Highlights
Brux + Sacro Cuore + Asfalto + Cotton Mouth @ Palestra LUPo, Catania – recap
May 14, 2023 | Salad DaysA parte i palermitani Cotton Mouth, esibitisi in apertura di serata con un sound sludge psicotico molto tossico che ha fatto drizzare le orecchie ai presenti…
…gli altri tre gruppi rimanenti (in ordine di bill), gli Asfalto da Catania, i Sacro Cuore da Bologna e i Brux da Barcellona hanno molto in comune tra di loro, non solo la musica street punk oi infarcita da schegge hardcore, ma soprattutto il loro messaggio “politico”, sviscerato in modo energico sul palco a denti stretti.
Vivere una realtà sanguigna, ritagliarsi ancora i propri spazi e scuotersi da un sistema sempre più asfissiante connesso, talaltro, a un sempre più inquietante inferno digitale comandato dai social network: una guerra mentale che si riesce a combattere avendo sempre un basso profilo e un profondo risetto per la propria libertà.
Sullo sfondo la location di Palestra LUPo che, malgrado minacce di una fine imminente, vive e riesce ad accogliere sempre più persone interessate agli eventi proposti.
(Txt y Pics Giuseppe Picciotto x Salad Days Mag – All Rights Reserved)
ULTRANOIA – INTERVIEW
April 19, 2023 | Salad DaysHanno appena pubblicato un nuovo album ‘Nudi+Crudi’, un disco che combina l’intensità dell’emo punk con le melodie del punk rock…
…il tutto condito con sonorità e piglio tipico del rock che ti fa venire voglia di cantare ritornelli a squarciagola. Signore e signori, vi presentiamo gli Ultranoia da Caserta, in esclusiva per Salad Days Magazine.
SD: Come è stato il processo creativo dietro il vostro album di debutto ‘Nudi+Crudi’? Quali sono state le vostre fonti di ispirazione principali?
U: Il disco è stato concepito e sviluppato nell’arco di un anno, ogni pezzo è stato realizzato in maniera differente tra loro, qualche volta partendo da una bozza di riff di chitarra e sviluppato successivamente o altre volte partendo dal testo. Il brano ‘Nudi+Crudi’ ad esempio, ha preso vita dopo un sogno ben definito e immediatamente è stato musicato nell’arco di una giornata. Le nostre fonti di ispirazioni spaziano dall’hip hop all’hardcore passando sicuramente per il cantautorato italiano e l’emo americano, per citarne alcuni più vicini al progetto: Verme, Fine Before You Came, i primi FASK, Moose Blood, Iron Chic, Tiger Jaw etc.
SD: C’è una storia particolare dietro uno dei brani dell’album che vorreste condividere con i nostri lettori?
U: Ogni brano racconta una storia a se, ma se dovessimo sceglierne uno sarebbe sicuramente ‘Fulmini’. Questo è il brano al quale siamo più legati. Tocca le corde di un periodo non dei migliori, difficile da spiegare a parole ma che attraverso la musica ha trovato la sua dimensione. Se dovessimo trovare una parola per descriverlo sarebbe sicuramente la parola subconscio, la parte buia di ognuno di noi con la quale, col tempo, abbiamo imparato a convivere.
SD: Come descrivereste la vostra creatività come band underground? C’è un particolare approccio alla creazione della musica che preferite adottare?
U: Non abbiamo un particolare approccio creativo, ci piace lasciarci trasportare dagli eventi e dalle situazioni più disparate e disperate, tutto può nascere da una frase stupida o da una storia realmente accaduta.
SD: Quali sono le peculiarità di essere una band underground nel panorama musicale attuale? Quali sfide e opportunità vi presentate?
U: Sicuramente la peculiarità che non può mancare attualmente ad una band underground di qualsiasi genere e provenienza è l’indipendenza, quella che ti permette di realizzare un prodotto da zero, dal sound all’aspetto visivo senza limiti cercando di rispecchiare a pieno il carattere della band stessa fino ad arrivare all’organizzazione di un release party e tirarlo su tutto con le proprie forze e quelle dei pochi amici che come te supportano la scena. Quello che abbiamo voglia di fare è sicuramente macinare chilometri per suonare su più palchi possibili, conoscere nuove persone, nuove band e soprattutto condividere le nostre esperienze.
SD: Come descrivereste la scena musicale di Caserta? Ci sono altre band locali che apprezzate o con cui avete collaborato?
U: Abbiamo la fortuna di fare parte di un collettivo che da più di dieci anni organizza eventi underground con band da tutto il mondo, si chiama CBC. All’interno di questo collettivo ci sono persone che si interessano dal mondo della musica a quello del tatuaggio, foto, videomaking e tutto quello che è concerne alla nostra visione di arte. Si, abbiamo decine di band che vale la pena scoprire dal death metal allo shoegaze dal beatdown all’alternative rock: Cheap Date, RFC, Mendoza, Gomma, Fulci, DA4TH, Face Your Enemy etc. Per adesso ancora non abbiamo collaborato con nessun’altra band casertana.
