Dance Gavin Dance ‘Artificial Selection’
Review Overview
7
7DANCE GAVIN DANCE
‘Artificial Selection’–LP
(Rise)
7.5/10
Ora, uno dei trend degli ultimi tempi, sono gli album di soli sette pezzi, e come spiega Pusha T «Man, if we can’t kill you in seven songs, we don’t really need to be doing the music. […] You know it’s quality over quantity. That’s what we about». Va bene che siamo su generi diversi, ma è un discorso che può valere per tutto. I Dance Gavin Dance, dopo ‘Mothership’ del 2016, usciranno l’8 giugno prossimo con ‘Artificial Selection’, ottavo lavoro della loro carriera, via Rise Records. Bene, l’incipit è per mettere in luce il fatto che questo ‘Artificial Selection’ contiene il doppio delle tracce, quattordici, ognuna però con la propria ragione d’esistere. Per chi conosce la band di Sacramento, California, non mancano i consueti marchi di fabbrica: chitarre ultra tecniche, breakdown e continui saliscendi, con la dicotomia tra i cantati di Tilian Pearson e Jon Mess. E la melodia, che rimane parte centrale, grazie alle chitarre che supportano i frontman e li completano, senza quasi mai prendersi la scena principale. Tutto questo a vantaggio dei ritornelli che, anche in pezzi esagerati come ‘The Rattler’ (un grosso debito verrà pagato ai Cancer Bats e agli Every Time I Die), riescono ad entrare subito in testa e a rendere tutto familiare. Il disco scorre con l’eterogeneità e con una freschezza che si mantiene fino alla fine, ascoltare per credere. Unica pecca può essere la lunghezza, che alla fine riprende il discorso in apertura. Ma si sa, sono opinioni.
(Fabrizio De Guidi, @fabriziodeguidi)
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