Jaye Jayle ‘No Trail And Other Unholy Paths’
Review Overview
8.5
8.5JAYE JAYLE
‘No Trail And Other Unholy Paths’-CD
(Sargent House)
8.5/10
Evan Patterson, in arte Jaye Jayle, è un chitarrista di Louisville. Pubblica il suo primo disco nel 2016, ‘House Cricks And Other Excuses to Get Out’. Lentamente si delinea la sagoma di un uomo avvolto dal fumo oscuro di ceneri blues, immerso in atmosfere desertiche. Esce nel 2018 il suo secondo LP, ‘No Trail And Other Unholy Paths’. L’attitudine cantautorale ricorda inevitabilmente una perfetta alchimia tra il primo Mark Lanegan e l’ultimo Nick Cave. L’opener del disco è la prima parte di una traccia divisa in due: ‘No Trail_Path One’; un pianoforte influenzato dalle metriche e dal sound di Philipp Glass, apre l’album con un’atmosfera che contraddice quello che sembra annunciare. La seconda traccia, ossia la seconda parte del brano, ‘No Trail_Path Two’, lascia le porte aperte ad un luogo dove l’aria sembra mancare, la nebbia è fitta, il suono e lento e trascina con lui la voce di Jaye Jayle, confidenziale e sussurata, accompagnata da Emma Ruth Rundle, che si affianca all’ombra del cantautore americano con il suo tono morbido e arrendevole. L’album va avanti con ritmiche sciamaniche, in un crescendo emotivo tra folk, blues e influenze alla Tangerine Dream, come nel pezzo ‘Cemetery Rain’, dove il tappeto sonoro ricorda le oscillazioni sonore della prima cosmic music. Dalle dimensioni spaziali a quelle più terrene, nel brano ‘Marry Us’, dove Patterson pone l’ascoltatore al centro di droni chitarristici e desertici. Il disco si chiude con ‘Low Again Street’, una traccia a metà tra il free jazz e il blues più sinuoso. Jaye Jayle conferma un grande talento sia come cantautore che come compositore e ‘No Trail And Other Unholy Paths’ diventa già uno dei migliori album del 2018.
(Valentina Vagnoni)
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