Dance! No Thanks interview
Quella con Luke dei Dance! No Thanks potremmo annoverarla di diritto tra le interviste più “minimal” mai pubblicate sulle pagine di Salad Days Mag.
Poco importa, in fondo a parlare deve essere la musica, come nel loro caso.
SD: In un solo anno avete pubblicato EP e disco d’esordio, qualcosa non mi torna… Avevate già i pezzi pronti del disco ai tempi del mini oppure siete stati ispiratissimi negli ultimi tempi?
DNT: In realtà avevamo solo qualche idea, abbiamo scritto tutto tra ottobre e gennaio.
SD: Ciò che sta di fatto è che rispetto all’EP avete fatto dei grandi passi in avanti, musicalmente e vocalmente parlando. Cosa pensate abbia fatto scattare quella scintilla artistica all’interno della band?
DNT: Abbiamo lavorato veramente tanto per sei mesi e ci siamo affidati a persone esperte che ci hanno dato una grande mano.
SD: Quanto è frustrante per certi versi essere sempre accostati ai nomi noti della scena statunitense? Ve lo chiedo perché è uso comune soprattutto nel pop-punk…
DNT: Sinceramente è una cosa che ci può solo fare piacere perché la maggior parte dei gruppi della scena vengono da lì e ci hanno da sempre ispirato.
SD: Il vostro è un mix tra pop-punk e hardcore melodico, qualcosa insomma che può andare bene sia in contesti live “party style” che in ambientazioni più intime. Qual è la vera anima della band? Quella più riflessiva o quella più adrenalinica?
DNT: Diciamo che un mix di tutte e due
SD: Guardandosi attorno si è quasi perso il conto delle band attinenti al vostro genere. Cosa pensate avvicini così tanti musicisti al pop-punk?
DNT: E’ una cosa che non si riesce a spiegare, la si sente e basta.
SD: E quali nomi italiani credete possano essere identificati come portabandiera di questa scena?
DNT: Ce ne sono davvero tanti ma se dovessi fare dei nomi direi: Vanilla Sky, Melody Fall, Last Day Before Holiday, 4th n’ Goal, Foolish Pride, Now.Here.
SD: Andrea Fusini ha svolto ancora una volta un lavoro sublime sui suoni del vostro disco. Quanto conta avere un professionista del genere al vostro servizio e quanto c’è di suo in ‘Something To Believe In’?
DNT: Conta tantissimo! Fusix ha svolto un ruolo fondamentale nell’album, senza di lui non saremmo riusciti ad ottenere quello che cercavamo.
SD: In Italia musicalmente parlando (e non solo) le cose non vanno granché bene. Sempre più difficile suonare e sempre più difficile vendere dischi. Come sopravvive una band come la vostra in un periodo di disagio totale come quello che stiamo vivendo?
DNT: Sopravvive grazie alla passione, altrimenti fa prima a non cominciare direttamente.
SD: Sull’aspetto live, c’è ancora modo di chiudere show in maniera autonoma oggigiorno?
DNT: Lo scambio date tra gruppi è ancora abbastanza frequente ma i rimborsi purtroppo sono quello che sono.
SD: Chi si occupa dell’aspetto live all’interno della band e come si trovano le date oggi come oggi?
DNT: In due ci occupiamo della parte live assieme al nostro manager, anche se ormai sta diventando davvero difficile.
SD: La vostra è una band dalla line-up decisamente stabile. Questo ha influito sulla buona riuscita del disco?
DNT: E’ stabile dall’anno scorso quando le cose stavano cominciando a diventare più “serie”, quindi sicuramente ha influito.
SD: Cosa vorreste fosse colto all’interno del disco da chi lo ascolta?
DNT: Il fatto di credere qualcosa in qualcosa e portarlo avanti senza pensare ad altro.
SD: Guardando da qui a fine 2013, quali saranno i prossimi passi in casa Dance! No Thanks?
DNT: Sicuramente altri tour ed altri video.
SD: In chiusura… Ma alla fine… in discoteca… ci andate?
DNT: In discoteca ci andiamo, soprattutto se beviamo!
(Txt by Arturo Lopez x Salad Days Mag – All Rights Reserved)
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