Eyehategod ‘Eyehategod’
Review Overview
8.5
8.5EYEHATEGOD
‘Eyehategod’-LP/CD
(Century Media)
8.5/10
La storia dei mostri sacri dello sludge/doom Eyehategod è costellata di uso ed abuso di droghe, arresti, risse, la morte del loro batterista nell’agosto del 2013, Phil Anselmo ex Pantera che suona in diverse occasioni con loro, senza contare il disastro dell’uragano Katrina nel 2005 che ha seminato morte e distruzione nella loro New Orleans. Passato tutto quest’inferno, i nostri eroi si ripresentano 14 anni dopo (l’ultimo ‘Confederacy Of Ruined Lives’ è del 2000) con un nuovo full length e, lasciatemelo scrivere, la classe e lo stile che li contraddistingue è sempre lì. Un suono granitico ma allo stesso tempo melmoso, capace di penetrarvi nel cervello e nell’anima come se vi trovaste impantanati nelle sabbie mobili. Il sabba si apre con il pezzo ‘Agitation! Propaganda!’ dove i nostri rivendicano le loro radici hardcore, buttando giù un pezzo velecissimo figlio dei Black Flag e dei Dead Kennedys. Dopodichè si aprono le porte dell’inferno, con uno sludge/doom sporco da far schifo. La voce di Mike Williams è sempre quella, corrosa da anni di stravizi, slabbrata ma allo stesso tempo inmitabile per il pathos che conferisce ai pezzi, novello Cicerone di questo viaggio verso il degrado umano. Le chitarre di Bower e Patton sono la quintassenza della violenza e dell’abbruttimento sonoro. Suonano ipnotiche e pesantissime. La sezione ritmica ad opera di Madere del nuovo batterista Hill ha la delicatezza di un pachiderma dentro una cristalleria, caricando di nera oppressione dei pezzi semplicemente micidiali. Gli Eyehategod sono il prodotto di una società deviata, in cui non c’è speranza alcuna, in cui le persone sono capaci solo di odiare e di mostrare indefferenza verso i problemi altrui. I nostri 5 ragazzi del sud degli Stati Uniti sono l’espressione in musica del concetto di “spazzatura bianca”, di un abbruttimento umano, sociale e fisico. Un frutto marcio, nauseabondo. Del quale però non si può fare assolutamente a meno.
(Marco Pasini)
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