Dead ‘Untitle’
Review Overview
8
8DEAD
‘Untitle’- CD
(We Empty Rooms)
8/10
Con i DEAD sembra di tornare ai tempi d’oro dell’Amphetamine Reptile, che negli anni ’90 produceva violenza incessante ed era la stella cometa di tutti i figli del grunge, un po’nerd, continuamente in attesa della nuova uscita, con la speranza che fosse più nichilista della precedente. Siamo di nuovo lì con i DEAD. Bassi prepotenti, chitarre metalliche, urla, lamenti. Noise Rock. I DEAD sono un duo di Melbourne e ‘Untitle’ è il secondo di quattro volumi raccolti in ‘The Trilogy’, prodotto dall’etichetta australiana We Empty Rooms. Si formano nel 2010 e da subito lavorano con produttori come Toshi Kasai (Tool, Melvins, Helmet, Big Business) e si sente. In ‘Untitle’ c’è anche la collaborazione di BJ Morriszonkle***, one man band, seppur nessuno sappia bene cosa faccia esattamente nell’album. Tutto ciò che sappiamo è che sia entrato armato di un registratore DIY in una casetta da giardino piena di strumenti rotti e ne sia uscito fuori coperto di sudore e con una chiavetta USB che conteneva le sue parti da inserire nell’album. Il suono dei DEAD è interamente figlio dei’90. Nel sound degli australiani ci sono le ritmiche di Dale Crover o di Bob Weston, ci sono le chitarre sludge/blues di Chris Spencer degli Unsane o i suoni distorti di Duane Denison dei Jesus Lizard. Insomma il marchio di fabbrica è quello. Il noise rock degli anni’90 torna a vivere, e sembra più violento di prima. I bassi vengono dalle paludi e le voci sono un lamento pieno di odio. E credo basti questo per identificare i DEAD come una nuova forma di quel Noise che sembrava dimenticato. Non sono una copia, né un gruppo revival, hanno solamente un’identità ben marcata, che utilizza gli stilemi di un’epoca e di una nicchia discografica. Il tutto è decisamente più evoluto perchè rispetto al noise rock dei 90s, utilizza, per esempio in brani come ‘Don’t Pray For Us’, suoni dadaisti, destrutturati. Influenze, queste, che sono decisamente geografiche, se si pensa ai Birthday Party, anche loro di Melbourne, o a tutta quella scena no wave australiana, che ha condotto il sound noise verso frontiere ancora più sperimentali, lì dove possibile. ‘Untitle’ è un album sporco che raccoglie un’estetica di disperati che non hanno altro che i loro inni d’odio, ma questo non vuol dire che le porte della sperimentazione siano chiuse, anzi. L’odio è ricerca. E i DEAD si nutrono di questa.
(Valentina Vagnoni)
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