Five Finger Death Punch ‘The Wrong Side Of Heaven And The Righteous Side Of Hell, Volume 1′
Review Overview
7.5
7.5FIVE FINGER DEATH PUNCH
‘The Wrong Side Of Heaven And The Righteous Side Of Hell, Volume 1′–LP
(Firm/Prospect Park)
9/10
Mainstream, pop, radio friendly: chiamate questo heavy metal come volete, molto probabilmente ai Five Finger Death Punch non importerà molto, perché questo ‘TWSOHATRSOH Volume 1’ cerca di abbracciare più generi possibili, dalle sfumature del metal alle contaminazioni hardcore. Composto da ben quattordici pezzi, alcune in doppia versione con a carico un ospite, si rifà ai canoni stilistici e sonori degli Stone Sour (più di una volta mi è sembrato di sentire Corey Taylor e il suo gruppo suonare), che a qualche duro e puro del metal potrebbe far storcere il naso. Si parte con il singolo di debutto ‘Lift Me Up’ con la presenza di Rob Halford che si divide il pasto con Moody, che sfoggia tutta la sua foga presentando al meglio questo lavoro e preparando l’ascoltatore a ciò che verrà dopo, ovvero ‘Watch You Bleed’, pezzo che è tutto un programma: chitarre pese dello Zoltan e voce melodica di Moody, una bomba. Arriva ‘You’(a cui vanno affiancati anche ‘Burn MF’ e ‘I.M.Sin’) consigliata nello specifico a chi odia la band, a cui viene dedicata anche una scontata quanto mai efficace line. Con ‘Wrong Side Of Heaven’, ‘M.I.N.E. (End This Way)’ e ‘Diary Of A Dead Man’ si va nello spazio delle ballad melodiche e strumentali, con accenni di spoken word per quest’ultima, altro esperimento della band magari non parecchio riuscito come altre tracce qui presenti. Altri piatti forti di questo lavoro sono la cover e i pezzi in featuring. Scomodare con una cover un LL Cool J e la sua ‘Mama Said Knock You Out’ (feat. Tech N9ne) può sembrare un’eresia, ma appena ascoltata sono andato a risentirmi l’originale e poi di nuovo la cover: l’applauso mentale è partito, non c’era altro da fare, e l’assolo à la Rage Against The Machine è una perla che non tutti sono in grado di tirare fuori (e soprattutto farla apprezzare a me che sono allergico agli assoli). Ospitate illustri ce ne sono, richiamando Rob Halford, si aggiungono Maria Brink, Max Cavalera e Jamey Jasta: la vocalist degli In This Moment si trova dietro le quinte nella prima versione di ‘Anywhere But Here’, mentre nella seconda condivide la scena con Moody, creando un duetto ben assortito; ‘I.M.Sin’ con Max Cavalera, pezzo potente e incazzato, risulta meno ispirato se messo in confronto con ‘Dot Your Eyes’ dove compare il leader degli Hatebreed, autentico trascinatore di folle che riesce a sferzare colpi micidiali ogni volta che apre la bocca. Album riuscito per me, perché i 5FDP sono tutto questo e possono piacere o non piacere, creano volontariamente lo scontro, gettano benzina sul fuoco: l’importante è che nel bene o nel male di loro se ne parli.
(Fabrizio De Guidi)
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