Frank Sabbath ‘Frank Sabbath Tapes Vol 2’
Review Overview
7.5
7.5FRANK SABBATH
‘Frank Sabbath Tapes Vol 2’-CD
(Bermuda Cruise)
7.5/10
I Frank Sabbath sono un quartetto parigino nato nel 2013. Prodotti nel 2016 da Argonauta Records con l’album ‘Telluric Wanderers’. Decidono però di creare una loro label, Bermuda Cruise, per cui uscirà il loro nuovo disco ‘The Frank Tapes Vol.1 & 2’. L’intento di questa etichetta, come loro sostengono, è quello di raccogliere tutte le band vicine al concetto di jam, quindi alle forme di improvvisazione e che abbiano rigorosamente influenze di quella psichedelia sperimentale ed avanguardista definita Musica Cosmica. C’è un luogo comune per cui i francesi, in particolar modo i parigini, riescano a vestirsi di un’arroganza unica e particolarmente fastidiosa. La breve storia di questa band, a partire dal nome, che unisce Frank Zappa e Black Sabbath, risuona come una sorta di ironia saccente. Ma l’attitudine della band poco importa quando poi all’atto pratico ci si trova davanti a musicisti capaci che producono un album live che dimostra sia la tecnica quanto la creatività. Da qui il titolo ‘Vol 1 & Vol 2′. Nonostante questi due album siano decisamente inclini all’arte dell’improvvisazione, sono divisi in brani. Nel Vol 1, troviamo quattro brani dall’inevitabile stampo kraut ma con una registrazione lo-fi che sembra li avvicini al concetto di ‘Psychedelic Underground’ degli Amon Duul. Perché oltre alla dissonanza lisergica, si sente ancora il respiro dei ritmi alla Velvet Underground e un groove blues che tiene legato l’intero album ad movimento altalenante ma armonico. Arriva poi Vol 2, che apre con un vortice di chitarre distorte, tenendo ferma la presa sul rock n roll. Certo non è un segreto che la Germania dell’Ovest, a fine anni sessanta, sia stata parecchio lenta a distaccarsi da quella che fu l’estetica americana; e ancora oggi, nonostante l’emblematica Kosmiche Musik, che ha fatto leva su chiunque, francesi compresi, l’America ed i suoi riff blues permeano costanti in ogni molecola. Ma la seconda parte del nuovo lavoro dei Frank Sabbath vuole a tutti costi avvicinarsi all’avanguardia tedesca kraut. Sicuramente più vicini alla sperimentazione chitarristica dei Can che a quella fusa con il suono dell’universo dei Tangerine Dream ed ovviamente è immancabile il richiamo dadaista ai Mothers Of Invention. In brani come ‘Nine Strings Shiva’ o ‘California Paranoia’ si intravede l’influenza della psichedelia made in USA di Captain Beefheart. Per tutto l’album ci si chiede quando arriverà la parte “Sabbath”, e a parte l’ultimo brano ‘5mn De frappe’, dove sono palesi frammenti di Bill Ward, bisogna ascoltare con attenzione per intuire le classiche ritmiche sabbathiane. Certo è che i giovani Frank Sabbath sono molto più europei che americani. Meglio ancora, il loro sound vuole essere europeo e non americano. Infine, mettere in discussione quanto sia d’avanguardia suonare musica che era avanguardia a fine degli anni sessanta ha poco senso. I Frank Sabbath sono giovani e non mancano di tecnica, per quanto abbiano peccato nel voler marchiarsi a fuoco con un’unica tipologia di sound. Ma la psichedelia è dove tutto nasce e si distrugge e come diceva Holger Czukay dei Can “L’incapacità è la madre della limitazione e la limitazione è la grande maestra dell’atto creativo”.
(Valentina Vagnoni)
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