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Salad Days Magazine | November 21, 2024

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‘Fotogramma/40′ / Alan Maglio interview

‘Fotogramma/40′ / Alan Maglio interview
Salad Days

Capiamo la portata dell’operazione ‘Fotogramma/40’, raccolta di 40 anni di foto dell’omonima agenzia a cura di Milieu, al suo lancio: il libro viene presentato nella SALA STAMPA NAZIONALE, pieno centro di Milano.

Ma non finisce qui. La Sala Stampa Nazionale è PIENA. Gente fuori, gente che compra l’oggetto prima, gente che assalta il banchetto a prescindere. Non ci facciamo sfuggire Alan Maglio, uno dei due ideatori dell’opera (l’altro è Luca Matarazzo). E se qualcuno, a questo punto, si sta chiedendo quale possa essere il legame tra un fotografo o forse meglio dire un artista e il nostro mondo, vi consiglio di andare a chiederlo a Giulio The Bastard. Rifraso. Alan Maglio è il pusher di CERTE immagini utilizzate dai Cripple Bastards in alcuni recenti lavori. E se c’è qualcuno che è riuscito a “solleticare” Giulio The Bastard, IO LO DEVO INTERVISTARE!

SD: Come nasce il progetto ‘Fotogramma/40’? Quanto tempo c’è voluto per fare il lavoro MASTODONTICO che avete fatto (ed anche ovviamente chi ha fatto cosa)? Dall’idea alla stampa… immagino qualche anno. Momenti di difficoltà? 
AM: ‘Fotogramma/40’ nasce dalla passione per gli archivi fotografici che condivido con l’amico e collega Luca Matarazzo, insieme abbiamo già realizzato ‘Ultima Edizione – Storie Nere Dagli Archivi De La Notte’. Questo nuovo libro celebra ed esplora i quarant’anni di attività di Agenzia Fotogramma, che ha raccontato per immagini la città di Milano a partire dal 1983. Se il libro su La Notte ci ha richiesto oltre tre anni per essere completato, in quanto trattava materiali che partivano dagli anni ’50 e non erano mai stati digitalizzati, in questo caso abbiamo potuto portare a termine la ricerca molto più rapidamente. Agenzia Fotogramma ci ha fornito l’opportunità di visionare materiali già in formato digitale in alta risoluzione, parliamo di oltre due milioni di fotografie presenti in archivio. Pur avendo in mente il libro da diverso tempo, in meno di sei mesi di lavoro pratico siamo riusciti a selezionare le immagini, creare una sequenza e metterla in pagina, scrivere i testi e costruire l’aspetto grafico del volume, in tempo per uscire in libreria poco prima della fine del 2023. Forse la cosa più “difficile” è stata, per assurdo, scegliere la copertina. Ci voleva un’immagine sintetica dello spirito di questo lavoro, e l’abbiamo pescata in fase di stampa già avviata!

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SD: Da appassionato di musica, mi piace molto come le immagini sono state assemblate. Mi spiego. Sembra molto una selezione vinili… quindi selezione NON cronologica… selezione NON per temi… ma un flow che parte e finisce… con immagini che apparentemente “saltano” di palo in frasca… ma in realtà il tutto è (per me) perfetto, ha un senso. Mi spieghi come avete (o hai) fatto?? NON è facile tenere la tensione per tutte quelle pagine… ed invece…
AM: Hai centrato perfettamente una delle questioni importanti di questo progetto. L’idea era quella di proporre una visione della città che attraversasse quarant’anni di storia, creando congiunzioni tra diverse generazioni. Ho in mente quelle cresciute negli anni ’80, ma anche chi quei due decenni pre-2000 li solo ha sfiorati per ragioni anagrafiche. Abbiamo pensato subito ad una progressione non cronologica, ma che si presentasse come una sorta di esperienza cognitiva unitaria, che nello scorrere del flusso facesse riemergere tematiche legate al cambiamento urbano, all’aspetto della città, alle cosiddette “mode giovanili”, alla musica, ai personaggi dello spettacolo televisivo e alla comunicazione, fino alla storia politica delle contestazioni sociali. Abbiamo sottolineato l’esistenza sul territorio di spazi che oggi sono quasi del tutto scomparsi, come i centri sociali, ed altre forme di aggregazione spontanea che avevano la loro importanza nell’epoca pre-internet, prima dell’esistenza di quelle tecnologie che oggi accompagnano e indirizzano le nostre vite. Per creare una struttura solida per oltre 400 pagine, abbiamo pensato di stampare piccoli provini cartacei delle immagini candidate, mettendole fisicamente in fila per trovare il ritmo giusto. Alla fine sono soddisfatto di questo lavoro, è stato impegnativo ma anche molto avvincente.

SD: Ci sono delle foto dove posso dire “io c’ero”… vedi Nirvana al Palatrussardi o primi Afterhours al Tunnel… piuttosto che sgombero del Leoncavallo. C’è qualche scelta che è stata influenzata da “io c’ero”? E c’è qualcosa che avete scartato… magari pensando che non fosse di interesse?
AM: Certe scelte sono state dettate delle inclinazioni personali che ci hanno accompagnato negli anni. Non abbiamo mancato di pubblicare, ad esempio, determinate immagini di contesti come quello della musica “alternativa” e di quei luoghi di incontro che negli anni ’90 hanno rappresentato una realtà importante per molti i giovani. La selezione è stata fatta pensando a chi c’era ma anche a chi per limiti di età avrebbe voluto esserci! Sicuramente non abbiamo potuto includere altre immagini ricche di interesse, perché in fondo questo volume è un lavoro corale, che affronta tanti aspetti della città che potrebbero essere ulteriormente approfonditi, magari in future pubblicazioni!

