Psychofagist interview
Quando si ha voglia di avere un’intervista unconventional, basta semplicemente contattare i Psychofagist.
Loro non sono certo lord, parlano a ruota libera rispondendo a qualsiasi cazzat… domanda scusate! Con la pubblicazione di ‘Songs Of Faint And Distortion’ e l’ennesimo tour europeo abbiamo incontrato il loro batterista, il Duca Conte.
SD: Ci avete preso gusto, dal silenzio assoluto ora siamo arrivati ad avere un appuntamento discografico annuale marchiato Psychofagist, al punto che si vocifera di un’ennesima uscita a breve. Ci avete proprio preso gusto eh?!
P: Bhe è come la merda no?! Una volta provata non puoi più farne a meno!!!
SD: Registrate dischi, suonate, registrate dischi, suonate. Questo sembra essere il vostro status negli ultimi anni. Ciò che tutti si chiedono è come riusciate a far convivere la sfera privata (da quella puramente affettiva a quella lavorativa) a un progetto a tempo pieno come il vostro…
P: Basta non avere una sfera privata e pensare solo alla musica ogni maledetto giorno che siam su questa maledetta terra. Comunque ci prendiamo i nostri tempi, difatti una volta
registrato il disco abbiamo iniziato a fare tour e poi per 2/3 mesi stop. Ci si vede ogni tanto ma la sopportazione scema dopo tot mesi passati insieme… Per ora teniamo botta poi chi
lo sa… Magari diventiamo come gli Slayer e viaggeremo con 3 aerei e comunicheremo solo tramite avvocati.
SD: Da ormai qualche anno siete un trio che tiene praticamente tutto sotto stretto controllo, dai dischi alla promozione al fattore live. Quanto è complesso e faticoso star dietro a ogni singolo aspetto, calcolando che avrete anche un lavoro che vi dà modo di vivere?
P: Lavoro?!?! No capish… A dirla tutta io e stefano (Ferrian, chitarra – ndr) facciamo la miseria suonando e lavorando dentro a diversi ambiti legati alla musica quindi restiamo in bolla a fine mese e facendo ciò ci possiamo permettere questa dedizione al gruppo e alla musica. Anche Marcello – che è l’unico con un impiego fisso – se ne fotte del resto e sta sempre dietro ai vari aspetti della band. Oramai io gestisco le questioni legate al booking/robe da nerd e varie eventuali, son un po’ il bidello della situazione! Artwork/testi
parte visiva li segue Marcello mentre Stefano invece pensa allo studio e alle registrazioni. Detto ciò ognuno di noi ha diversi compiti e per ora ci riesce tutto bene, non so come sinceramente ahahah!
SD: ‘Songs Of Faint And Distortion’ è un bel calcio in culo al passato a mio avviso. Avete tagliato quasi drasticamente i ponti con tutto ciò che avevate creato con ‘Il Secondo tragico’. Come è nato questo disco e quanto è stato stimolante trovarsi nuovamente alle prese con un nuovo album?
P: L’anno scorso durante una data a Genova (CSA Buridda) ho detto “cazzo ma sono passati quasi tre anni dal ‘Secondo Tragico’ e questa pulce ha iniziato a morderci sempre di più fino a che non ci siamo imposti di fare sto maledetto album! In mezzo abbiamo composto un EP 7” (‘Unique.Negligible.Forms’) per il tour di ottobre (dal primo al 28 in Europa), poi ci siamo chiusi in studio a creare/bestemmiare/mangiare infinite volte dal turco. Alla fine tutto ha funzionato… Poi la partecipazione dei Napalmed è stata uno stimolo enorme per noi come il fatto di trovarci tre volte la settimana per quattro ore (cosa mai fatta prima).
SD: Questo terzo capitolo ci ha posto in nuovi contesti e situazioni che onestamente mi hanno fatto capire quanto sia importante per tutti il discorso Psychofagist.Per rendere ancor più particolare e morboso il tutto avete chiesto aiuto al duo ceco Napalmed. Coi quali – da figli dell’era 2.0 quali siete – avete collaborato via mail mandandovi i vari sample. Come siete arrivati a loro e perchè una collaborazione simile?
P: A dirla tutta ci ha pensato Marcello… Volevamo cambiare, levare l’impronta del sax (oramai TUTTI TUTTI TUTTI TUTTI TUTTI ce l’hanno dentro il loro sound, pure quei carciofoni dei Napalm Death) e dedicarci a quello che ci viene bene: il casssssino! Abbiamo valutato la loro proposta, ascoltato le composizioni, smaciullato i pezzi che ci hanno dato e poi da lì è nato un po’ il tutto. Già nel precedente EP avevamo usato una loro sample (‘Bonehead’, cover dei Naked City) e la cosa ha funzionato alla stragrande quindi fate largo ai Napalmed!
SD: Una cosa che mi sono sempre chiesto da fan è come faccia Marcello a inserire le parti vocali all’interno di trame sonore così fitte e tirate. Ce lo spiegate?
P: Ascolta tanto i Cryptopsy, i Meshuggah e i Gorguts, credo gli venga naturale! Non credo sia una questione di coordinazione con il suo strumento, quanto più di automatismi e abitudine… Non so se rendo l’idea. Poi è lui stesso a creare, comporre e adattare i suoi stessi testi, per cui si districa bene tra le “trame fitte”.
