ROYAL THUNDER ‘REBUILDING THE MOUNTAIN’
Review Overview
8
8ROYAL THUNDER
‘Rebuilding The Mountain’-LP
(Spinefarm)
8/10
Tornano, in qualche modo anche in maniera inaspettata, gli americani Royal Thunder con un album decisamente ispirato e coinvolgente. ‘Rebuilding The Mountain’ descrive bene, sin dal titolo, la volontà di ricostruire l’identità della band di Atlanta, arrivata (temporaneamente) al capolinea nel 2017 con la pubblicazione di ‘WICK’ e con lo split tutt’altro che amichevole con il batterista Evan Diprima. Di acqua ne è passata parecchia sotto i punti e pare che la cantante/bassista Mlny Parsonz si sia prodigata personalmente nel riallacciare i rapporti con l’ex compagno: al netto del come, l’importante per quanto ci riguarda è che l’alchimia tra i tre (ricordiamo anche in line-up il chitarrista Josh Weaver) sia rimasta invariata, perché i Royal Thunder sono stati tra i più convincenti esponenti del revival hard rock seventies americano (no, se pensate ai Greta Van Fleet siete dannatamente fuori strada; decisamente più calzante il paragone con i Rival Sons!) con molte influenze derivanti dal mondo stoner e, per certi versi, folk a stelle e strisce. Probabilmente il pezzo migliore, e sicuramente quello più personale e “aderente” alle recenti vicissitudini della band, è l’iniziale ‘Drag Me’, con un incedere oscuro ma leggero, con una cappa di mestizia che viene magistralmente enfatizzata dalla voce di sommessa di Mlny; un brano che sembra sempre sul punto di esplodere ma che invece ci lascia, al netto di una bella impennata chitarristica, quasi sospesi verso la successiva, più decisa ‘The Knife’. ‘Rebuilding The Mountain’ è un disco dalle atmosfere cupe ma con squarci di melodie cristalline (l’ammaliante ‘Twice’ o l’indovinato singolo ‘Fade’) e con un retrogusto blues, che richiama l’amore per le radici del sound rock (vedi Led Zeppelin) di ‘Pull’. Un ritorno solido e ispirato per una band fortunatamente ritrovata.
(Davide Perletti)
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