SD: Il vostro album presenta evidenti influenze punk. Come vedete la scena punk italiana oggi? C’è una scena punk attiva a Caserta?
U: Non pensiamo ci sia una scena punk a Caserta, almeno non l’abbiamo vissuta in prima persona. Ci sono solo sonorità e rimandi a quello che potrebbe ricordarlo.
SD: Quali sono i vostri progetti futuri? Avete in programma di fare un tour per promuovere ‘Nudi+Crudi’? C’è già del nuovo materiale in lavorazione?
U: Siamo alla ricerca di date per portare in giro il nostro disco, per ora ne abbiamo qualcuna, speriamo di poterne aggiungere tante altre. Le idee per un nuovo lavoro sono tantissime, dobbiamo solo metterle in ordine il prima possibile. Ciao a tutti e tutte, ci vediamo sotto al palco appena abbiamo finito! (anche prima per un bicchierino).
(Txt Gab De La Vega x Salad Days Magazine)
WINTER DUST – INTERVIEW
March 24, 2023 | Salad DaysDopo qualche anno di silenzio i padovani Winter Dust sono tornati con un album nuovo e con grandi novità: ‘Unisono’ è il loro primo album in italiano. Li abbiamo intervistati per Salad Days Magazine.
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CRISTIANO REA – REST IN PANK!
March 13, 2023 | Salad DaysQuesta intervista sarebbe dovuta uscire prima dello scorso 3 febbraio, data di lancio di ‘Pank!’ al Forte Prenestino. Tempi e code non ci hanno aiutato, e siamo qui. Apprendiamo della scomparsa di Cristiano Rea, oggi. Sgomenti. Senza parole.
Ci avevamo parlato un paio di mesi fa. Entusiasta. Anzi gasato (l’ho sentito, quindi insisto: “gasato”) dal lavoro con Goodfellas, con Guglielmi, e con tutti gli altri amici coinvolti nella raccolta/resoconto della sua storia. Che fare? Il modo migliore di ricordare Cristiano, per noi, è quello di “madarla” come doveva essere. Uncensored. Unchanged. Ed aggiungo un pensiero, da anti-fascista. Oggi parte la settimana del ventennale dell’uccisione di Dax. Il documento politico (e non solo) che spiega quello che è successo, e quello che succederà, è illustrato da Zerocalcare. Penso a Dax, penso a Cristiano Rea, là. Assieme.
In occasione dell’uscita di ‘Pank!’, raccolta dell’opera (non proprio, come scopriremo più avanti) omnia di Cristiano Rea, scambiamo due chiacchiere telefoniche con l’autore. Il tutto organizzato da Goodfellas, che dopo Negazione e Virus, sposta il suo mirino, giustamente, verso la capitale. Non essendo (io) un professionista, ero molto restio alla telefonata, il modo di gran lunga più “pain in the ass”, in questo mondo super social e ancora più veloce, per fare un’intervista. Ma, col senno di poi, ci sta. Perché stiamo parlando di disegni (e fino ad un certo punto della sua storia stiamo parlando di “disegni a mano”). Stiamo parlando di un mondo “analogico”: i.e. attenzione e spontaneità. Per dire che, come i suoi disegni, tutto quello che leggerete qui sotto non è stato registrato, non è stato sbobinato, non è stato RICALCATO. Tutto quello che leggerete qui sotto è la mia versione: take it or leave it.
SD: Non parleremo della tua storia, non parleremo del tuo stile. Non parleremo dei tuoi “eroi”. Non ti chiedo il quando, il dove ed il perché… non ti tedio con “sei arrivato prima alla musica o alla grafica”. BTW, volete un motivo per comprare il libro? L’ottima e dettagliata intervista a cura di Federico Guglielmi. Quindi: chi ha avuto l’idea di ‘Pank!’?
CR: proprio Federico! Un paio di anni fa, in occasione di una ristampa “vinilica” che stava curando, mi ha chiamato proponendomi una retrospettiva sul mio lavoro. Devo dire che di primo acchito non gli ho risposto: “WOW!”. Anzi, ero molto perplesso. Vedevo un grosso problema nel progetto: non avevo nessun archivio, nessuna traccia, nessun database…
SD: Mi precedi: ti avrei infatti chiesto dell’archivio, di chi aveva le testimonianze, di dove avete cercato la (tua) storia! Come avete fatto?
CR: Per fortuna un grosso lavoro era stato fatto intorno al 2014, quando lo Spartaco (per gli extraterrestri che non sanno di cosa parliamo, facebook.com/csoa.spartaco) ha organizzato la prima mia “personale” (focalizzata sul periodo “Uonna Club”). Da lì c’è stata la più classica “chiamata alle armi”, fino ad arrivare ad amici che hanno tolto i miei flyers dalle loro cornici!
SD: Non posso credere che tu non avessi NIENTE! Come è potuto succedere?
CR: Ricondurrei il tutto a due parole chiave: “spontaneità” e “urgenza”. Lo scopo era comunicare il messaggio senza costrizioni, senza troppi “cazzi” (questa è ovviamente mia). Faccio un esempio. Negli gli anni del Uonna Club, disegnavo i flyers il pomeriggio per la sera. Consegnavo. E finiva lì. Non c’erano copie per me. Non c’erano bozze o disegni preparatori. Quello era, e quello consegnavo.
