Mountain God ‘Bread Solstice’
Review Overview
8
8MOUNTAIN GOD
‘Bread Solstice’-CD
(Artificial Head)
8/10
Un nuovo trio di Brooklyn debutta per la Artificial Head Records con l’album ‘Bread Solstice’. Sono i Mountain God. A partire dagli anni novanta in poi, generi come doom, ritual, ambient, hanno smembrato ogni tipo di carne, sbranato ogni lembo. Oggi ci ritroviamo con una croce sulla schiena, pesante ed ingombrante, che ci costringe ad ascoltare in continuazione gli stessi riff, gli stessi paradigmi. Poche sono le band, specialmente neofite, che decidono di non portare questa condanna sulla testa. I Mountain God sono tra queste. Per quanto gli stilemi sembrino appartenere alla solita equazione doom uguale oscurità uguale diavolo uguale 666, i Mountain God si spostano verso un’area più personale e spirituale. L’album si apre infatti con un titolo che spiega ogni cosa: ‘Hymn To Nothing’. Oltre ad essere un’espressione nichilista, è la provocazione di chi si dissocia da tematiche ormai consumate ed usate male. Il ritmo è lento e cerimoniale. Comincia l’ascesi. Il suono è ricercato, tanto che le influenze che si incrociano vanno dagli Skullflowers agli Yob. Mondi distanti che legano tra loro e uniscono noise, ritual-ambient, doom, psichedelia. La voce infernale iper effettata è l’unico elemento potenzialmente scontato che i Mountain God utilizzano. Se, nei primi tre brani, l’eco demoniaco era solo un sottofondo, nella traccia ‘Karmic Truth’ la voce diventa centrale, così come le liriche. Un richiamo a metà tra il black metal e l’estrema distorsione dell’harsh noise. Con il brano ‘Nazca Lines’ la band newyorkese mette in atto una vera e propria cerimonia rituale, fatta di ritmi ossessivi e atmosfere psichedeliche. Il disco continua con un’equilibrio perfetto di suoni estremi, tra space music, doom e ambient. Tanto più è difficile incasellare una band all’interno di un genere o una scena musicale, quanto più la band si innalza verso un’iperspazio in cui la ricerca sonora diventa l’elemento cardine. L’ultimo brano ‘Unknown Ascent’, descrive ancora meglio quello che sono i Mountain God; una band che sin dal primo album trova una sua identità sonora ed estetica, così marcata da non aver bisogno di provare ad imitare rituali altrui. Il trio di Brooklyn mette in scena una personale ascesi. Verso l’ignoto. Non ci sono demoni da pregare, così come non ci sono band da imitare.
(Valentina Vagnoni)
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