno Unito, alle cose “sghembe” tipo una volta Fall/Wire… ora Idles. Un pezzo, ‘Shot Down’, vale 7. E’ quello dove gli Scowl fanno il CHAOS (dei Golpe con la voce femminile, quindi meglio), ma poi rallentano “alternative anni’90, Breeders o giù di lì. Cosa non mi piace degli Scowl? Quando non fanno il CHAOS, quando non sono i Golpe con la voce femminile. Ci sono due pezzi, abbastanza “pesanti” nell’economia dell’ascolto… in minutaggio… ma anche per il fatto che uno dei due è la title track (quindi una dichiarazione d’intenti)… dicevo: ci sono due pezzi dove da Kim Deal si passa a Courtney Love. Da qualcosa di interessante ma nello stesso tempo potente… si passa a delle chitarre grunge con voce pulita… roba che le L7 “si mangerebbero a colazione”. Da Kim Deal a Courtney Love, e la cosa mi rovina la poesia. La buona notizia? Tranquilli e tranquille: la cosa rovina la poesia solo e soltanto a me. Sono troppo vecchio, troppo bianco, e troppo etero per recensire “dai Turnstile in poi”.
(franz1972)
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