SD: Col senno di poi, non ti rode?
CR: No. Era puro divertimento. E’ andata così. E non poteva che andare così. Quelli erano i tempi. Quelli erano le persone. Ritorno al discorso “urgenza”. Quei pomeriggi non pensavo a quei disegni… quei pomeriggi pensavo solo a quelle sere… diciamolo chiaro: alla fine volevamo ballare!
SD: Se devo scegliere il tuo periodo migliore, per mia sensibilità personale, scelgo la fase “wave”. Cosa ne pensi?
CR: Grazie mille. Che dire? A prescindere dalla tecnica (disegno, illustrazione, grafica, impaginazione) non concepisco il mio lavoro “staccato” da un messaggio, da un’idea. Mi spiego. Non sono uno di quelli che disegna per il gusto di disegnare (anche perché sono molto autocritico). Sono inevitabilmente legato a qualcosa che per me è interessante. Era interessante il filone del punk (e ci tengo a dire… punk in italiano). E’ stato interessantissimo il filone della new wave (e ci tengo a dire… new wave in italiano). Tanto che mi sono quasi sentito in colpa nei ’90, quando ho abbandonato il disegno per “le macchine elettroniche” (cit. dalla scheda dedicata all’autore). Mi sembrava che il tempo che stavo dedicando a quei lavori fosse poco, o comunque non abbastanza.
SD: Se ti può consolare, penso che se un lavoro è fatto bene valga a prescindere dal tempo che ci si mette a farlo: certe tue copertine, per esempio, sono iconiche (penso a ‘Balla E Difendi’ o a ‘Figli Della Stessa Rabbia’). Cosa ti piace, cosa pensi della grafica oggi? Mi spiego meglio. Con qualcuno del mio giro parlavo del fatto che ultimamente, ai concerti, o meglio a certi concerti, ci sono più fotografi che pubblico, non è che anche il “tuo” mondo sta andando in quella direzione? E, se così fosse, è un bene o un male?
CR: Sicuramente penso sia un bene che la grafica (o il disegno) goda di questo buon momento. Penso sia un bene, rispetto ai “miei anni”, che questa “disciplina” sia finalmente riconosciuta come una professione. Per quel che vedo intorno a me (ci tengo a scrivere e sottolineare che qui lo dice con la massima “umiltà”, quasi non volesse… ok?), noto una certa uniformità nelle proposte. Il che forse non è un bene.
SD: Sono previste date in giro per l’Italia?
CR: Il libro sarà presentato al Forte Prenestino. 3 febbraio. Poi ci piacerebbe portarlo in giro. Magari in situazioni più tranquille (i.e. librerie/negozi di dischi).
Nonostante la telefonata “pain in the ass”, mezz’ora volata. Ci salutiamo contenti. Lui, me lo ribadisce, contento del libro e dell’interesse. Io contento della chiacchierata, e non solo.
(Intervista di Francesco Mazza per Salad Days Mag – Illustrazioni tratte dal volume ‘PANK! 1977-2022′ (Goodfellas, 2022))
JETTASANGU FEST VOL. 11 @ PALESTRA LUPO, CATANIA – RECAP
March 12, 2023 | Salad DaysNon è stata una serata per puristi, ma tutti ne hanno goduto. Partiamo dalla fine, si sono già esibiti quattro gruppi, sono passati già parecchi minuti dopo le 1:00 e a salire sul palco, per chiudere la serata, sono gli Infall.
La band torinese, innesca fin da subito delle soluzioni frenetiche e convulse e il loro set corre rapido e taglia come il vento polare. Di fatto ci ritroviamo davanti ad una delle migliori band di musica estrema italiana. Il nuovo album ‘Far’ è come se avesse fatto fare un ulteriore (im)possibile passo in avanti verso un caos primordiale, ma dai connotati paradossalmente futuristici. Una macchina divina in azione.
Prima di loro i fiorentini Hate & Merda altra band super attesa, alla loro prima venuta in terra sicula. Live set impressionante, collassi ritmici si alternano ad accelerazioni zombie, parole come un’apocalisse imminente. Nessuna speranza. Ho visto qualcuno con le lacrime agli occhi attanagliato dalla paura! Ottundere, devastare, distruggere è il nuovo credo.
Tre quarti d’ora prima gli Across The Swarm da Bologna hanno fatto smuovere le chiome, le gambe e le braccia dei presenti, un furibondo set death metal che ha coinvolto completamente il pubblico che in più di un’occasione è incappato in lotte barbare come se dovesse conquistare un territorio nemico! L’ottima presenza scenica completa un live da incorniciare e ricordare.
Da Roma prima ancora sul palco ci sono stati gli Scheletro, con una miscela originale di crust-punk meets metal marcio incalzati da testi assurdamente attuali e sputati come sentenze. Questo degli Scheletro è il classico scherzo della natura che ti inchioda davanti alla cruda realtà dei fatti. Bella scoperta.
