MIA Milan Image Art Fair 7-10 Ottobre, Milano // ‘I Can’t Breathe’ di Giangiacomo Rocco di Torrepadula
‘I Can’t Breathe’ in memoria di George Perry Floyd Jr di Giangiacomo Rocco di Torrepadula presentato per la prima volta a MIA Fair da Paola Sosio Contemporary Art Milano.
MIA Fair, 10°edizione. La più importante fiera italiana dedicata alla fotografia, Superstudio Maxi, Via Moncucco, 35 Milano (new location) dal 7 al 10 Ottobre. L’artista sarà presente presso lo spazio 2E.
9 minuti, nove lunghissimi minuti è durata l’agonia straziante di George Floyd, l’afro-americano ucciso durante un arresto il 25 Maggio 2020, dopo che un poliziotto lo soffocò bloccandolo a terra con un ginocchio sul collo. “I can’t breathe…”. 9 scatti rappresentano ciascuno di quei drammatici minuti, come una candela privata della sua fiamma e della sua ultima esalazione di fumo.
‘I Can’t Breathe’ testo di Luca Panaro
“…L’intento di Giangiacomo Rocco di Torrepadula è stato quello di coinvolgere altre persone ad agire contro il pregiudizio e l’odio razziale, indirizzando la sua azione al mondo dell’arte. Nella serie ‘I Can’t Breathe’ ha realizzato quindi nove immagini, corrispondenti ai minuti in cui l’agente di polizia ha tenuto premuto il suo ginocchio sul collo di Floyd, provocandone il soffocamento. Nove fotografie in cui il nero avvolge buona parte della superficie dell’opera, fino a conquistarla nella sua interezza. Se la fotografia documentaria informa, sovrapponendosi ad altri canali di comunicazione, l’immagine metaforica suggerisce, inducendo una riflessione corale. Sì perché è questo che Giangiacomo Rocco di Torrepadula ci sta dicendo. Partecipate! Attraverso le nove fotografie veniamo chiamati in causa, siamo invitati a prendere parte al racconto, spronati a uscire dalla nostra comfort zone…”
Giangiacomo Rocco di Torrepadula
Nato a Napoli, (1966) è un artista visuale e un fotografo. Il suo lavoro si focalizza principalmente sui temi dell’odio e del pregiudizio, in particolare razziale. Prima di diventare un artista, Giangiacomo è stato uno startupper seriale nell’ambito della salute digitale. Ha vissuto diversi anni a San Francisco, dove ha potuto vedere dal di dentro alcuni dei casi più noti che hanno dato vigore al movimento BlackLivesMatter. E’ stata un’esperienza scioccante, che lo ha condotto ad investigare questi problemi, non solo sotto un profilo storico e sociologico, ma anche dal punto di vista delle neuroscienze, approccio inedito che sta svolgendo a livello internazionale, per esplorare i meccanismi che generano stereotipi e pregiudizi, e come questi possano addirittura portare a crimini di odio. Ha esposto nei primi anni 2000 da Giovenzana, con due personali a cura di Lanfranco Colombo. Philippe Daverio lo inserisce nel suo libro ’13×17: 1000 artisti per un’indagine eccentrica sull’arte italiana’ edito da Rizzoli (2007). Vive in Franciacorta dove si trova il suo studio e lavora in tutto il mondo.
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