STUDENTI MANIFESTANO

SD: Viceversa: ci sono delle foto dove “io non c’ero”… e direi anche voi che siete più giovani non c’eravate. La domanda. C’è qualche immagine “io non c’ero” che hai/avete nel cuore… e perché? Oppure… c’è qualche foto “io non c’ero” dove avreste voluto esserci?
AM: Alcune fotografie evocano quella sensazione che potremmo descrivere con “io non c’ero ancora”, perché quello che poi abbiamo vissuto si è innestato o è stato generato da esperienze precedenti. Sin da ragazzino sono stato affascinato dalla ricerca e dall’incontro con i protagonisti di un’epoca differente ma in qualche modo collegata alla mia. Per citarti un esempio “assurdo”, ricordo che non avevo più di 16/17 anni quando con un paio di amici andai a trovare Gianmario dei Wretched a casa sua, citofonandogli bellamente in un pomeriggio qualunque. Eravamo lì per farci raccontare qualche storia sul Virus e sul punk milanese di 10/15 anni prima, spinti da semplice curiosità. Lui, pur stranito dalla visita inattesa, ci accolse calorosamente e andò a ripescare qualche vecchio flyer in cantina. Il tutto in un’epoca in cui non esistevano telefoni cellulari né e-mail per mettersi in contatto, ci si scriveva per lettera oppure si cercava un numero di telefono sull’elenco generale, sperando fosse fortunosamente quello giusto. Pensando alle immagini dell’archivio De Bellis (oggi parte di Agenzia Fotogramma, nel libro ce n’è un assaggio) mi vengono in mente gli scatti che mostrano il proliferare delle tensioni politiche e la violenza che queste hanno portato negli anni ‘70. Poterle approfondire costruisce una certa consapevolezza storica della città. Ma se devo sceglierne una che mi cattura più di tutte, dico quella datata aprile 1970 in cui è rappresentata la trasmissione in pubblico, su una televisione dell’epoca, dello sbarco sulla Luna dell’Apollo 13, davanti ad una gremita folla di curiosi alla Fiera Campionaria. è uno scatto che coniuga voyeurismo ed esplorazione dello spazio, mi piacerebbe per un attimo poter tornare indietro nel tempo e partecipare a quella scena, ascoltando i commenti dei presenti.

SD: E’ un libro “nostalgico”? Di quelli “guarda Milano che figata che era”? O è un libro che pensate possa dare un qualche messaggio di “speranza” per il futuro…
AM: “Nostalgico” non è un aggettivo che normalmente usiamo per descrivere la natura dei progetti sugli archivi. Il nostro cerca di essere uno sguardo su materiali che esistono nel presente, che possono essere incontrati, interpretati, riutilizzati. Questo libro sicuramente nutre la speranza di poter costituire un insieme di materiali attraverso i quali trovare spunti per interpretare il nostro tempo, e magari anche modificarlo. Dove il presente ci può apparire monolitico e non facilmente modellabile, la storia ci insegna che anche le situazioni più inattese possono prendere forma in modo bizzarro. Mi viene in mente quell’immagine della bandiera sovietica esposta all’esterno di Palazzo Marino nel dicembre 1989, in occasione della prima visita a Milano di Michail Gorbaciov. Sovrastava persino quella italiana e quella comunale! E che dire di Tangentopoli? L’abbiamo approfondita con diverse immagini nel nostro libro, ripercorrendo lo sgretolamento del gruppi democristiani e socialisti… che poi tutto cambi per non cambiare mai… quello è ancora un altro discorso!

CODE DA BURGHY

SD: BTW… il fatto che il focus sia Milano… (come molte delle bellissime cose che fa Milieu)… lo vedete come un limite? O non ci avete pensato? O…?
AM: Il fatto che il focus fosse Milano ci ha permesso di lavorare su un certo tipo di immaginario, che la città in cui viviamo porta con sé, rendendola molto specifica rispetto al resto d’Italia. Restare all’interno di questo contesto ci ha spinti a mettere a fuoco quelle che sono le sue caratteristiche, legate al tema del lavoro, della moda, del divertimento e dell’edonismo a volte un po’ snob e sofisticato. La grande città industriale ha incarnato le speranze di vita di numerose generazioni, per alcuni è ancora così. E’ un concentrato esperienze contrastanti, di speranze e disillusioni, di ricchezza e miserie, di cinismo e umanità. Questo emerge in modo evidente nella nostra indagine dell’archivio di Agenzia Fotogramma. Guardare Milano dall’hinterland, senza viverci in mezzo, per me ha sempre rappresentato una condizione abituale e un punto di vista particolare e interessante.

SD: ‘Ultima Edizione – Storie Nere Dagli Archivi De La Notte’ (libro CULT)… ‘Fotogramma/40’ (lo diventerà)… il prossimo?
AM: I prossimi progetti potrebbero concentrarsi su ricerche più specifiche, ma al contempo svilupparsi su un campo di indagine più esteso, su molteplici archivi. Amerei molto dedicare un po’ di attenzione all’aggregazione giovanile nel circuito delle galassie musicali “alternative”, approfondendo le dinamiche dello stare insieme e del ritrovarsi con e negli altri. Certamente esistono lavori di riferimento sul tema, è più un desiderio che un’idea concreta… ma mi piacerebbe dare un contributo personale a questo tipo di narrazioni, prima o poi. Sempre con una certa centralità per gli apparati fotografici, che hanno la forza dell’immediatezza e della riconoscibilità!

FOTO DI ARCHIVIO

(domande Francesco “Franz” Mazza x Salad Days Mag – All Rights Reserved / fotografie Agenzia Fotogramma)

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