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Salad Days Magazine | December 26, 2024

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Entombed A.D. ‘Dead Dawn’

Entombed A.D. ‘Dead Dawn’
Salad Days

Review Overview

8
8
8

Rating

ENTOMBED A.D.
‘Dead Dawn’-LP/CD/Digital
(Century Media)
8/10


Gli Entombed sono stati molto probabilmente il gruppo più rappresentativo della concezione di death metal made in Sweden. La loro accordatura otto toni sotto, che conferisce il classico suono crushing è stata l’ossessione (e ancora lo è) degli amanti del metal estremo per anni. Il fatto poi che provenissero da esperienze come Morbid e Nihilist, non ha fatto altro che aumentare l’aurea di leggenda che li ha circondati per anni. Due album incredibili come ‘Left Hand Path’ e ‘Clandestine’ ed un terzo che ha aperto la via del death and roll (‘Wolverine Blues’) li hanno consegnati alla storia. Ora, dopo anni di beghe contrattuali, litigate, defezioni, cambi di suono, ecc. ecc. gli Entombed originali non esistono più, ma ci ritroviamo con la versione A.D., in cui abbiamo il solo Lars Goran Petrov come superstite di quegli anni formidabili. ‘Dead Dawn’ è il secondo album, e devo dire che è un gran bell’album. Si parte a tutta manetta con la fulminante ‘Midas In Reverse’, che ci riporta immediatamente nel bienno 1989/1990, quando i nostri giovani svedesi neppure maggiorenni mettevano a ferro e fuoco la scena estrema. Il resto del disco si dipana tra velocità e pezzi più lenti, in cui l’atmosfera da film horror è rimasta quasi intatta. Quello che ho notato è che questa versione degli Entombed è decisamente “punkizzata”. Il suono risulta sporco ma allo stesso tempo vero, senza fronzoli. Asciutto, oserei dire. La voce di Petrov non è certo quella di venti anni fa, ma fa ancora sua bella figura, introducendoci nell’universo glaciale e claustrofobico che il gruppo ha saputo creare. Musicalmente nulla da dire: i riff sono cesellati alla perfezione, feroci nelle parti veloci e lugubri e opprimenti in quelle lente. Basso e batteria vanno a tutto spiano, senza concessione alcuna. Lo ammetto, come spesso accade, ero un po’ prevenuto verso questo tipo di gruppi (che vedo solo come un tenersi aggrappati ai ricordi dei bei tempi che furono, nonché utili a spremere ancora qualche soldino), ma sono rimasto piacevolmente stupito. Certo, i fasti dei primi due album non torneranno mai più, ma sarebbe un delitto ignorare questi Entombed A.D., anche perchè riducono in poltiglia la metà dei gruppi della loro età in circolazione. Menzione particolare per la copertina, davvero bella e malefica.
(Marco Pasini)

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