Infine gli eroi locali, i Consumer che hanno aperto in modo brutale e violento le danze della serata: musica fangosa, accresciuta da una voce dall’oltre tomba e da un drumming infernale che hanno risvegliato gli animi dalla routine quotidiana. Micidiali. Due cose che completano la serata: la prima, l’intervento a metà serata di una militante della Palestra LUPo, che scuote i presenti sull’imminente prossimo sgombero in quanto c’è un progetto dell’ennesimo parcheggio di auto, quando invece è l’ennesima dimostrazione che esiste una cultura emarginata che non viene considerata, anzi calpestata. L’altra cosa, invece, è lo sbattersi delle organizzazioni: quella di stasera Tifone Crew in cinque anni di attività ha fatto i salti mortali per tenere viva la musica (underground, estrema, DIY), l’interesse e la curiosità in una città come Catania (Satania) e la Sicilia in generale! Ancora vivi, malgrado tutto.
(Txt & Pics Giuseppe Picciotto x Salad Days Mag – All Rights Reserved)
DEMIKHOV INTERVIEW
March 12, 2023 | Salad DaysDemikhov da Desenzano del Garda, sono una band dalle sonorità feroci e di grande impatto.
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PLAKKAGGIO INTERVIEW
March 1, 2023 | Salad DaysA quasi un anno dall’uscita di ‘Verso La Vetta’ i Plakkaggio sono ancora in giro a far date, a far conoscere questo loro ultimo bellissimo lavoro, sicuramente il più ispirato e dal sound devastante.
Anche in quest’occasione hanno fatto in modo che il metal si fondesse all’hardcore oi!, in un modo così inaspettato che a volte lascia a bocca aperta per le fulminee intuizioni. Un live intenso e ben strutturato (con oltre 20 brani in scaletta!) quello eseguito alla Palestra LUPo di Catania, dove la band romana ha fatto capire ai presenti di che pasta è fatta. Abbiamo colto l’occasione per scambiare qualche chiacchiera con il padre fondatore Gabriele Calvano, chitarrista/cantante dei Plakkaggio, i paladini della New Wave Of Black Metal Oi!
SD: Siete diventati più metal, si sente anche live?
P: Diciamo che abbiamo riarrangiato tutti i pezzi, doppio pedale pure sui pezzi vecchi come anche le due chitarre quindi cambiato tutto, ma l’impalcatura resta la stessa, anche l’attitudine resta la stessa per cui pedalare fortissimo, ritornelloni ecc. Devi capire che le canzoni sono state costruite sulla mia chitarra…
SD: Ci spieghi il cambio nome da Plakkaggio HC a Plakkaggio? Io (Melo Champion/ndr) ero presente a quel concerto
P: Ok, noi eravamo un trio, avevamo un batterista grande amico che ha suonato con noi per 10 anni, quando ci ha lasciati per andare in Sardegna, volevamo che qualcosa restasse in modo da non cambiare del tutto la cosa e quindi abbiamo tolto la HC che stava per “ar core” sai musicalmente la cosa si era talmente allargata dal punk al grind che ormai ci stavamo domandando “ma facciamo hardcore de che?” non sembrava neanche più veritiera sta cosa dell’hardcore…
SD: Ci spieghi un po’ il testo della canzone ‘Fronte Del Sacco’?
P: Beh, in quella zona hanno scaricato tutte le cose più tossiche della città, le fabbriche hanno inquinato a tal punto che pure i pascoli adiacenti il fiume sono risultati inquinati e quindi nella canzone esprimiamo la voglia di voler resistere alle avversità come per esempio nel caso specifico, l’inquinamento del fiume che affluente del Liri a sua volta affluente del Garigliano, finisce in Campania, ecco.
SD: Parlami della canzone nell’ultimo album ‘Birra In Lattina’, sono un po’ tutti fissati con questa birra artigianale mi pare…
P: E sì, diciamo che va di moda l’artigianale, c’è quindi questo ritorno alle birre “pessime”, in realtà raccontiamo la nostra vita cresciuta con queste birre marce, non poteva mancare un pezzo su queste birre da 50 centesimi!
SD: Prima volta qui in Sicilia?
P: No, abbiamo suonato 2 volte a Palermo, qui a Catania assolutamente sì, intendo per suonare.
SD: Come vi viene difficile?
P: In realtà venendo da Roma no, noi veniamo addirittura senza strumenti…
SD: E agganciare più date?
P: Questo è più difficile dobbiamo comunque organizzarci col lavoro, di base suoniamo il sabato.
SD: La voce dei Plakkaggio, nell’ultimo album in particolare ha dei momenti melodici, ma il fatto che avete un po’ questo stile oi! vi tiene legati anche durante i riffs metal all’hardcore.
P: Sinceramente noi abbiamo la nostra formula e non capiamo bene nemmeno noi cosa viene fuori e infatti il responso è molto contrastante da chi ci dice che è troppo metal a chi troppo punk-oi! Ma vi garantiamo che a livello live siamo molto hardcore e comunque stasera dopo il concerto potrete parlarne e discutere delle impressioni che vi daremo…
SD: E magari da domani non ci salutiamo più, ahahah!!!
