SCHELETRI ‘TORINO’
Review Overview
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8SCHELETRI
‘Torino’-LP
(Rebuilding)
8/10
Sul concetto di emo si potrebbe aprire un dialogo infinito, partendo dal risvolto sociale fino ad arrivare a quello strettamente musicale. Quel che è certo è che qui in Italia ha purtroppo una connotazione negativa e risibile a causa della moda che nella seconda metà dei primi 2000 ha spopolato tra frange, vestiti a scacchi e myspace. Uno spaccato generazionale che ha compromesso la bontà di un genere che a livello musicale ha comunque sfornato gruppi e dischi memorabili. L’esordio su lunga distanza dei torinesi Scheletri sembra un lavoro uscito da un limbo temporale, come se fosse stato criogenizzato nel 2003 per poi essere liberato 20 anni dopo in un contesto sociale e musicale totalmente diverso, riuscendo nell’intento di funzionare benissimo. C’è il pop punk, c’è l’emo, ci sono le melodie, ci sono le situazioni. Ci sono gli spaccati di vita vissuta raccontati con il cuore in mano, senza ricorrere alla trappola pretenziosa e apparentemente nonsense della scrittura di certi gruppi indie italiani. In fondo i quattro ragazzi un po’ stagionati ma con il cuore sempre giovane affondano le loro radici nel punk rock e nel hardcore, una lezione che difficilmente dimentichi e ti porti sempre dietro, e tutto questo si sente nelle otto tracce che compongono ‘Torino’. La scelta di usare il cantato italiano è riuscitissima, perché riesce ad esprimere al meglio il senso di vita vissuta che si vuole trasmettere, specialmente anche grazie ad una scrittura che riesce a combinare melodie letali a versi a loro modo anthemici (mi aspetto grandi singalong dal vivo). I due singoli apripista ‘Torino Non E’ La Mia Città’ ed ‘Eurospin’ avevano già messo l’imminente lavoro sui binari giusti e i rimanenti sei pezzi non fanno altro che confermare e soddisfare le aspettative. Potenzialmente ‘Torino’ ha tutte le carte in regola per essere una sorta di game changer e dare il via alla rinascita a livello nazionale di un genere tanto bistrattato quanto ridicolizzato, sperando che per una volta sia data più importanza al songwriting piuttosto che al look. E se non succede ci ritroviamo comunque per le mani un disco che ora come ora scivola via loop dopo loop, giusto per ribadire ancora una volta la bontà del progetto. Si è capito che mi è piaciuto?
(Michael Simeon)
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