Iron Reagan ‘Crossover Ministry’
Review Overview
8.5
8.5IRON REAGAN
‘Crossover Ministry’-CD
(Relapse Records)
8.5/10
Dici Iron Reagan e spunta il sorriso. La band di Richmond ispira subito energia positiva, potenza liberatoria, ironia travolgente, fondata su una rifferia thrash che non concede sosta all’headbanging. Gli Iron Reagan sarebbero stati certamente la band preferita di Beavis & Butt-Head, morti da vent’anni e rimpiazzati oggi dai fottuti youtuber, ma ancora vivi in tantissimi fan del genere, in fissa per la prossima uscita di ‘Crossover Ministry’. Si tratta del quarto full length della band, terzo per Relapse, che segue il grande successo di ‘The Tyranny Of Will’ del 2014. Il disco uscirà il 3 febbraio; al momento la sola anteprima disponibile per il pubblico è il pezzo di apertura dell’album, ‘A Dying World’, un tassello delle diciotto tracce totali, che già fornisce un paio di notizie fondamentali riguardo a questo attesissimo ‘Crossover Ministry’: quella cattiva è che non c’è un minimo di evoluzione rispetto al passato, mentre quella buona è che non c’è un minimo di evoluzione rispetto al passato. Per quanto mi riguarda l’ago della bilancia pende unicamente verso il piatto che porta il segno positivo, ma chi tende a giudicare una band alla stregua di un protagonista di un romanzo di formazione potrà vedere stagnazione nella coerenza espressiva. D’altronde la band di Tony Foresta si pone al centro tra i fan del metal, spesso più critici, e quelli del punk hardcore, più inclini all’here and now che un gruppo può fornire, e gli Iron Reagan ne offrono certamente di grandissima intensità. La forza della band e di questo album non sta tanto nella riconoscibilità di un singolo pezzo (passaggio comunque obbligato per il successo), ma nella forte identità del corpus, inteso come totalità della produzione. Perché cambiare una macchina praticamente perfetta? Riff massicci e catchy, classici quel tanto per sfruttare l’onda vintage, ma anche freschi e pieni di groove, con un sound ruvido che penetra in ogni nervo; tutte caratteristiche che compongono un’atmosfera irriverente e gioiosa, un mosh party infinito che non può e non deve sottostare ad alcuna presunta regola di comportamento o di maturazione da parte della band stessa. L’unico fattore su cui gli Iron dovevano e potevano puntare era quello della produzione, in cui ha messo le mani anche Kurt Ballou dei Converge, raggiungendo a pieno l’obiettivo, che coincide con i desideri dei fan stessi: Iron Reagan che facciano gli Iron Reagan, ma sempre meglio, più potenti e coinvolgenti nei suoni. Le tracce dell’album sono brevi o brevissime, tanto che la durata complessiva è vicina alla mezz’ora; solo alcune superano i due minuti, e sono quelle in cui la band si spende alla ricerca del riff che spicchi, dell’originalità o del singolo perfetto: è il caso della già citata e travolgente ‘A Dying World’, ma anche della più cadenzata ‘Dead With My Friends’ (introdotta dal piano), di ‘Megachurch’, caratterizzata da una cantato non usuale, o del supergroove di ‘Bleed The Fifth’. Con ‘Crossover Ministry’ gli Iron Reagan non sono più solo la superband con membri di Municipal Waste, Cannabis Corpse o Darkest Hour, ma un moderno centro di gravità solido e ultravitaminico di cui difficilmente ci si può stancare.
(Francesco Banci)
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