Iron Chic ‘The Constant One’
Review Overview
8
8IRON CHIC
‘The Constant One’-CD
(Bridge Nine Records)
8/10
Il fatto che gli Iron Chic si definiscano una “band decente” che fa musica “accettabile” me li rende simpatici a primo acchito. Anche se può essere un modo come un altro per darsi un tono. I finti modesti sono i più odiosi di tutti, ve lo dice uno scribacchino da due soldi che continua a scrivere pezzi di poco conto. Non so se il gruppo originario di Long Island, New York, lo prenderà come un complimento, ma a me sembra che il loro suono sia parecchio datato, cioè sia rimasto orgogliosamente indietro. Ed è forse per questo che mi piace molto. Pop-punk di metà anni novanta, dalle sfumature marcatamente emotive (quando il prefisso “emo” non era ancora un insulto), tipo certi Samiam o certi Jawbreaker o certi The Get Up Kids o certa robetta di quel tipo lì. Orecchiabilità ma anche sentimento, quindi. Tenerezze e tormenti interiori, musica per tardo-adolescenti, in realtà indirizzata ai matusa (come il sottoscritto). Batteria secca, sei-corde affilate, melodie strappacuore indie/emo da periodo d’oro della Deep Elm (non a caso ex membri dei Latterman): gli Iron Chic conoscono a menadito i topoi di scrittura e come raggiungere lo stomaco con le chitarre, con esiti pressoché perfetti. Bello bello bello.
(Flavio Ignelzi)
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