Kilauea, lo skateshop/edicola di Sassari
“La dose quotidiana di notizie fresche, cruciverba, tavole da skateboard, penne, matite, quaderni, vecchi vinili, ritrovo degli skateboarders per una birra fresca insieme”
Nel tempo si evolve sempre, questo è il dna naturale dello skateboarding. Lo skateboarding è una spugna, è capace di prendere ispirazione da tutto ciò che lo circonda, una prospettiva che riesce a catturare anche le sfumature più nascoste.
La globalizzazione ha fatto sì che il mercato cambiasse in modo permanente e velocissimo negli ultimi 15-20 anni. Nuove tecnologie da sfruttare, da spremere e la sfrenata corsa all’acquisto, tutti possono avere tutto e in tempi brevissimi, a volte a scapito della qualità dei prodotti e non ultima delle Esperienze.
Ora è diventato molto raro trovare qualcosa di veramente speciale e che sia pienamente supportato da una particolare nicchia interessata e che questo sia sostenibile anche per chi ha l’iniziativa. Lo skateboarding ha sicuramente un legame di sangue con l’arte, la creatività e le sottoculture in generale, lo skateboarding è sinonimo di comunità.
In tempi normali, amo molto scoprire nuovi luoghi interessanti durante un viaggio, un po’ nascosti, frequentati da nicchie particolari nelle quali stare e con le quali scambiare esperienze. Gli skateshops nascono per questo: creare aggregazione, senza differenze di culture, sesso, orientamento sessuale o “classe sociale”. Sicuramente gli skateshops sono fatti per gli skateboarder ma aprono le braccia a qualsiasi persona su questo pianeta terra e anche proveniente dal mondo extraterrestre, questo è lo skateboarding.
Negli ultimi anni si è perso il senso di comunità, e i negozi locali sono stati visti, dalle nuove generazioni, come superati, sfigati. Tutto gira come una ruota, molte cose tornano alle loro origini ed è giusto che sia così. Se, da un lato, lo skateboarding è diventato una disciplina olimpica, uno “sport riconosciuto” grazie ai Giochi Olimpici di Tokyo 2020 e mentre i “big players” sono interessati a spremerlo per sfruttarlo al meglio; dall’altro lato, ci sono piccole realtà che tornano e piccole masse che tornano ad avere un “senso di appartenenza a una certa comunità di simili”.
Negli ultimi anni, abbandonati dagli stessi skaters (non è bella la cosa che ho appena detto ma rappresenta la realtà) i veri core skateshops si sono evoluti offrendo anche altri prodotti e servizi, altri invece si sono “tuffati” nella più estrema dipendenza dal fashion. Personalmente è da molto tempo che non sentivo il “senso di comunità” e l’ho appena vissuto. Non capita tutti i giorni di entrare in una classica edicola che, allo stesso tempo, è anche un classico core skateshop al servizio degli skaters. Questo skateshop non si trova ad Amsterdam, Berlino, New York o Los Angeles, si trova a Sassari, Sardegna – Italia e si chiama Kilauea skate & surf shop.
Ci sono diversi esempi di skateshop che offrono anche altri prodotti e servizi ai loro clienti, solo per citarne alcuni: l’amatissimo Benny Gold Shop che offriva skateboard, abbigliamento, caffè e chai tea (ora definitivamente chiuso) attivo nell’area di S.Francisco, Stitch a Grafenwohr – Germania, che offre skateboard e vaporizzatori, Quonset Hut in Ohio che vende vinili, golf disc, freccette, regali e vaporizzatori, Sanantonio 42 a Pisa – Italia, che offre libri, accessori per dj, graffiti lattine, vinili e ancora Folks a Verona – Italia che vende skateboards e vinili. Non ultimo nomino South Central, un negozio che possedevo che ho gestito per circa dieci anni, offrendo, skateboards, marchi streetwear di nicchia come Reeson, Lobster, marchi come Stussy, A Quiet Life, Undefeated, Brixton e molti altri ancora. South Central era un luogo per incontrare persone che la pensavano allo stesso modo. Il negozio offriva anche eventi, libri, prodotti artigianali e un angolo caffè molto “fresh” semrpe all’interno del negozio e un noleggio gratuito di biciclette.
Quindi, può essere reale che nel 2021 ci sia un’edicola di 60 mq che è anche un core skateshop? Sì, esiste dagli anni 70 come classica edicola e azienda familiare di Vito Porcu (il proprietario) e si chiama Kilauea. Sabato scorso sono rimasto davvero sorpreso dall’aria che respiravo all’interno dello spazio, punto d’incontro per gli skateboarders. Giusto per essere sincero direi “più luoghi di aggregazione e meno social network”.
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