Iron Reagan ‘Worse The Dead’
Review Overview
9
9IRON REAGAN
‘Worse The Dead’-CD/LP
(Magic Bullet)
9
C’è stato un momento, storico peraltro, nella vita della musica estrema, nella quale è stato coniato il termine crossover. Molti credono che sia nato dalla congiunzione tra hip hop e metal, all’epoca aurea dei Korn, dei Limp Bizkit, di Judgement Night. Il crossover, invece, era una definizione più antica, forse ancor più nobile che fotografava il passaggio all’ età adulta del thrash metal. E la sua fusione con i principi base del punk core. I D.R.I. furono i sintetizzatori (gli iniziatori?) di un genere che guardava tanto al thrash californiano, quanto allo speed metal, ma anche alle forme “oscure” di punk core. Poison Idea, Negative Approach, Black Flag. Insomma, il meglio. Ed è proprio questo a rinascere, permetteteci, meravigliosamente in ‘Worse The Dead’ degli Iron Regan, che non a caso mette insieme Tony Foresta dei Municipal Waste e 3/5 dei Darkest Hour. Come dire: thrash più hardcore. Appunto. E ‘Worse The Dead’, nel genere, è forse il disco che attendevamo da almeno un decennio. IL DISCO. Reaganismo, protesta, copertina social splatter in piena epoca anni’80. E poi Nuclear Assault, Negative Approach, S.O.D. . Come se il mondo fosse improvvisamente e repentinamente tornato indietro di trent’anni. Senza neppure preavviso. E così, la somma di diciannove canzoni che non superano i due minuti a testa di durata, dice che ‘Worse The Dead’ è il capolavoro della restaurazione, il disco old school più bello dai tempi di ‘Speak English Or Die’. Qualcosa di furiosamente entusiasmante. ‘Pay Check’ (apertura ultracore, scivolata D.R.I.), ‘We Know You’re Hiding’ (Exodus e Nuclear Assault e S.O.D.), ‘Eyes Piss Tears’ (Negative Approach e primissimi M.O.D.) sono delle piccolo gemme di un tempo antico che gli Iron Reagan fanno rivivere come se lo ieri di trent’anni fa, fosse l’oggi: l’oggi sociale, economico, politico. Come se l’urgenza della protesta post capitalistica si fosse materializzata, e forse era inevitabile, nell’era della fine del consumismo. Entusiasmante perché vero, incazzato, feroce, determinato e fatto di schizzi di adrenalina pura. E, a ben guardare, quello che forse ci saremmo aspettati nel prosieguo della carriera (fulminante) dei Municipal Waste. Uno dei dischi dell’anno. Senza sé e senza ma.
(Mario Ruggeri)
Submit a Comment