P: Finirà la vostra amicizia a causa dei Plakkaggio!
(Pics Giuseppe Picciotto; Txt Giulio + Melo Champion)
DEATH BEFORE DISHONOR @ CS RIVOLTA, MARGHERA (VE) – PHOTORECAP
February 20, 2023 | Salad DaysDEATH BEFORE DISHONOUR @ CS RIVOLTA, MARGHERA (VE) – PHOTORECAP
Pictures by Rigablood x Salad Days Mag – All Rights Reserved.
Face Your Enemy – interview
February 16, 2023 | Salad DaysSD: Pizza, Birra, Hardcore! Face Your Enemy x Catania Hardcore Fest!
FYE: PIZZA! diciamo che è un po’ l’iconografia che si avvicina alla nostra cultura, è un’usanza nel napoletano come nel casertano, un momento per stare assieme, da noi la trovi ovunque, quella al cartoccio, colazione pranzo e cena.
SD: I video, secondo noi molto divertenti e ben riusciti, sembrano far trasparire lo spirito della band molto goliardico e autoironico, a noi personalmente sono piaciuti molto, anche se dal vivo risultate forse un po’ più seri, hanno avuto lo stesso effetto su di voi?
FYE: Guarda, nei video abbiamo voluto prendere in giro l’elemento tough/gangsta, perché di duro c’è solo la musica, noi siamo assolutamente distanti quel mondo simil macho/mafioso contro il quale siamo, col quale però dobbiamo convivere perché ci circonda, ma l’obiettivo dei video era far capire la nostra caratteristica principale e cioè che siamo dei cazzoni va! Volevamo prendere in giro l’attitudine da spacconi dei vari tamarri che ci sono in giro, che ti guardano storto a mo’ di sfida, tutte quelle tarantelle: “ma che cazzo guardi, cosa vuoi” ecc. solo perché fai “quella” musica strana, diversa, e allora ecco il nostro scherno con l’imitazione di quei gesti, ma in realtà noi siamo, riprendendo il motto PMA, Pizza Mental Attitude e rifiutiamo quella vita di merda nella quale abbiamo visto crescere gli altri!
SD: L’idea del dialetto insieme all’inglese…
FYE: Beh, diciamo che è stata un’esigenza, noi ci abbiamo provato con l’inglese, ma oltre che maccheronico era ridicolo e provando il dialetto abbiamo notato che oltre a farci trovare più a nostro agio risulta più folkloristico e funziona.
SD: La musica, date l’idea che dopo il pezzo cadenzato debba arrivare prima o poi la parte veloce, quella che uno si aspetta sempre a un certo punto, solo che non arriva mai! E’ una scelta del gruppo o è il batterista che non vuol andare veloce?
FYE: Stasera i pezzi veloci li facciamo, dai! Ma di base diciamo che… non siamo i Nabat! Eheheh! Ci piacciono i ritmi cadenzati, ci vengono più naturali anche perché siamo influenzati dal rap, anzi il batterista vorrebbe correre e siamo noi a frenarlo, ci vuole il groove.
SD: Birra Moretti et similia a 1,50euro (w la Sicilia) o birra artigianale a 5 euro?
FYE: La birra deve essere semplice, bionda classica della marca che vuoi tu, ma soprattutto…
SD: …marcia!
FYE: E certo! La birra artigianale non significa nulla, e uno dei nostri chitarristi non beve per niente, è un pro cola, giusto un sorso per brindare ogni tanto, lui…
SD: In questo periodo siete un po’ scomparsi, vi siete fermati completamente?
FYE: Ci siamo resi conto che nelle nostre vite esiste anche altro, la famiglia, il lavoro, compresi altri progetti musicali, partecipiamo tutti a una crew molto più grossa la CBC che comprende molte attività.
SD: State suonando in giro o data unica?
FYE: Sai dopo tanti anni gli stimoli possono scemare, le aspettative cambiano, noi abbiamo deciso di fare meno date, ma più fighe, piuttosto di sciogliere il gruppo, scegliamo i contesti che ci piacciono come per esempio stasera.
SD: Vegan…
FYE: Ognuno è libero di fare quel che vuole, personalmente non seguiamo questa linea, ma nell’ambiente punk/hardcore ne incontri tantissimi per cui massimo rispetto e soprattutto un plauso alla loro determinazione nel portare avanti quel discorso.
SD: I Bunker66?
FYE: Li conosciamo e ci abbiamo pure suonato assieme o incrociati nei festival, massimo rispetto!
SD: Progetti?
FYE: Beh, abbiamo già dei lavori stampati, per ora va bene così oltre ad aiutare e portare avanti le nuove leve che incontriamo tramite la nostra crew CBC e di cui alcune fanno già parte.
SD: Writing e tattoo?
FYE: Nelle copertine potrai notare lo stile writing, e nella CBC oltre ai Cabras, writing crew CE, ci sono Lion, Pedro, ci stanno pure dei tatuatori e tutti ci aiutano nelle grafiche.
SD: Squat o club?
