Cloakroom ‘Time Well’
Review Overview
5
5CLOAKROOM
‘Time Well’-CD
(Relapse)
5/10
Una cosa è certa: la scelta di un cantato melodico (ulra-melodico) all’interno di un mondo come quello della musica “alternativa” (ancor di più se vuoi che il tuo pubblico non sia fatto di ragazzine con la gonna a quadri ma da metallari che non sono mai usciti vivi dalle 74 ondate emo) non sono mai riuscita a metabolizzarla. Ancor di più se il calendario non segna 1992 ed assolutamente impossibile da capire se il cantato in questione sembra quello di Chris Martin dei Coldplay. Questo è il caso dei Cloakroom, che escono con l’album di debutto ‘Time Well’. Un disco con tracce super 90s, nostalgiche e forse anche un pò revival, come ‘Big World’ o ‘Concrete Gallery’ che in qualche modo impediscono di prendere il disco e cestinarlo. Ma quella voce, quella vocina lagnosa e depressa non può che impedire altrettanto di godere di un album che avrebbe tutto il potenziale per essere un bell’album. Invece no, rimane lì, nel limbo, tra l’assoluta non comprensione di certe scelte stilistiche ed il “passabile”. Nel mondo della musica (meglio nella vita in generale) quella zona lì, “la zona morta”, né bianca né nera, è peggio dell’Inferno stesso. Peggio dei Coldplay. Perché il vero dramma è che ‘Time Well’ è un album che si concede anche pezzi perfetti, in ogni dettaglio, come ‘Hymnal’ o ’52 Hz Whale’. Perfettamente equilibrati tra un noise alla Sonic Youth ed un cantato alla Sebadoh. Dunque perchè? Quella di rovinare il disco con una voce è una scelta. Non può che essere altro. O forse era un tentativo di imitare gli Slint e/o i Russian Circles riuscito molto male.
(Valentina Vagnoni)
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In realtà questo è il loro terzo album e le loro influenze sono più da ricercare in gruppi 90′s come gli Hume o i Failure. Recensione veramente scritta male e con limitate conoscenze musicali, peccato perchè in italia si parla veramente poco dei Cloakroom.
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