Cry Excess interview
Sembrano voler fare sul serio i Cry Excess, band alternative che da qualche anno è solita calcare palchi internazionali e che in ‘The Deceit’ si è dimostrata attenta e al passo coi tempi. Li abbiamo incontrati per voi.
SD: La vostra storia è per certi versi strana, in quanto siete quasi più noti all’estero che in Italia. A cosa dobbiamo tutto ciò? A vostre precise scelte o cos’altro?
CE: Sì, è stata una nostra precisa scelta in quanto abbiamo sempre ritenuto più opportuno portare la nostra musica dove fosse davvero apprezzata, dove ci fosse la possibilità
di arrivare al maggior numero di persone possibile cercando di lasciarci alle spalle la pessima situazione musicale italiana che ci ha personalmente stufato. Si può stare a
discutere giornate intere facendo uso del rinomato perbenismo che caratterizza il popolo italiano, dicendo che l’Italia non è poi così male come sembra, che suonare qua merita e via dicendo… Noi alle parole abbiamo sempre preferito i fatti e non abbiamo mai perso tempo facendo l’elemosina ai quattro locali italiani nei quali si può davvero suonare.
SD: ‘The Deceit’ è un debutto pressoché perfetto in ogni sua parte, sonora, di immagine e canora. Come siete arrivati a raggiungere un simile livello e a chi vi siete affidati per registrazione e produzione?
CE: Abbiamo lavorato durissimo nel nostro studio a Torino per mesi interi. Il lavoro fatto sull’immagine e sul sound non è definibile in quanto è una cosa pressoché naturale,
l’essenza di ciò che siamo. Il livello della produzione ci soddisfa moltissimo, abbiamo scelto accuratamente un tipo di sound portandolo avanti e cercando di ottenere ciò che
avevamo davvero nelle nostre menti.
SD: Aver suonato spesso all’estero e aver diviso il palco con Tarja Turunen ha in qualche modo influito sulla buona riuscita del disco?
CE: Il tour con Tarja Turunen è stato fantastico, ma è stata solo una delle diverse esperienze estere che abbiamo fatto. Pochi mesi dopo infatti siamo andati coi Korn in Siberia e con i Papa Roach abbiamo toccato quasi tutte le città più importanti della Russia. Lavorare con queste persone ci ha permesso di acquisire più esperienza e alzare il livello di professionalità sotto ogni aspetto. Abbiamo poi collaborato con band come Funeral For A Friend e diviso il palco con nomi del calibro di Louna, Lumen, suonando in fantastici festival come il Next Generation Festival di Nizhny Novgorod.
SD: Quali obiettivi vi eravate posti prima di entrare in studio?
CE: C’era solo un obiettivo ed era quello di cercare di esprimere noi stessi al meglio, come non era stato mai fatto prima per vari motivi, esterni a noi.
SD: Siete seguiti da un manager straniero. A cosa dobbiamo questa scelta? Al fatto che puntate maggiormente a fare bene fuori dai confini o cos’altro?
CE: Esatto. La scelta non è casuale ma legata ai luoghi e alle persone con le quali stiamo lavorando. Ci troviamo molto bene, chiaramente sono livelli di professionalità altissimi.
SD: La critica che potrebbe essere mossa nei vostri confronti è quella di trovarsi davanti a una band costruita a tavolino, disco perfetto, immagine curata e via dicendo. Cosa rispondereste a una simile critica?
CE: Grazie. Mai ricevuti così tanti complimenti in un colpo solo! (risate)
SD: Citare gente come Papa Roach, Dope e Devil Wears Prada nel vostro caso credo ci stia tranquillamente. Cosa ascoltavate ai tempi della composizione del disco e cosa
c’è delle band sopra citate all’interno del disco a vostro avviso?
CE: Con i Papa roach abbiamo un rapporto abbastanza confidenziale, siamo stati in tour con loro diverse volte e sono sempre stati uno dei nostri gruppi preferiti. Più che influenze prettamente musicali però da questo nostro rapporto abbiamo tratto la conclusione che più ci metti tutto te stesso e più il risultato rispecchia ciò che vuoi essere e ciò che sei. Fondamentalmente l’intento era trovare un nostro sound in mezzo a questa massa di band che suonano tutte lo stesso genere e che sembrano cloni gli uni degli altri.
SD: L’Italia secondo voi può recepire bene una proposta come la vostra?
CE: Assolutamente no.
SD: L’uso dei synth ha sicuramente dato quel punto in più al tutto. Come è nata l’idea di introdurre tutto ciò nel vostro sound?
CE: Una pura scelta artistica volta a dare spessore e sfumature al sound. Ad ogni modo abbiamo fatto attenzione a non saturare i pezzi con synth ed elettronica, mantenendo un
lato più “rock’n’roll” vecchia scuola, come si può capire nel brano ‘What Lies Beneath Your Feet’.
SD: Arriviamo a parlare di musica live: quanto è complesso riprodurre le stesse atmosfere del disco su di un palco?
CE: Parecchio. Dal punto di vista della strumentazione avevamo le idee completamente chiare: il grande lavoro che però andava fatto – e che la gente spesso dimentica – sono
le giornate di sacrificio sullo strumento. Le automazioni e l’editing fatti in fase di incisione sono caratteristici del nostro sound ma allo stesso tempo rendono leggermente più meccanico il disco, difficile da suonare live insomma. Abbiamo dovuto spendere (e stiamo ancora spendendo) intere settimane a prepararci in sala prove e a buttare sudore, tempo ed energie per diventare perfetti nell’esecuzione del live show.
SD: L’artwork raffigura un leone, una sorta di aggressione come quella messa in piedi musicalmente o cos’altro?
CE: Anche. Ci rispecchia molto e rappresenta il nostro modo di porci verso tutto quello che ci circonda, una risposta a quello che abbiamo dovuto passare. Questa band ha dovuto
assistere a cose che probabilmente nessuno vorrebbe vivere. Questo ci ha formato, portandoci a essere in grado di affrontare ogni situazione immaginabile.
SD: Miglior e peggior disco 2013?
CE: Per quanto riguarda il miglior disco pensiamo sia quello degli Asking Alexandria ‘From Death To Destiny’. Trovare dischi brutti o di scarsa qualità nel 2013 non è semplice e sicuramente non siamo nelle condizioni di giudicare una cosa in maniera negativa.
SD: Cosa dobbiamo attenderci dai Cry Excess nel 2014?
CE: Tour, collaborazioni interessanti, videoclip e news di ogni tipo! La nostra etichetta sta lavorando molto bene e ci aspettiamo un 2014 pieno di cose interessanti! Nel dubbio, comunque, seguiteci!
(Txt by Arturo Lopez x Salad Days Mag – All Rights Reserved)
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