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Salad Days Magazine | November 18, 2024

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Purtenance ‘…To Spread The Flame Of The Ancients’

Purtenance ‘…To Spread The Flame Of The Ancients’
Salad Days

Review Overview

7.5
7.5
7.5

Rating

PURTENANCE
‘…To Spread The Flame Of The Ancients’-LP/CD
(Xtreem)
7.5/10


Un graditissimo ritorno (almeno per me) questo dei finlandesi Purtenance. Il loro debutto del 1992 ‘Member Of Immortal Damnation’ è una rara gemma di perfezione death metal in salsa doom, che custodisco gelosamente nella mia collezione di dischi. Questo ritorno ci riconsegna una band in grandissima forma, quadrata e davvero molto ispirata. Un suono soffocante e abrasivo è quello che troverete tra questi solchi. Tutto lo spirito originario, la forza di un songwriting roccioso e ammaliante, è rimasto intatto pur con tanti anni sul groppone. Non sono molti i gruppi che possono vantare un simile credito, contando che molto spesso snaturano il loro sound perchè non sono in grado di stare dietro a ciò che avevano creato agli esordi. I Purtenance invece sono un gruppo perfettamente in grado di reggere il passare degli anni, conscio dei propri mezzi affilati come lame che vi trapasseranno da parte a parte. L’incedere dei pezzi è maestoso e privo di sbavature, tutto è stato concepito per ammazzare letteralmente l’ascoltatore. Le atmosfere gloomy e funeree sono l’ideale per far da sfondo a queste giornate grigie e nebbiose, in cui il freddo attanaglia lo spirito e la mente. Un growl possente e profondo vi accompagnerà per tutta durata dei pezzi, contribuendo alla tenebrosità che accompagna questo disco. Le chitarre intessono una sequenza demoniaca di riff, pesanti e dall’incedere pachidermico, accellerando progressivamente in un crescendo di distruzione. La sezione ritmica è assolutamente l’incarnazione dell’inferno in Terra: una frustata in piena faccia, tra tempi lenti e martorianti blast beat, vi innalzeranno sull’altare dei martiri da sacrificare alle tenebre. Ogni tanto fa capolino un pianoforte, aggiungendo quel tocco di demenza fuori dal tempo e dallo spazio. C’è una sorta di depressione di fondo che non posso fare altro che apprezzare. La registrazione è cristallina, ma senza risultare “costruita a tavolino”. “Naturale” è il termine che mi piace darle. E’ bello vederli ancora in sella mentre tengono in alto il vessillo del death metal.
(Marco Pasini)

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