Lagwagon ‘Hang’
Review Overview
8
8LAGWAGON
‘Hang’-CD/LP/DIGITAL
(Fat Wreck)
8/10
Mi ci è voluto un po’ di tempo per scrivere questa recensione. Non perché trovassi qualche difficoltà nel farla, ma perché volevo trovare le parole giuste per rendere giustizia ad un disco che in molti, io compreso, stavamo aspettando. Sappiamo benissimo tutti che i tempi di ‘Duh’, ‘Trashed’ e ‘Hoss’ sono ormai lontani, che quei Lagwagon non esistono più e che, nel corso degli anni, tutte le uscite discografiche della band di Santa Barbara non sono mai state all’altezza dei loro primi tre album. Non si sapeva quindi cosa aspettarsi da questo ‘Hang’, album che segna il ritorno sulle scene della band capitanata da Joey Cape a nove anni di distanza dall’ultimo album ‘Resolve’ e a sei dal poco più che mediocre ep ‘I Think My Older Brother Used To Listen To Lagwagon’. Dopo svariati ascolti posso dire con certezza che i Lagwagon sono vivi e vegeti. ‘Hang’ si va a posizionare immediatamente alle spalle del terzetto di cui sopra. E proprio da ‘Duh’, ‘Trashed’ e ‘Hoss’, più le parti migliori del resto della loro discografia, vanno ad attingere a piene mani, accantonando poi definitivamente, o quasi, le influenze soliste di Joey Cape. Faccio quasi fatica a scegliere un pezzo più di un altro, ma, se proprio devo, scelgo ‘Burden Of Proof/Reign’, ‘Obsolete Absolute’ (la migliore in assoluto di tutto il disco), ‘One More Song’ (dedicata all’amico Tony Sly), ‘You Know Me’ e ‘Drag’ con la sua cavalcatina maideniana nel mezzo. Hanno ancora senso i Lagwagon oggi? In meno di quaranta minuti spazzano via ogni dubbio, e la risposta è si, hanno ancora senso. Chi li dava per finiti si dovrà ricredere. E poco importa se poi dal vivo qualche stecca partirà, i Lagwagon sono comunque in splendida forma. Garantisce Bill Stevenson.
Submit a Comment