SD: Come sempre i testi sono qualcosa di molto particolare e pensato. Quali sono stati gli spunti che hanno dato la luce alle liriche di ‘Songs Of Faint And Distortion’?
P: Non sono ferratissimo sull’argomento, lo stesso Marcello è piuttosto riservato e pudico sui suoi testi. In generale ci ha parlato di ‘Faint And Distortion’ a seguito di sue letture
sullo stato dei condannati nel braccio della morte americano, di un sistema legalizzato di annichilimento e negazione dell’essere umano da parte di altri esseri umani. Ma è solo uno dei tanti spunti dei suoi testi, ma che, come titolo, si addiceva al senso generale che volevamo dare.
SD: Sempre a proposito di DIY anche la parte grafica è stata curata da voi stessi. A cosa si lega l’artwork o cosa deve trasmettere questa immagine?
P: Sempre opera di Marcello e sempre collegato a quanto detto sopra. Trovi tre elementi sostanziali in sovrapposizione, che credo diano il senso al concept generale: un fondo di rovine, graffi, tagli e ruggine. Un corpo umano in fade-out, un’immagine scientifica, microscopica che si fonde con le altre. La figura umana rimane solo un ectoplasma alla fine, come le maschere distorte e liquefatte che vedi nelle foto del retro.
SD: Ultimamente ho avuto modo di vedervi all’opera dal vivo in due occasioni, la prima in una data italiana e la seconda in Olanda. Inutile dirvi che mi sono trovato di fronte a due realtà diverse: poca gente e cazzeggio generale da noi, delirio e partecipazione fuori dai confini. Ciò nonostante il vostro live è sempre stato su livelli altissimi. Quanto è frustrante trovarsi di fronte a una così differente situazione? Come è andato il recente tour europeo?
P: Perchè frustrante?! Mica siamo i Metallica o band di moda che fanno numeri e poi spariscono (grazie al cielo)! Quando siamo in tour partiamo con l’idea che sarà una merda in modo da non deludere le aspettative e poi torniamo a casa urlando al miracolo e alla figata. Per ciò che concerne l’Italia è meglio che non mi esprimo o non mi faranno più rispondere alle interviste (cosa accaduta tempo fa ahaha!). L’ultimo tour (aprile) ha toccato la West Coast europea: Francia, Spagna, Portogallo. Onestamente sono sempre più stupito di quanto due nazioni senza soldi e in piena crisi ti trattino come principi e non ti facciano mancare nulla. Abbiamo avuto anche buoni riscontri a livello di merchandise e pubblico. Vecchi e nuovi amici… Basta poco per rendere felice una band in tour e loro sanno questo, infatti non ci siamo mai trovati male da nessuna parte! Se solo l’italia imparasse questo… Come dice Vasco “Basta poco” ahah!
SD: Sempre a proposito di live, avete ufficializzato un mini tour estivo in Israele. Come siete arrivati addirittura in quei territori?! A quando l’America!?
P: Tutto è nato casualmente da una mia conversazione con un’amica della Repubblica Ceca. Da lì si è detto “dai facciamo ste date in Israele” e siamo arrivati all’averle fissate e tra
poco dobbiamo prendere il visto… Madonna… Sinceramente non vediamo l’ora e dato che siamo dei morti di fame dormiremo per terra, a casa della gente e suoneremo con quel che ci offre il convento com’è giusto che sia. Datemi una batteria qualsiasi e la suono lo stesso, e questo vale anche per gli altri membri. Sull’America era prevista per il prossimo ottobre ma non è facile far da soli lì… Per l’Europa abbiamo i nostri contatti su cui fare affidamento, mentre Oltreoceano è veramente un casino. Dovremmo andare in tour con una band che abbia voglia di smazzarsi tre cafoni italiani sul loro van per 40/50 giorni… Magari nel 2014, chissà!
SD: Il primo videoclip estratto dal disco riassume perfettamente lo status irrequieto dei Psychofagist. Siete soddisfatti di quanto ottenuto?
P: Sì, onestamente ne vorrei fare un altro più avanti dato che a mio avviso gli Psychofagist non sono solo una band da sentire ma anche da vedere in video o dal vivo… Per come la
vedo io siamo più da vivere più che da ascoltare.
SD: Parliamo di futuro. Cosa dobbiamo attenderci da qui a fine 2013?
P: Non dico niente… Solite robe: date/tour e forse altro… Io tocco ferro per scaramanzia dato che ci son un paio di cose in ballo (tranquilli: no etichette enormi o tour inutili coi Deicide) sulle quali abbiamo iniziato ora a lavorarci.
SD: La scena più pazza vissuta nel recente tour europeo?!
P: Fare wrestling nella palestra del bocciodromo di Vicenza… Quelli sono stati bei momenti… Oppure guidare ore nel nulla più totale di sempre e suonare nella cantina di una vecchia
stazione dei treni francese coi matti del paese e nevicata di metà aprile. Ce n’è per tutti i gusti e dopo l’uomo nudo di un paio di anni fa direi che diventa difficile la competizione.
SD: Che ascoltavate durante i vari spostamenti?!
P: Del buon caro heavy metal classico… Cose che Joey DeMaio approverebbe al 300%!
(Txt by Luca Malinverno x Salad Days Mag – All Rights Reserved)
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