Laibach ‘Spectre’
Review Overview
5
5LAIBACH
‘Spectre’–LP
(Mute)
5/10
Gli sloveni Laibach, per me, sono sempre stati un gruppo difficile da inquadrare, non tanto musicalmente, ma piuttosto per quanto riguarda la loro parte ‘non musicale’: in poche parole non ho mai capito se ci sono o ci fanno. Band appartenente al filone avanguardistico della NSK (Neue Slowenische Kunst, ovvero Nuova Arte Slovena), da sempre si sono presentati come un tutt’uno con l’etica e l’estetica “totalitaria”, dalle canzoni in tedesco (lo stesso loro nome è la versione german di Lubiana) e inglese all’ abbigliamento ultra-elegante da gerarca. Questo ‘Spectre’ non differisce molto dallo stile electro-martial-industrial (un misto di EBM, dark wave, musica sperimentale e chi ne ha più ne metta) con il quale li abbiamo conosciuti (tralasciando il loro concept album ‘Volk’, dove reinterpretavano gli inni delle principali nazioni d’Europa), con pezzi che abbracciano il neofolk elettronico, interpretati dalla voce gutturale e robotica di Milan Fras e dalla più espressiva e melodica di Mina Špiler: i testi sono un vero trionfo di politica e meta-politica, basti ascoltare ‘Americana’ o ‘Eurovision’ (anche la track di apertura, ‘The Whistleblowers’, che sembra il rifacimento di ‘Chariot’ di Petula Clark), ma forse un po’ troppo astratti per essere inquadrati in qualche contesto specifico. Musicalmente è quanto ci si possa aspettare da loro, anche se questo ‘Spectre’ non mi ha particolarmente entusiasmato e forse un po’ deluso, ma mi rendo conto che tanto gioca il fattore gusto. Poi, resta ancora da capire se ci sono o ci fanno.
(Fabrizio De Guidi, @fabriziodeguidi)
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