FYE: Va bene tutto, abbiamo pure suonato in un bowling, l’importante è esprimersi, come anche l’amicizia, non sai quanta gente abbiamo conosciuto in ogni situazione e che frequentiamo tutt’ora, posto non è troppo importante.
(Txt & Pics Giuseppe Picciotto x Salad Days Mag – All Rights Reserved)
DEMA TALCO x SETTESTRATI SKATESHOP – PHOTORECAP
February 2, 2023 | Salad DaysDEMA TALCO x SETTESTRATI SKATESHOP – PHOTORECAP
Pictures by Rigablood x Salad Days Mag – All Rights Reserved.
SUNSET RADIO INTERVIEW
January 27, 2023 | Salad DaysUn periodo ricco di novità per i Sunset Radio, un disco pubblicato nel 2022, il cambio di frontman e oggi il ritorno con un singolo in italiano, ‘Pagine’. Ne abbiamo parlato con il chitarrista Matteo Rossi per saperne di più.
SD: Il 2022 è stato un anno decisamente movimentato per i Sunset Radio, partito con un EP di cover e conclusosi con un nuovo disco. Lascerei a voi la parola per descrivere come è stato vissuto lo scorso anno dall’interno della band…
SR: Ciao ragazzi! Sempre un piacere sentirvi! Movimentato penso sia la parola giusta. Tra Covid, cambi di line-up e uscita disco ne abbiamo passate! Diciamo che è stato un anno pieno di emozioni! Positive e negative!
SD: Onestamente conoscendovi da anni, quell’EP fu un po’ una sorpresa per me se rapportata a voi, ossia, vi siete sempre contraddistinti per l’indiscussa abilità di sfornare nuovi brani con una regolarità quasi svizzera, avere a che fare con un prodotto di cover beh, mi destabilizzò. Come è stato visto all’esterno (addetti ai lavori e fan) questo mini? Col senno di poi lo pubblichereste nuovamente?
SR: Era un prodotto registrato nel 2017, tenuto lì in caso di emergenza nel caso in cui la nostra abilità compisitiva in qualche modo si fosse fermata in un futuro. Non siamo amanti delle cover come puoi immaginare, ma in sé il fatto di ripercorrere le nostre radici e suonare i pezzi che tanto amiamo ci aveva in qualche modo gasato. Se tornassimo indietro in un momento cosi buio, sì, lo faremmo uscire di nuovo. All’esterno c’è chi si è gasato, chi l’ha messo in playlist e chi ha detto: “che cazzo fate?!”.
SD: Eccoci poi giungere a quello che a mio avviso è tra le vostre migliori uscite di sempre, il disco ‘Thank You, Goodbye!’, che a prima vista poteva far pensare a vostro imminente addio dalle scene. Un disco importante sotto tanti aspetti, volete parlarcene?
SR: È sicuramente il nostro lavoro più maturo, più lungo a livello compositivo e più difficile a livello di ascolto. A mio parere un disco con solite tematiche Sunset Radio ma con aggiunta di tristezza e tutto ciò si sente anche a livello musicale, utilizzando accordi in minore, cosa che di solito non facciamo, e spendendo veramente tanto tempo nella creazione dei brani. Anche sulla registrazione abbiamo approcciato un metodo classico di registrazione con microfoni ovunque, e il disco è come un viaggio, godevole all’ascolto, difficile da suonare.
SD: Di voi ho sempre apprezzato la grande attenzione sul lato visual, con artwork e grafiche da urlo, e video studiati che prendevano le distanze dai classici video della scena alternative italiana. Su questo filone ‘Thank You, Goodbye!’ ha seguito questa tradizione, con un artwork fumettoso che colpiva da subito l’attenzione. Chi vi ha seguito negli anni sull’aspetto visivo e quanto a vostro avviso è impattante oggi sull’ascoltatore che ormai è per un buon 90% orientato al digitale?
SR: Ci consideriamo tamarri! (risate) A parte gli scherzi, ci piace sempre un po’ uscire dagli schemi, anche se la maggior parte delle volte è abbastanza inutile. Passare venti ore dentro un ex cinema abbandonato a -2 gradi per girare un video che fa fatica a fare 10k views non so quanto senso possa avere, ma a noi ci gasa e come diciamo sempre prima le cose le facciamo per noi, per divertirci, poi le condividiamo con i fan il pubblico e vediamo che dicono, quindi ti ringraziamo anche per quello che dici! La band è sempre stata quella che decideva le cose, non abbiamo avuto nessun tipo di aiuto esterno sulle decisioni e sulle cose da fare. L’artwork di ‘Thank You, Goodbye!’ è stato realizzato dal maestro Daris Nardini sotto nostra indicazione, un capolavoro a mio giudizio.
SD: Quel ‘Thank You, Goodbye!’ che pensavo si riferisse alla fine del progetto Sunset Radio si è rivelato invece un abbraccio al vostro frontman, col quale avete separato le vostre strade. Calcolando che lui fu parte integrante della band sin dagli inizi, quanto è stato complesso arrivare a questa scelta? Come avete affrontato questa scelta?
