Outlook Festival day two – recap
Outlook Festival day two – recap
Giorno 2, dove una volta superato l’impatto emotivo confusionale dell’entrata in società, ti devi concentrare per forza di cose su un programma di scelte obbligate: poche ma buone! Vi risparmio il solito trantran dell’immissione in location: bus – inglesi – camminata – truffa cambio/soldi con l’autista (che stavolta era visibilmente alticcio, quindi la partita si è giocata a nostro favore). Arriviamo a The Clearing (1 stage in essere) mentre suona Funkineven, l’atmosfera è assai desolante, poco pubblico nonostante la sublime house, il che conferma il fatto che determinati sound vanno decisamente ascoltati nei club (infatti è definita volgarmente club music); ma l’intento è quello di correre a The Void / Arena 6 per l’esibizione di uno dei migliori beatmaker parigini in circolazione: ONRA.
Siamo davanti al palco ma c’è qualcosa che non quadra, on stage 3 presunti rappers abbastanza sconnessi, che tentano di fare ballare la poca gente presente … l’affluenza da sold-out della serata precedente è solo un lontano ricordo, anyway chiediamo che succede e ci viene detto che l’arguto Arnaud Bernard ha cancellato la data improvvisamente. Pacco dei pacchi, allora di corsa giù per il monte a The Harbour per tentare di vedere almeno un paio di songs di Horace Andy, in attesa di uno dei pezzi forti della serata: Action Bronson.
Dalla regia ci dicono che il management del corpulento rapper newyorchese ha introdotto un nuovo wristband (braccialetto / pass) e che al momento non possiamo averlo. Senza pensarci troppo sopra inizia la danza sacrificale di spintoni e “scusa, pardon, mi fai passare…”, fortuna vuole che il pubblico per la maggior parte formato da inglesi ci lascia filtrare senza troppi problemi (da noi non sarebbe mai successo che un posto conquistato con ore d’anticipo venga in un attimo usurpato dall’ignoranza del paparazzo di turno). “Put your middle-finger in the air and say Fuck You – Fuck You!” … così esordisce Arian Asllani, nuova stella dell’hip hop targato Vice.
La platea impazzisce letteralmente, nel frattempo diventata numerosissima, e lui ringrazia saltando giù dal palco, scavalcando le transenne e buttandosi nella mischia dove viene sommerso dai fans. Sparisce in giro per il pit mentre noi ci chiediamo che fine abbia fatto la policy nazista del manager, sbriciolata in un nanosecondo dall’anarchia comportamentale del barbarossa. Il concerto si barcamena in un crescendo di siparietti ignoranti e in un tripudio di rap con le contropalle; di sicuro Busta Rhymes, cui per ragione da definire è stato preferito Action Bronson, non ha davvero fatto sentire la sua mancanza … salùtem’ a ssòreta direbbero i napoletani. Ma attenzione, colpo di scena finale, un fan elude la sorveglianza assopita dai bassi infernali che sprigionano le casse dietro le loro schiene, e sale sul palco per abbracciare mr. ‘Blue Chips’ … in un nanosecondo con una mossa degna del migliore bodyguard, questi lo atterra e lo consegna nelle mani della security croata. Far West con tanto di conclusione alla Bud Spencer, e chi se lo aspettava, caro @bambambaklava.
Ok lo spazio a nostra disposizione ora è da dividere in due contemporaneamente: Andy C sempre all’Harbour … techno moderna e cadenzata davanti a 20.000 persone in visibilio, e Moodymann al The Clearing, Detroit Sound siiiiii tutto per noi!!! Kerry Dixon Jr. aka Moodymann è il capo assoluto della serata, se non come pubblico (Andy C ha veramente azzittito chiunque), di sicuro come stile: funkadelic house con qualche elemento techno infarcita di suoni digitali e analogici. Il pubblico decisamente intimo, ma appassionato, dimostra di gradire alla grande … unico neo: anche qui per riuscire a scattare delle foto decenti c’è bisogno di sto braccialetto a righe acide rosashocking/azzurro, machissenefotte quando le gambe partono da sole …
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eheheh mi è piaciuto l’accenno alla “techno moderna e cadenzata” suonata da andy c
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