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ZULU WINTER
‘Language’-CD
(Pias/Self)
2,5/5
Da un punto di vista squisitamente stilistico, non c’è molto da dire su questo ‘Language’ dei Zulu Winter. È un debutto, è rock pulito, lineare, con un occhio al passato e un altro al presente, di forme inderogabilmente britanniche, e non vogliamo tirare in ballo i soliti Coldplay soltanto perché il cantante Will Daunt ha un’ugola pericolosamente simile a quella di Chris Martin. Diciamo che dopo gli astri sfuggenti di Stereophonics, Doves, Starsailor, Keane, The Maccabees non ci meravigliamo se dalla terra d’Albione arrivi qualche altra next big thing pronta a conquistare il mondo ripetendo per l’ennesima volta la solita solfa. L’album si per sé è piacevole, scritto bene, registrato da Dio (prodotto da Tom Morris negli studi della 4AD a Wandsworth e negli Studi Miloco Pool e mixato da Claudius Mittendorfer, quello di Interpol, The Vaccines, Glasvegas), e scommetto che qualche giovinastro ci cascher
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