Rival Sons interview
Piove a Milano, fuori dai Magazzini Generali, dove si è concluso da poco l’affollato concerto dei californiani Rival Sons, riesco a intercettare il batterista Mike Miley e gli chiedo se posso intervistarlo per Salad Days Mag.
Sotto il diluvio lui si gira e cerca l’approvazione dell’enorme body guard/ manager o roadie che mi guarda dubbioso; io rilancio con un “very short”, lo vedo capitolare con la testa e a questo punto, nonostante la pioggia e il vento, possiamo partire. A sorpresa è Mike a rompere il ghiaccio con una domanda:
MM: Perché piove?
SD: Sai Mike siamo a Milano ed è facile che piova in questo periodo dell’anno.
MM: Lui replica dicendomi quello che mi direbbero 90 californiani su 100: in California non piove mai, al massimo due giorni all’anno.
SD: Cosa mi puoi dire a riguardo di questo nuovo disco ‘Head Down’?
MM: Siamo riusciti a farlo in tre settimane ed è davvero un tempo molto breve. E’ stata difficile, dura, ma lo sentiamo davvero nostro e ne siamo felici di questo.
SD: Perché siete andati fino a Nashville, Tennessee, per registrarlo?
MM: Perché abbiamo scelto di lavorare con David Cobb come produttore, lui vive e lavora in Nashville. Nashville è una città molto famosa per la musica e non potevamo scegliere posto migliore per realizzare ‘Head Down’.
SD: Ho notato nel disco che Cobb oltre a essere il produttore e anche autore e scrittore d’alcune canzoni.
MM: Si, abbiamo scritto e suonato insieme nello studio, lui ha partecipato attivamente a fare una canzone e poi ci ha dato una mano a sistemare gli assoli e alcune parti vocali.
SD: Per questo disco siete riusciti a fare un lavoro più coraggioso, più impegnativo?
MM: E’ stato un naturale processo di maturazione, siamo cresciuti come band, suoniamo ogni sera insieme e quando siamo in studio come dal vivo cerchiamo sempre di migliorare e con ‘Head Down’ sentiamo d’esserci riusciti, tutti assieme.
SD: C’è molto groove, swing, in questo disco…
MM: NOI SIAMO SWING, noi cerchiamo sempre d’esser funk, suoniamo il funk, la vecchia scuola dell’ r’n’b sono le nostre radici.
SD: Non solo il vecchio british rock, quindi…
MM: No, perché noi proviamo a suonare il blues, ma quello american native e il soul che arriva dalla Motown, ci piace molto il rhythm ‘n’blues e cerchiamo sempre di suonarlo.
SD: Lo so che è una domanda scontata, ma non ti sembra strano che voi siate licenziati dalla Earache Records che è famosa nel mondo per essere la label del grindcore e del death metal?
MM: It’s crazy (ride dicendolo), si lo so è l’etichetta madre del death metal e del grindcore, ma questa cosa la rende davvero interessante anche per i fans, per la stampa e per tutti quanti, i giornalisti come te ci domandano sempre: perché siete con loro? Io lo considero un valore aggiunto.
SD: Cosa mi puoi dire della scena rock di Los Angeles, esiste ancora magari non come negli anni ottanta o siete soli ora a portare avanti un certo tipo di musica?
MM: La scena di L.A. è deserta, nessuno suona più rock laggiù, “we are diamond in the rough”.
SD: Ma cosa ascoltano ora a L.A. a parte i Bronx?
MM: (Mi guarda sconsolato e mi dice): loro ascoltano Lady Gaga, Rihanna e Coldplay, non abbiamo un grosso esercito per combattere la pop music, la quale non ha nessun rispetto per il Rock’n’Roll e diventa difficile fare al meglio il tuo lavoro.
SD: Quale era la vostra idea quando avete formato la band e avete iniziato?
MM: Essere veri, veri, essere veri per i nostri fans, per quelli che sono qui oggi e speriamo di riuscirci sempre.
SD: Grazie
Scopro poi che Mike ha origini italiane, sua nonna fa Castellano di cognome e qualche parola d’italiano la sa anche. Parlando vedo anche gli altri Rival Sons che, nonostante la pioggia, si fermano per fare autografi e foto con i fans; non sono per niente “choosy”, questi californiani, che fino all’anno scorso giravano per club con un furgone e ora si ritrovano con un tour bus e locali sempre pieni…essere veri, sinceri alla fine paga sempre!
(Txt by X-Man x Salad Days Mag – All Rights Reserved)
Comments