Downset ‘One Blood’
Review Overview
7
7DOWNSET
‘One Blood’-LP/CD
(Autoprodotto)
7/10
I primi due album dei Downset, ovvero il primo omonimo e ‘Do We Speak A Dead Language?’ sono tra i miei capisaldi nel genere crossover (genere che non ho mai seguito troppo, considerandolo troppo costruito e molto spesso mediocre). Ma il gruppo californiano veniva dall’hardcore e si sentiva ai tempi: scorgendo le foto nel primo lp potevamo vedere i membri del gruppo sfoggare magliette di Mouthpiece e Ressurection. In più non dimentichiamoci che i componenti provenivano dai leggendari Social Justice, hardcore old school con all’attivo un lp ed un 7” per la nostra altrettanto leggendaria Green Records. Dal vivo poi erano qualcosa di incredibile: ho ancora negli occhi la performance al Vidia di Cesena nel marzo del 1995. Epocale. Con questo spirito, apprendo che il gruppo dopo 10 anni di latitanza (con un tour europeo nei primi anni 2000, in cui li rividi al sempre al Vidia e alcuni concerti senza il fondatore Rey Oropeza alla voce) ha sfornato un nuovo lavoro. Sgomberiamo il campo da facili entusiasmi: i fasti dei primi due album (‘Check Your People’ del 2000 aveva qualcosa di buono mentre ‘Universal’ mi ha lasciato indifferente nel 2004) sono ben lontani. I pezzi presenti in quei primi due superlativi lavori sono irreplicabili. I Downset del 2014 sono degli onesti mestieranti, che puntano il tutto sulla fisicità e su montagne di chitarrone ruggenti. Sì perchè la prima cosa che salta all’orecchio è la pesantezza delle chitarre, che sprigionano un suono crunch potentissimo e travolgente (forse in alcuni frangenti pure troppo) che negli altri dischi non era presente. La batteria poi è picchiata con una furia ed una ferocia che nel passato non c’era, con un uso smodato del doppio pedale. Rey rappa molto di meno e urla di più. Nelle parti rappate infatti sembra che ogni tanto faccia un po’ fatica a starci dietro. Diciamo che la componente hardcore/punk/metal ha preso il sopravvento, consegnandoci un gruppo crudo e che sà dove vuole arrivare. I pezzi scorrono via abbastanza bene, certo c’è qualche riempitivo, ma nel complesso il gruppo non ha perso un’oncia di potenza (anche perchè ricordo che a differenza dei concerti dell’estate 2013, la formazione presente su questo disco è quella originale). Menzione particolare per il video estratto dal primo singolo ‘One Blood’ dove Oropeza sfoggia in alcuni passaggi dischi di Youth Of Today e 7” di Side By Side e Chain Of Strength (qui la classe non è acqua e scusate se è poco). In conclusione un onesto disco di crossover, molto spostato sul lato hardcore/metal che non sò quanto potrà vendere, ma che ci dimostra come il gruppo proveniente dalla terra dove non piove praticamente mai, sa essere ancora incisivo.
(Marco Pasini)
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