SR: Come tutti gli addii niente di semplice. Il titolo è stato dato prima di questa decisione, quindi una roba assurda. Noi diciamo sempre “ciao grazieeeee”, e da lì lo abbiamo voluto intitolare così. Andrea è stato il nostro frontman per 7 lunghi anni, con cui abbiamo condiviso tutto. La scelta non è stata facile ma purtroppo le nostre strade dovevano dividersi. Nella vita una persona ha sempre una classifica di priorità, e purtroppo per lui i Sunset Radio erano scesi un po’ di graduatoria e quindi nel miglior modo possibile abbiamo preso questa brutta decisione.
SD: Arriviamo al recente, ossia a quello che voi stessi definite il nuovo corso Sunset Radio, partendo dal nuovo frontman. Come siete arrivati a lui e cosa vi ha spinto a dire “è lui”?
SR: Enan diciamo che è stato la nostra prima scelta, senza avere una scelta, nel senso che abbiamo mirato direttamente a lui, senza chiedere ad altri. È una forza, è entrato subito dentro la famiglia Sunset, inserendosi immediatamente. Attendiamo con ansia il primo live, curiosi di come possa svoltare tutto il progetto.
SD: A livello di timbrica – pur avvicinandosi al suo predecessore – sembra molto più orientato a scenari melodici/pop, con una voce molto pulita nell’interpretazione. Questo suo modo di cantare ha in qualche modo influito sulle vostre scelte, pensando magari alla band in chiave futura?
SR: La chiave principale è stata la lingua italiana. Enan scrive a nostro giudizio molto bene e per la prima volta a livello compositivo è partito tutto dal testo… per noi è stata già una svolta. Abbiamo voluto avvicinarci più al pop che al punk cercando di non snaturare l’aspetto punk-rock dei Sunset. Sicuramente qualcuno magari più legato all’era precedente avrà qualcosa da ridire, ma voglio ricordare a tutti che per noi è una passione, un divertimento, e che se per caso una di queste due cose viene a mancare, c’è qualcosa che non va.
SD: Il 2023 si è aperto decisamente col botto, ossia con ‘Pagine’. Un brano che seppur in linea con il vostro recente passato prende le distanze attraverso un sound molto più catchy del solito e soprattutto nella scelta di proporsi in madrelingua. Beh questa potrebbe essere la vera svolta futura per voi, quindi raccontateci quanto possibile sul perché di questa nuova tendenza.
SR: ‘Pagine’ è solo la prima, sono pronti altri due singoli in italiano che faremo uscire entro l’estate. Siamo contenti di questo mood, l’ultimo test era sentirle suonate con basi in sala prove e direi che entrambe hanno superato il test. Per il momento ci vogliamo concentrare sul nostro Paese, sulla nostra lingua.
SD: Siete etichettati dai più come pop-punk band, da ‘Pagine’ in poi vorreste che questa definizione tramutasse in altro oppure il termine rimane a voi caro?
SR: Secondo me possiamo andare avanti tranquillamente con pop-punk band, poi se svolteremo ancora di più in futuro vedremo di trovare un termine più adatto a noi, ma secondo me rimarremo in questo ambiente.
SD: Avete suonato in Giappone, una fanbase che vede ascoltatori da ogni angolo d’Europa, non avete il timore che il proporsi in italiano possa “indebolire” un percorso – il vostro – fin qui ricco di soddisfazioni?
SR: Sicuramente, è stato il mio primo pensiero, ma magari con l’evoluzione che si sta avendo in questi anni, potrà anche l’italiano essere accettato di più all’estero. In ogni modo siamo partiti sempre dall’estero, e stavolta vogliamo provare a soffermarci di più sul nostro Paese che abbiamo trascurato precedentemente.
SD: Siamo al gran finale, so che avete diversi show già fissati per questa prima parte di 2023, volete svelarci qualcosa? Grazie ancora!
SR: Volentierissimo! 3 febbraio a Bologna con Dari, 10 febbraio a Roma al Traffic con The Anthem e 11 febbraio a Morrovalle (Macerata) al Drunk In Public!, 17 marzo a Milano. Sono solo le prime date, ne stanno arrivando tante altre! Grazie mille Salad Days come al solito!
(Txt Arturo Lopez)
Questa E’ Roma Fest – recap
January 23, 2023 | Salad DaysQuesta E’ Roma è diventato un appuntamento irrinunciabile, un fest in forte ascesa.
Tutte le vibrazioni positive raccolte prima della partenza, per la giornata evento che si è tenuta il 14 Gennaio 2023, si sono trasformate tutte in piacevoli conferme. 18 band (da Londra i Menace, da Savona i DSA Commando, da Milano i Sempre Peggio, i Discomostro e Gli Impossibili, da Parma i Distruzione, da Torino i Woptime, da Napoli i The Radsters, da Pescara gli Straight Opposition, da Modena i Cancer Spreading e le band romane No More Lies, The Cheapheads, Rake Off, Mindknot, LaCroce, Tibia, No Grave For Billy e 612 Comma 2), tutte super motivate, alcuni set vere e proprie bolge di adrenalina, sudore e corpi uniti nell’abbraccio. Come location l’Acrobax, (sicuramente graziata dal fattore temperatura primaverile, un lato della struttura è completamente aperto) davvero congeniale per l’occasione con la possibilità di passare da un palco all’altro restando nello stesso spazio dello scenario. Punto fermo, infine, l’organizzazione che ha gestito l’intera giornata in modo impeccabile, dalla distribuzione della crew nelle varie mansioni, agli orari di cambio palco delle band fino alle appendici, come gestione alcolici e cena. Il tutto all’insegna di uno stile di vita “Ardecore”/DiY, dove comunque hanno trovato spazio per esprimersi anche stili diversi (death metal, hip hop e post-core). All prossima edizione!
