RISE AGAINST ‘NOWHERE GENERATION’
Review Overview
6.5
6.5RISE AGAINST
‘Nowhere Generation’-CD
(Loma Vista)
6.5/10
Ricordo che quando esordirono i Rise Against erano uno dei gruppi più interessanti in quella fase oscura di passaggio generazionale in casa Fat Wreck Chords di primi anni ’00. ‘The Unraveling’ e ‘Revolutions Per Minute’ sono ormai dei classici e perfino il debutto su major ‘Siren Song Of The Counter Culture’ sembrava essere un ulteriore segno di crescita. Poi – e lo dico a titolo strettamente personale – è iniziato il loro “declino” con album noiosi e privi di mordente. Grazie, è stato bello, tanti saluti. Meglio tenersi i bei ricordi degli esordi piuttosto che affondare negli ascolti delle ultime robe. Infatti quando è arrivata la mail con il promo di questo nuovo lavoro la prima reazione è stata “Oh no” (per non scendere in scurrilità), ma non ho voluto affossarli prima di ascoltarli e devo dire che in uno strano plot twist mi sono ritrovato a rimanerne piacevolmente colpito. ‘Nowhere Generation’ è il nono album della loro carriera e il primo per l’etichetta Loma Vista Recordings di proprietà del cantante Tim Mcllarth. La cosa che mi ha colpito di più rispetto alle ultime cose loro che avevo ascoltato è un ritorno a certe velocità che sembravano andate perse. E con questo non voglio dire che siano tornati ai livelli degli esordi, semplicemente che hanno dato maggiore dinamica ai pezzi, per il resto ci sono tutti gli elementi classici dello stile che hanno maturato negli anni: ottime melodie, testi impegnati e quel songwriting che mescola sapientemente punk rock e alternative rock senza pendere ne da una parte ne dall’altra, la loro formula vincente insomma. La cosa che probabilmente darà “fastidio” è la produzione da major (anche se in cabina di regia c’è da sempre un certo Bill Stevenson) che probabilmente farà da repellente ai punk rocker duri e puri ma che comunque dà brillantezza al sound generale del gruppo. Basti sentire pezzi come ‘The Numbers’, ‘Talking To Ourselves’, ‘Broken Dreams’, ‘Monarch’ e perfino la title track ‘Nowhere Generation’. Il mio spassionato consiglio è quello di ascoltare questo lavoro con orecchie non da punk rocker, non so se ha senso come cosa, in testa mia si. Un album che di sicuro non aggiunge niente alla discografia dei Rise Against ma che ha risvegliato certe sonorità che sembravano assopite e se non altro può aiutare il gruppo ad uscire dallo status di meme che si è creato negli ultimi 10 anni. Ed esco pure dalla mia “comfort boomer zone” per dire che se questi sono i tipi di dischi che possono avvicinare i giovani ad un certo tipo di musica e provocare in loro la voglia di andarsi a cercare bands più “oscure”, benvenga, perché ce n’è davvero bisogno.
(Michael Simeon)
Submit a Comment