Image Image Image Image Image Image Image Image Image Image

Salad Days Magazine | December 21, 2024

Scroll to top

Top

No Comments

Melvins + Red Kross @ Live Club, Trezzo Sull’Adda, (Bg) – recap

Melvins + Red Kross @ Live Club, Trezzo Sull’Adda, (Bg) – recap
Salad Days

Cominciano i Redd Kross. Impossibile comprenderli se non si ha la vena ironica propria del bubblegum pop ed ancor più difficile amarli se non si conosce la loro storia.

Si formano a Los Angeles alla fine degli anni settanta. Steve e Jeff McDonald (bassista e chitarrista) hanno più o meno dodici anni e crescono con il mito della cultura pop che utilizzano poi per creare l’estetica della loro band. Il primo disco esce all’inizio degli anni ottanta, quando la scena hardcore stava esplodendo; ed i Redd Kross cosa fanno? Si inseriscono in una realtà musicale fatta di gente incazzata con il mondo con uno humor adolescenziale e demenziale, iniettato di pose glam, creando un ibrido rock’n’roll, un pò glam, un pò pop, un pò punk. Un unico pensiero: geniali. Ancor più geniale la scelta di tornare in tour, per di più di supporto ai Melvins e con Dale Crover alla batteria. Cresciuti e vestiti male, i Redd Kross salgono sul palco del Live Club di Trezzo e suonano con la stessa spensieratezza di adolescenti che fanno cover dei Ramones tutte le hit degli anni d’oro. Sembra che nulla sia cambiato per loro. Pazzi furiosi che sanno come tenere un palco meglio della metà di tutte le band in giro in questo momento. Merito di Steve McDonald, animale da palco per eccellenza, che è così carismatico da catturare l’attenzione al punto che quasi ci si scorda cosa o chi si sta ascoltando. Chiudono il live con il boogie supersonico di ‘Linda Blaire’. Il pubblico si divide in due: chi non capisce e chi invece, lasciata a casa la spocchia da musicante da conservatorio che su un palco non sarebbe capace di fare neanche un passo dalla vergogna, apprezza e applaude divertito.

img_6964

img_6977

img_6998

img_7031

img_7086

img_7116

img_7138

img_7155

Passati i soliti trenta minuti di suspance ecco salire sul palco i Melvins. Una batteria ed una nuova formazione: di nuovo Steve McDonald al basso. Si potrebbe aprire una parentesi infinita su come quest’uomo abbia dato ai Melvins una svolta incomprensibile ai più. Ma King Buzzo non sbaglia mai la scelta dei suoi bassisti. La scaletta è incredibile, dall’apertura con ‘Sacrifice’ (cover dei Flipper), seguita da ‘Oven’, seguita da ‘Anaconda’, seguita da ‘Queen’. Per chi con i Melvins ci è cresciuto sarebbe stata la serata perfetta, se non che con la presenza di Steve sul palco, i Melvins tirano fuori un’attitudine rock’n’roll, quasi 70s, riarrangiando i pezzi con un tiro a metà tra Kiss (molto più Kiss del solito) e i Melvins del periodo Kevin Rutmanis, quindi con dna puro noise. Continua la scaletta con ‘Kicking Machine’ ed ‘It’s Shoved’, ossia il centro nevralgico rock’n’roll di uno degli album più violenti della carriera dei Melvins, ‘Bullhead’. Di certo non è un caso. Ormai rassegnati, e felici di esserlo, che i Melvins abbiano deciso di mettere da parte l’aurea oscura, heavy e doom che tutti si aspettavano, continuano con una cover: ‘I Want to Hold Your Hand’ dei Beatles. Scelta geniale considerato tutto il resto. La setlist continua ad essere piena di hit, da ‘Euthanasia’ a ‘The Bit’ ma l’attitudine non cambia. Steve McDonald non smette di saltare da una parte all’altra del palco, con tanto di pose glam davanti al ventilatore, King Buzzo sembra un bambino divertito al luna park e Dale Crover se la ride nascosto dietro i piatti. Arrivati quasi alla fine ecco che decidono di dare al pubblico quello che il pubblico vuole: i soliti Melvins da schiaffi in faccia. ’Amazon’, ‘Hung Bunny’ e ‘Roman Dog Bird’ una dietro l’altra. Un concerto indimenticabile. Nel bene e nel male. Da Steve McDonald e King Buzzo, reginette del glam vestite in coordinato, rispettivamente con gilet di pelliccia e tunica (solita) scintillante fatta di vinile (o qualcosa di molto simile), al pubblico interdetto, al rock’n’roll che non muore mai, soprattutto quando è suonato da una band nota per essere lenta e dolorosa, alla voglia di divertirsi che spesso è meglio che fare il solito compitino sul palco. La morale è una sola: i Melvins regnano indiscussi perchè qualsiasi cosa decidano di fare o non fare, qualsiasi sia la formazione, riescono sempre a regalare show imparagonabili.

SETLIST
1.Sacrifice – (Flipper cover)
2.Oven
3.Anaconda
4.Queen
5.The Kicking Machine
6.It’s Shoved
7.I Want To Hold Your Hand – (The Beatles cover)
8.Hideous Woman
9.Euthanasia
10.Edgar The Elephant
11.The Bit
12.Scooba
13.Onions Make The Milk Taste Bad
14.AMAZON
15.Hung Bunny
16.Roman Dog Bird

img_7191

img_7260

img_7276

img_7295

img_7308

img_7352

img_7363

img_7373

img_7394

(Txt Valentina Vagnoni; Pics Francesca Cortese x Salad Days Mag – All Rights Reserved)

Submit a Comment