Dead Meadow @ Interzona, Verona – recap
Come sempre capito nell’anticipo clamoroso. E dire che mi era parso di essere già in ritardo, calcolando mentalmente il tempo per una strada che faccio abitualmente ormai da una quindicina d’anni.
Ma niente, mi sono dato una mossa a mangiare e mi sono diretto verso Interzona. Parcheggio e, non vedendo nessuno fuori dal locale, mi dirigo al bar lì vicino per un caffè. Entro, ordino, e osservo i due vecchi in piedi appoggiati al bancone, assorti a guardare U.S. Marshals, quello in cui Tommy Lee Jones dà la caccia all’assassino di Gesù, perché oggi è Venerdì 3 Aprile, Venerdì Santo. Saluto e abbandono il bar, dispiaciuto, ma alla stragrande proprio, per non potermi guardare il film. Sono ancora uno dei primi, davanti all’entrata una decina di persone. Stasera suonano i Dead Meadow e mi sarei aspettato un po’ più di gente per questi tre esponenti dell’heavy psych; questi tre ragazzotti sono in giro ormai da un mesetto circa per l’Europa a portare un po’ di sano stoner nelle orecchie della gente, e stasera, per fortuna, tocca anche a me. Finalmente aprono le porte e subito chiedo all’ organizzazione se ci sia Alessio Interzona, ormai mio punto di riferimento fisso. E dopo poco compare, ultra indaffarato come sempre, ma riesce a dedicarmi qualche minuto. Mi presenta Gianluca, promoter dei Dead Meadow, con il quale concordo un’eventuale intervista con la band. Corre nel dietro le quinte e ritorna subito dopo con estrema naturalezza, dicendomi che l’intervista si fa e, anzi, se lo voglio seguire. Certo! Entro in questo mondo parallelo e mi presenta al bassista occhialuto Steve, che si dilegua non appena intuisce che ho qualche domanda per lui in testa. Niente, mi presenta a Jason, molto più tranquillo e a suo agio, che subito si presta a passare sotto le mie grinfie. In una ventina di minuti facciamo tutto (l’intervista uscirà probabilmente sul prossimo numero di Salad Days Magazine), e gli do un abbraccione di buona fortuna. Ritorno nel mondo degli umani e c’è già una discreta folla. Mi sento chiamare, non ho preso acidi mi pare, e mi giro: è Anna Folks, assieme al marito Nico Folks e alla banda Ink Addiction, Ivan e Beppe. Salutoni di rito, baci e abbracci e si riempie la sala. Quello che pensavo potesse essere una serata morta si trasforma inevitabilmente in un evento. Mi posiziono in fondo alla sala, così da gustarmi al meglio i visual preparati per l’occasione: octopus, fiori sboccianti, alberi, spezzoni di film e quant’altro… qua neanche c’è bisogno di un cartone! I nostri di Washigton D.C. spezzano la sala, la trascinano e la ipnotizzano, sfoderando brani a salto dalla loro discografia, da ‘1000 Dreams’ a ‘What Needs Must Be’, inebriando con ‘Greensky Greenlake’. Ad ogni pezzo, boato in sala e ovazione. D’altronde non potrebbe essere diversamente, sala perfetta e acustica perfetta. Provo a fare qualche foto, arrampicandomi su una cassa, giusto per catturare il momento e il mio sguardo cade su uno dei veri campioni della serata: il fonico dei Dead Meadow. Ovviamente entra subito nelle mie grazie, con il suo barbone biondo, la camicia a quadrettoni e… il cappello di Sherlock Holmes. Gli faccio una foto e gli stringo la mano. Ora posso dirmi pienamente soddisfatto. Il ritorno a casa è un volo sulle note di ‘Controvento’ dell’Eros nazionale, una carriera costruita sulle canzoni dedicate a Michelle Hunziker. Infatti alla fine il cartone me lo son fatto davvero.
(Txt y Pics Fabrizio De Guidi)
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