Godblesscomputers & RGB prisma @ Arena Milano Est, Milano – recap
Avevo proprio bisogno di un qualcosa che mi riconciliasse con la musica elettronica in forma live: un po’ come il ‘Punk Rock Raduno’ aveva fatto (alla grande)…
…per quel che riguarda la dimensione “suonata”, anzi, “elettrica” del mio passatempo preferito. ‘Jeff Mills vs Metropolis’, se mi avete letto, non era stato un WOW. Troppo difficile l’operazione, troppo bassi i volumi, troppo poco il coinvolgimento del pubblico. E non c’era stato neanche l’effetto “cazzo che bomba la proiezione! Non vedevo uno schermo del genere dai mondiali del 2006 in Pergola”. Chi c’era sa di cosa sto parlando. Chi non c’era, sappia che al posto di quella corte di casette carine, all’Isola – l’esempio principe, anzi “reale” della gentrificazione milanese – una volta c’era il meglio per quel che riguarda suoni e visual. Una volta c’era Pergola, c’era Garigliano. Ora solo un botto di gelaterie bio. Bene. Quella cosa lì, “il meglio per quel che riguarda suoni e visual”, l’ho risentita e rivista martedì, in zona Est, Milano, nei pressi del teatro dei Marinitt, un’istituzione tra Lambrate e l’Ortica, due quartieri per fortuna ancora non popolati da troppe gelaterie bio.
Si parte alla grande con gli RGB prisma, un duo di produttori trapiantati a Lambrate. Forse l’avete capito che è il mio quartiere, e che quindi vale il: “support your local team”. File under? Difficile. R&B evoluto? Il punto di partenza per metterli su una mappa sono i tre pezzi che hanno fatto per l’ultimo Ghemon. Per i bacchettoni dell’analogico: sì, ci sono gli strumenti fisici, ci sono le voci, c’è il soul. Ma per fortuna non c’è l’ingombro di Ghemon, né della Carosello. Il risultato: più spazio per le sperimentazioni (elettroniche), meno melodie facili (è un complimento), più giochi, più stranezze. Esempio, Abbiamo la fortuna di vedere in azione le tre ospiti di ‘Lorem Ipsum’, il loro primo proprio disco (sigh, per ora disponibile solo in formato fluido): Missey, Rosita Brucoli e MaRie. Sapete benissimo che ai punk (almeno ai vecchi come me) non piacciono i poeti. Sapete benissimo che per i punk (almeno per i vecchi come me) la voce conta come uno strumento. Bene. L’utilizzo delle tre bellissime voci è, perdonatemi il paragone, molto “pattoniano” (parlo di Mike Patton). Per me non conta niente quello che dicono (per fortuna). Per me conta il fatto che siano dei raffinati tool al servizio del pezzo, della produzione. Il tutto è arricchito, o per meglio dire “completato”, dalle immagini in diretta live dei ragazzi, modificate e processate sul momento, per poi essere proiettate su questo mega schermo. BOMBA, punto.
Di Godblesscomputer parlerò meno, non tanto per il fatto che non mi sia piaciuto: in un mondo buono e giusto non dovrei raccontarvi niente, dovreste sapere già tutto. Questa sera è la release night di ‘Island’, l’ultimo lavoro. Causa pandemia, sembra proprio che sia un’ occasione quasi unica per gustarci il tutto. Un’ora che vola via. Un’ora P-E-R-F-E-T-T-A. Mi viene da citare il Club Dogo: “sono tornato per sfondare le casse / svuotare le casse / quando passo un tornado / faccio storia con le rime do steroidi alle rime / ho gli asteroidi e le stelle vicine”. Intendiamoci. Il lavoro di Lorenzo Nada non è Tyson che spacca tutto in un round, un pugno in faccia e via. Il lavoro di Lorenzo Nada è tipo il meraviglioso Hagler: ai fianchi, lungo, tecnico. Down tempo/spaccacassa/rallentamenti/accelerazioni. Non si
finisce KO. Si finisce a ballare! Nada dà steroidi alle atmosfere sognanti di Gigi Masin. E grazie ai visual di Frame 24 e Undervilla, magari non abbiamo “gli asteroidi e le stelle vicine”, ma di sicuro si viaggia a mille sopra il mare, verso il lontano Est come piace a me. Anzi. In certi momenti siamo proprio dentro al mare: se mai ci parlerò, ho pronta la prima domanda dell’intervista. Gli chiederò se l’acqua che si sente all’inizio di ‘Fire In The Jungle’ è un field recording. E, se sì, gli chiederò dove l’ha registrata. Mi piace pensare che quell’ acqua non venga da una libreria internet. Mi piace pensare che quell’acqua sia stata registrata da qualche suo amico alle Perhentian, piuttosto che a Lombok… comunque lontano dalle gelaterie bio di cui sopra! Ne ho visti e viste tante nei miei ultimi 35 anni. Posso dire con una certa spocchia che i Chemical Brothers rimangono il mio personale benchmark per quel che riguarda musica meets visual (escludo gli extraterrestri tipo Kraftwerk, ma includo i Tool, gente che porta in giro produzioni buone solo per metallari o per chi “la musica è solo quella suonata”). Godblesscomputers, ma anche Otolab, Petrolio o Mai Mai Mai in territori più underground: bello che ci sia qualche bel nome italiano là, ad insidiare i mostri sacri!
(fmazza1972)
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