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Salad Days Magazine | November 8, 2024

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Martyrdöd ‘List’

Martyrdöd ‘List’
Salad Days

Review Overview

7
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7

Rating

MARTYRDOD
‘List’-CD
(Southern Lord)
7/10


La band svedese Martyrdöd sono il nuovo acquisto Southern Lord. La grande madre delle etichette underground e oscure produce il primo LP dei Martyrdöd: ‘List’ . Album di undici brani. Sound blackened crust punk, apparentemente dei più classici, eppure già dal secondo brano le chitarre suonano un heavy dall’immancabile stampo scandinavo. Il marchio a fuoco di chi abita nella terra delle foreste e delle burned churches è quello di rendere l’atmosfera perennemente oscura ed eterna. Nonostante si suoni crust e lo si faccia in maniera diretta. Ma i paesaggi sonori nordici tendono ad essere dominanti in qualsiasi genere nasca dalla terra dei suicidi. L’album dei Martyrdöd evoca una sorta di scenario da giudizio universale. Parte con un brano che titola ‘Overlarven’, in italiano “superstite” ed il suono è in pieno stile Anticimex, così come il secondo brano omonimo ‘List’. Siamo in una zona tra Apocalisse e quello che ne rimarrà dopo. Più il sound si sviluppa, più i brani si avvicinano all’eterno Caos. A metà disco troviamo il brano ‘Harmageddon’, che suona più black che mai. Inevitabile intravedere in tutto l’album l’influenza heavy e brutal dei Venom, che in brani come ‘Intervention’ o ‘Transmission’ sfoggia il turbinio della sessione ritmica, che fa da sfondo ad una voce sguaiata e indecifrabile; ma ancor più dei Venom, ci sono i Bathory marchiati a fuoco su ogni brano. Questo perchè se la figura di Quorthon negli anni novanta era avvolta dal mistero, adesso sembra sia diventata un’icona pop che traccia le linee per le stelle nascenti del black metal. Scandinavo o meno che sia. I Martyrdöd da una parte sono ancora estremamente legati alla prima estetica black metal, fatta di grafiche di copertina da horror di serie B, dall’altra si elevano musicalmente, così come fece Quorthon con ‘The Return’, abbandonando la fase adolescenziale completamente lo-fi e frettolosa, per un sound più elaborato. Anche i Martyrdöd tirano da una parte come dall’altra. Orge di rumore alternate a chitarre e suoni più accessibili. Certo non siamo più negli anni novanta e far suonare un disco come un qualcosa di totalmente indecifrabile, non risulta una scelta né estrema né necessaria, infatti la band di Göteborg elabora un album che mai tende ad essere patinato, ma porta con se l’evoluzione del blackened hardcore scandinavo.
(Valentina Vagnoni)

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