Loud Nine interview
Con ‘Revelations’ i Loud Nine hanno cambiato decisamente passo, arrivando a essere una band che non ha nulla da invidiare a nomi ben più blasonati della scena rock. Una crescita graduale, fatta di sacrifici e quello spirito DIY che non li ha mai abbandonati.
SD: Partiamo da una considerazione personale: ‘Revelations’ è una sorta di nuova vita a livello stilistico per i Loud Nine, o sbaglio?
LN: C’è del vero in quello che dici. I nuovi pezzi hanno sicuramente una struttura più articolata e completa rispetto allo scorso disco ‘Golem’ e presentano influenze stilistiche diverse. Penso faccia parte del percorso evolutivo di ogni band nel corso del tempo, e il fatto di non restare “legati” ad un singolo stile è positivo perché sintomatico di una crescita naturale nella maturità di un gruppo.
SD: Il vostro percorso è sempre stato affine al DIY. E’ così complesso di questi tempi trovare qualcuno che creda veramente nella musica o cos’altro?
LN: La scelta dell’autoproduzione è di fatto una necessità vera e propria. Il fatto di trovare qualcuno che possa supportare una band non dipende tanto dal credere nella musica o quant’altro, e la situazione è veramente complessa. Quando in generale si parla di investire dei soldi, in questo momento, su band emergenti non strettamente commerciali, le possibilità sono estremamente ridotte… Se pensiamo che è una lotta già riuscire a programmare una
serie di live con cachet (ma questa è un’altra storia…)
SD: Il termine stoner ha spesso affiancato il vostro nome in passato, al punto che oggi cercate il più possibile di prendere le distanze da esso. Cosa ha portato questa sorta di repulsione?
LN: La partenza del gruppo è innegabilmente legata allo stoner, sia come mood compositivo che come circuito live. Progressivamente, nel tempo, varie influenze ed evoluzioni hanno modificato il percorso della band. Non credo che oggi ci sia una vera e propria forza di repulsione verso tale genere, il fatto è che non ci sentiamo tali. Probabilmente questa etichettatura non rispecchia più la band nel suo insieme pur avendo comunque queste radici.
SD: Il nuovo disco ha qualcosa di mistico al suo interno, a iniziare dalla cover e dal concept grafico. A cosa dobbiamo questo modo?
LN: Il disco rappresenta un percorso personale attraverso momenti di vita e stati d’animo vissuti raccontati nei brani. Il risultato di questi percorsi porta a scoprire, o riscoprire, piccole cose, come differenti punti di vista, sfumature, limiti personali. Ogni scoperta può essere una rivelazione in un’ottica di crescita personale. Abbiamo voluto portare lo stesso senso in un artwork di impatto dal contenuto altamente simbolico. I simboli scelti hanno un valore preciso (ad esempio il fuoco al quale siamo legati anche nel videoclip del brano ‘Burn’, l’alfa e l’omega, il nostro logo) e rappresentano simbolicamente il percorso che porta alle rivelazioni sopracitate. L’immagine dell’albero con i suoi tre livelli, il sotterraneo, il superficiale ed il celeste è leggibile come la rappresentazione dell’uomo ed i simboli che lo circondano, risolvono di fatto il percorso di una ricerca, di un viaggio. Ognuno può trovare però la propria interpretazione in quanto ogni simbolo risveglia e comunica delle idee che portano ad una
lettura personale.
SD: Di cosa avete parlato all’interno dei testi?
LN: I testi raccontano in dettaglio sensazioni o stati d’animo vissuti nel periodo della composizione del brano stesso. Le emozioni dalle quali nascono i testi appartengono alla parte più scura dell’essere. Si parla di senso di colpa e immaturità nella gestione delle relazioni umane (‘Carson’ e ‘Zeta’), desiderio di riscatto personale (‘Burn’ e ‘Revelation’), inevitabilità della sofferenza (‘Platinum’), dualismo vita/morte (‘Masterpiece’), punti di vista (‘Faith’)…
SD: Il fatto di avere una line-up allargata quanto ha influito sulla buona riuscita del disco?
LN: L’importanza della nuova line-up per il disco è stata fondamentale. Dal punto di vista degli arrangiamenti c’è stato sicuramente un arricchimento che ha permesso di ottenere ottimi risultati in fase di composizione. Grazie all’intreccio dei riff, i brani hanno acquistato un carattere diverso e più maturo rispetto ai brani del precedente disco ‘Golem’.
SD: E quanto è stato “strano” trovarsi con un membro in più abituati come eravate a essere una sorta di power trio?
LN: L’introduzione di una chitarra è stata una scelta decisiva ed è una scelta che cambia tutto. Cambia le abitudini compositive, cambia l’impatto live, cambia l’incastro dei suoni e cambiano gli equilibri nella band. Il fatto di avere una testa in più è comunque un arricchimento notevole.
SD: Come sta rispondendo il pubblico alle nuove canzoni?
LN: ‘Revelations’ sta avendo un’ottimo riscontro tra il nostro pubblico, siamo molto contenti dell’accoglienza che sta ricevendo.
SD: La produzione in studio è un aspetto spesso sottolineato nelle recensioni che si trovano in Rete. Siete d’accordo sul fatto che qualcosa in quell’ aspetto non è andato come doveva?
LN: La produzione ha ricevuto qualche critica, noi ci riteniamo comunque piuttosto soddisfatti. Sicuramente avremmo voluto dei suoni diversi, più “grossi”, ma pensiamo che il risultato sia comunque buono.
SD: Cosa vorreste ottenere con questo nuovo disco?
LN: Abbiamo lavorato molto duramente su ‘Revelations’, la speranza è che ci si aprano nuove porte, nuove possibilità.
SD: Fattore live, come procedono le cose? E’ sempre più complesso trovare show in Patria?
LN: In questo momento stiamo facendo diverse date per la promozione del disco, ma non è affatto facile trovare lo spazio per suonare. Complice anche la situazione economica sfavorevole molti locali storici non ce l’hanno fatta a proseguire la loro attività, quindi ci ritroviamo con molte band e pochi palchi davvero validi in cui suonare. Bisogna avere una grande determinazione per trovare il proprio spazio, soprattutto se ci si muove in un ambito
DIY.
SD: Il fatto di proporre un genere molto in voga al di fuori dei confini non vi fa meditare sul fatto di guardare anche oltre l’Italia?
LN: Sicuramente è una cosa che valutiamo attentamente, al giorno d’oggi non ha più senso rimanere chiusi nei propri confini.
SD: Parlateci del video, decisamente riuscito direi.
LN: ‘Burn’ è il primo singolo di ‘Revelations’, il video è stato girato dal nostro amico Fabio Interra (www.fabiointerra.it). Abbiamo voluto fare un video low-cost senza però sacrificare il significato che volevamo esprimere facendo riferimento alle tematiche del disco. Abbiamo lavorato molto sulla scelta degli oggetti che il protagonista getta nel fuoco e sulla sequenza temporale, oltre che sull’atmosfera.
SD: Cosa state ascoltando in questo periodo?!
LN: Clutch, Deftones, Mastodon.
SD: Un saluto ai lettori di Salad Days Mag?
LN: Grazie a voi e a tutti quelli che leggeranno questa intervista! Speriamo di incontrarvi sotto al palco ad uno dei nostri concerti, continuate a seguirci!
(Txt by Arturo Lopez x Salad Days Mag – All Rights Reserved)
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