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NO GRAVE FOR BILLY
(Txt & Pics Giuseppe Picciotto x Salad Days Mag – All Rights Reserved)
Catania Hardcore Fest 2022 @ Palestra L.U.P.O., Catania – recap
January 2, 2023 | Salad DaysIl festival organizzato per il ventennale della crew catanese Catania Hardcore ha visto sul palco: Face Your Enemy, Golpe, Lenders, Zeman, Bunker 66, Torpore e Snowball. Il luogo scelto è stata la palestra L.U.P.O. che ormai è diventato l’unico posto dove poter suonare musica estrema nella città etnea.
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Viagra Boys @ Fabrique, Milano – recap
December 23, 2022 | Salad DaysRecensione di getto, straight to the point. I Viagra Boys hanno spaccato, il loro concerto al Fabrique è stato una bomba: hanno spazzato via tutto e tutti. Ci ho visto tante cose, BELLE. Ci ho visto gli Hives.
Un gruppo che passando dai palchi piccoli a stage importanti ha aumentato la spinta, ha “sfruttato” al meglio il muro di ampli là dietro. Non hanno limato niente nella loro proposta. Non si sono abbelliti, anzi. Ci ho visto i Turbonegro. Attitudine. Provocazione. Presa per il culo. Fottersene. Il dito medio dei Turbonegro era verso i cliché del black metal (ed anche di molti punk, diciamolo). Il dito medio dei Viagra Boys è verso i canoni di un certo post punk, quello intellettuale, serio.
Ci ho visto i Queers. Anzi, meglio. I Queers bevono solo Bud. I Viagra Boys sono andati avanti, PROUD, a bottiglie di birra Poretti. E se la Poretti (o dovrei dire la Carlsberg?) avesse un ufficio marketing degno, dovrebbe cercare sul tubo il momento in cui Sebastian elenca le cose per cui è bello finire il tour a Milano.
Facile, ci ho visto gli Scissor Sisters. Cazzoneria, irriverenza, gaytudine, divertimento, puro. Ma i Viagra Boys sono meglio, visto che (secondo me) agli Scissor Sisters, Alcatraz prima decade anni zero, c’era gente molto più pettinata. Qualcuno potrebbe dire che i Viagra Boys portano meno “pettinati” e più hipster? Vero. Ma ho visto una maglietta di GG Allin. E ho visto una maglietta dei Golpe. Capito bene? I GOLPE.
Ci ho visto i Chemical Brothers, i Prodigy. Quando un set di elettronica diventa un concerto rock. Ma i Viagra Boys oggi sono molto meglio (pur non avendo la produzione dei fratelli, che rimangono imbattibili). Mai capitato, in Italia, di fare body surfing ai Prodigy? NO. Mai capitato, worldwide, di fare body surfing con gli LCD Soundsystem? NO.
Per partecipazione e casino, ci ho visto i “secondi” Deftones, quelli del tour al Palatrussardi, con i Linkin Park di supporto. Mi spiego. Quella è stata, secondo me, la prima volta in Italia di un generale e continuo body surfing in prossimità di un palco grande, per un gruppo non metal. Roba come fosse il palco della Sforzesca di Vigevano. L’attitudine punk hardcore applicata ad un concerto (in questo caso) dance. Facile.
Ci ho visto gli Stooges, quelli con il sax di Steve Mackay. Qui qualcuno storcerà il naso… ma il consiglio, prima di infamare il recensore, è quello di andarli a vedere! Facilissimo. Ci ho visto Shane McGowan. Una versione moderna (e quindi tatuata) di Shane. Ma più simpatica (il siparietto degli occhiali da vista che lo fanno diventare nerd vale il biglietto).
E per la soddisfazione di molti nostri amici lettori, ci ho visto pure i NOFX. In che senso? Tranquilli. Parlo di merchandise a prezzi NON “mainstream”. CD (addirittura) a 10 Euro! Era da tempo che non uscivo da un concerto (possiamo dire) mainstream con un sorriso tipo acid house. Era da tempo che non uscivo da un concerto (possiamo dire) mainstream con una generale presa bene, parlo di quel “sentiment” tipo (per chi c’era) gli One Step Closer.
Un conto è accontentare 100 persone. Un conto è far godere quel migliaio e più! Visto che siamo in clima, ci sta bene finire citando il tipo della Ryan Air: “andare a vedere i Viagra Boys è come la nostra business class: tutto compreso, anche i pompini”.
(Txt Francesco Mazza & Pics Arianna Carotta x Salad Days Mag – All Rights Reserved)