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Salad Days Magazine | November 22, 2024

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QUICKSAND ‘DISTANT POPULATIONS’

QUICKSAND ‘DISTANT POPULATIONS’
Salad Days

Review Overview

6.5
6.5
6.5

Rating

QUICKSAND
‘Distant Populations’-LP
(Epitaph)
6.5/10


Walter Schreifels è molto probabilmente uno dei migliori songwriters usciti dalla scena NYHC, come dimostra anche la sua prolifica discografia sparsa tra mille progetti anche vari tra di loro. Un’artista eclettico che non ha mai avuto paura di osare e che spesso è riuscito a regalarci perle clamorose (si lo so, basterebbe ‘Start Today’ dei Gorilla Biscuits a lanciarlo nel gotha, ma tant’è) andando spesso e volentieri contro le stupidissime regole non scritte del genere di provenienza. I Quicksand stessi fecero scalpore, pur annoverando in formazione “leggende” della scena, per il cambiamento drastico rispetto al hardcore dei Gorilla Biscuits e lo youth crew dei Youth Of Today. Un cambiamento che aveva già preso forma nel progetto Moondog (il loro demo mai pubblicato se non in forma bootleg o mp3 di qualità infima grida ancora vendetta) e che ha portato verso un suono più metalloso ma con una discreta vena melodica. ‘Slip’ e ‘Manic Depression’ sono dei capisaldi di quello che poi è stato il post hardcore e alternative rock anni 90 (Orange 9mm, Handsome, Helmet) che ha portato il gruppo su major, ma la mancanza di successo e lo stress dovuto a tour incessanti li ha ha fatto si che il gruppo si sciogliesse prima nel 1995 e poi nel 1999. E come al solito, come accade spesso a questi gruppi, la fama arriva sempre dopo che non ci sono più, quindi quando uscì la notizia di un loro nuovo album, le aspettative erano davvero alte. Pure troppo per quel che mi riguarda, visto che ‘Interiors’ del 2017 mi ha lasciato con l’amaro in bocca, visto che sembrava un mix tra il classico sound Quicksand con i vari progetti postumi di Schreifels (Rival Schools, Walking Concert, Vanishing Life, Dead Heavens), quando in realtà bramavo (e penso anche molti altri) un ritorno a colate di lava pesanti come macigni. Un disco che personalmente è finito presto nel dimenticatoio. Per questo nuovo ‘Distant Populations’ ho invece adottato la tecnica del “zero aspettative” e direi che ha funzionato benissimo. Devo dire che il disco parte anche bello carico, con echi molto 90s e un concept grafico (se avete visto dei video) che si sposa bene con la musica. I primi sei pezzi si lasciano ascoltare davvero bene, certo manca sempre l’effetto colata di lava, ma vi è un certo dinamismo con richiami a certi Mastodon e Deftones nelle aperture melodiche (il bassista Arturo Vega milita in entrambi i gruppi) come si può apprezzare su ‘Inversion’, ‘Colossus’ e ‘Brushed’. Dopo ‘Missile Comand’ il disco inizia a perdere colpi scivolando lento nell’anonimato: certo i pezzi rimangono comunque di valore, ma paragonati all’intensità di inizio album c’è un divario netto che lascia quella sensazione di incompiutezza che impedisce al lavoro un voto più alto. Un netto miglioramento rispetto a ‘Interiors’ ma distante anni luce dai fasti 90s, che per un motivo o per l’altro non riassaporeremo più. Questi sono i Quicksand nel 2021, prendere o lasciare.
(Michael Simeon)

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