RMHC ’1989/1999 Hardcore A Roma’
Review Overview
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’1989/1999 Hardcore A Roma’-DVD
(Championship Films)
10/10
Mi sono commosso nel guardare questo Dvd. Mi sono commosso perchè sono un sentimentale, perchè mi è venuta un pò la nostalgia di quei gruppi, perchè le cose che vengono dette dai personaggi intervistati mi riportano alla mente l’hardcore negli anni’90, che ho avuto la fortuna di poter vivere in larga parte anche tramite i gruppi romani che venivano a suonare dalle mie parti. E’ una galleria di emozioni, ricordi, risate, considerazioni e forse un pizzico di amarezza in alcuni punti. Questo Dvd traccia la storia dell’hardcore a Roma fra il 1989 e il 1999, 10 anni di sangue sudore e nessuna lacrima, parafrasando i Sick Of It All. Inti Carboni, Chef Ragoo (Anti You), Robertò (Hellnation), il Perilli (Redemption), i ragazzi dei Concrete, Paolo Petralia (Soa Records / So What? / Vegan Riot), Growning Concern e molti altri ci narrano quello che è stato vivere e respirare hardcore in quel decennio che sembra tanto lontano. Attraverso le loro parole possiamo meglio comprendere cosa volesse dire suonare hardcore in quel periodo, il distacco progressivo da una certa scena punk forse un pò troppo ottusa (il problema di reperire i soldi tramite la famosa “sottoscrizione” per pagare i gruppi, il fatto che organizzare il concerto e risolvere i problemi dovesse essere sempre e comunque un divertimento, il solito problema del dare due spicci all’ingresso per poi comprarsi 5 birre al bar), i contatti con il mondo hip hop romano, la voglia di costruire qualcosa partendo da zero, il modo di fare molto americano e professionale di band come i Growing Concern (una cosa mai vista prima), l’etica che sovrastava il tutto. L’orgoglio nel vedere i concerti pieni di gente che si massacrava sotto al palco, l’orgoglio di aver dato alle stampe un vinile, l’orgoglio di aver fatto parte di qualcosa di veramente grande, che magari ai tempi non si comprendeva bene cosa fosse esattamente. Quello che traspare da queste immagini e parole è l’essenza del vero hardcore, lontano anni luce da quello che molto spesso è diventato oggi. Mi ha divertito sentire Paolo (Soa Records / So What? / Vegan Riot) quando dice che trova ridicolo che molta gente si scatti dei selfie con i tatuaggi e la maglietta dell’ultimo gruppo alla moda in bella mostra. Mi ha suscitato ancora più ilarità il vedere certe gag dei gruppi di Roma in tour, con quella tipica spensieratezza e leggererezza che solo i nativi della capitale d’Italia hanno. Ci sono momenti anche di critica, quando per esempio Inti Carboni parla dei centri sociali invasi dalle droghe (e la conseguenza di cercare nuovi posti per suonare), o il Micarelli descrive la spaccatura tra il giro hardcore e la scena straight edge capeggiata dalla Legion. Però è bello sentire Robertò che ha lo stesso entusiasmo di sempre nello svegliarsi la mattina e preparare i pacchi di dischi. Alla fin fine la frase di Inti Carboni “L’hardcore è una cosa in movimento, e non mi ha mai deluso”, riassume perfettamente quello che poi è lo stato d’animo di molti dei protagonisti delle interviste. Inframmezzati troviamo video dai concerti bolgia dei Growning Concern, l’immane potenza di un gruppo come i Concrete (per me la miglior cosa sfornata dalla scena hardcore di Roma), i Comrades, gli Student Zombie, gli Opposite Force, eccetera eccetera. E’ un viaggio di poco più di un’ora (sottolineato dalla chitarra e voce di Gipsy, ex Redemption, che sul finale si produce in una cover dell’immortale classico dei 7 Seconds ‘Young ‘Till I Die’), un viaggio per scoprire e capire un pezzo di storia dell’hardcore italico, che pur tra mille difficoltà, malintesi, scissioni, ha saputo dire realmente qualcosa. E, come se ce ne fosse bisogno, sottolinea ancora una volta come l’hardcore sia uno stato d’animo ed un modo di vivere.
(Marco Pasini)
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