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Salad Days Magazine | November 24, 2024

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Highlights

Counterfeit @ Alcatraz, Milano – photorecap

April 13, 2017 | 1

Counterfeit @ Alcatraz, Milano – photorecap

Pictures by Arianna Carotta x Salad Days Mag – All Rights Reserved

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Asking Alexandria + The Word Alive @ Alcatraz, Milano – photorecap

March 23, 2017 |

Asking Alexandria + The Word Alive @ Alcatraz, Milano – photorecap

Pictures by Arianna Carotta x Salad Days Mag – All Rights Reserved

THE WORD ALIVE

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ASKING ALEXANDRIA

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Touchè Amorè + Angel Du$t @ Legend Club, Milano – recap

March 1, 2017 |

Una tripletta di tutto rispetto in questa serata al Legend Club di Milano, che vede aprire gli Swain di fronte ad un buon numero di persone accorse abbastanza presto.

Il loro cambio di nome (ex This Routine Is Hell) ha portato anche un cambio di influenze: se prima l’hardcore punk faceva da padrone ora la parte grunge e shoegaze si fa ampiamente sentire. Interessanti da vedere e da sentire, senz’altro un’ottimo inizio che regge bene il confronto con i successivi gruppi. Gli Angel Du$t (leggesi Angel Dust Money, il simbolo del dollaro è per differenziarlo dal nome del gruppo metal Angel Dust) portano il loro hardcore punk da Baltimora: una band le cui influenze partono dai lontani Bad Brains e Ramones e nella quale militano personaggi già visti in Trapped Under Ice e Turnstile.

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Gli headliner della serata salgono sul palco e regalano alla sala ormai piena di gente un ottimo show: se vi aspettate dei radical chic con la testa tra la poesia e le nuvole vi sbagliate di grosso, i losangelini mettono grande energia e passione nel loro live e il loro lato hardcore punk sovrasta quello melodico / emo, promuovendo, assieme ad una scaletta che spazia tra tutti i loro dischi, il loro ultimo lavoro ‘Stage Four’ del quale vendono un vinile in edizione limitata al banco del merch.

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(Txt by Marco Mantegazza; Pics by Arianna Carotta x Salad Days Mag – All Rights Reserved)

A Day To Remember + Neck Deep + Moose Blood @ Alcatraz, Milano – recap

February 16, 2017 |

A distanza di un po’ di tempo dall’ultimo passaggio, gli A Day To Remember tornano a far visita ai loro fan italiani…

…per promuovere la loro ultimo lavoro ‘Bad Vibrations’. L’Alcatraz di Milano si riempie quasi nella sua interezza in questa serata che vede sul palco, assieme ai cinque di Ocala, FL, Neck Deep e Moose Blood. Sono questi ultimi ad aprire la serata con i loro amplificatori contornati da led rosa, a richiamare il colore del loro ultimo disco ‘Blush’, con il loro atteggiamento schivo e quasi in imbarazzo a portare le loro canzoni che parlano di sentimenti ed intimità di fronte ad un locale cosi grosso. Non convincono molto il pubblico presente che di sicuro non era lì principalmente per loro ed evidentemente era già perso per le sonorità più cattive degli americani, un vero peccato perchè lo show è stato intenso e completo.

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Di tutt’altra pasta è la presenza dei Neck Deep, che una volta preso il palco aprono letteralmente le danze e si vedono dal pubblico i primi stagediving. Performance ottima nonostante qualche inconveniente tecnico e cali di voce, nel complesso molto divertenti e soprattutto maturi: ascoltando i loro dischi si pensa ad un copia-incolla dei fratelloni d’oltreoceano The Story So Far, guardarli live è veramente un’altra cosa, l’energia che mettono questi 5 ragazzi gallesi è incredibile.

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Quando si passa agli headliners il pubblico è ormai caldo, i ragazzi degli A Day To Remember forse un po’ meno: a parte gli ormai preclari ritardi d’attacco voce di Jeremy, i cinque ci mettono un po’ ad entrare in partita e a dare il meglio. Nessuna grossa novità in scaletta rispetto alle altre volte se non alcuni estratti da ‘Bad Vibrations’, dal punto di vista scenico invece un grosso upgrade con dei grossi schermi con visuals preprodotti e real time cams che fungono da scenografia per quello che, assieme a coriandoli, effetti di fumo, lanci di magliette e l’ormai famoso lancio di rotoli di carta igienica, vuole superare la singola esibizione, il singolo concerto e diventare più uno spettacolo da offrire agli ormai affezionatissimi fan.

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(Txt Marco Mantegazza; Pics Arianna Carotta x Salad Days Mag – All Rights Reserved)

Californication Skate Session Night Vol.2 – photorecap

February 13, 2017 |

A super Skate Session night @ Home Rock Bar.

The session was hot from the first second. They made a “tricks for stuff” and at least Amarildo Ndreu won the prize money as the best skaters of the night. Mini ramp powered by Dickies Italy. In cooperation with Flame Shop Casteo, Marker Shop, Eightball Shop, Blunt Skateshop and Green Records. See you at Home Festival 2017 for more tricks!

Home Rock Bar
Via Fonderia, 73 Treviso
Tel. 0422697086

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(Pics by Rigablood x Salad Days Mag – All Rights Reserved)

Mecna interview

February 11, 2017 |

A sorpresa, il 13 Gennaio è uscito ‘Lungomare Paranoia’, terzo lavoro di Mecna, all’anagrafe Corrado Grilli.

Dopo ‘Disco Inverno’ del 2013 e ‘Laska’ del 2015, in questo nuovo album l’artista (rapper sarebbe riduttivo) foggiano torna a rivelarci la sua intimità in modo diretto e sfacciato, con una sincerità quasi disarmante sulle produzioni di Iamseife, Lvnar, Nude e Godblesscomputers solo per citarne alcuni. Abbiamo avuto modo di scambiare quattro chiacchiere con lui…

SD: Osservando il disco di ‘Lungomare Paranoia’ le prime cose che mi vengono in mente sono ‘Lil Boat’ di Lil Yachty (la copertina) e ‘Hotel Paranoia’ di Jazz Cartier (il titolo): sono solo richiami infondati o hai voluto creare un parallelo?

M: Ah si? Ma io non ho mica quelle treccine rosse. Scherziamo?

SD: ‘Lungomare Paranoia’ esce a quasi due anni esatti di distanza da ‘Laska’. Com’è avvenuta la sua gestazione (per ‘Laska’ ti eri ritirato in Norvegia) e la decisione di farlo uscire senza alcun preavviso?

M: Questo disco è nato in maniera molto facile, forse più facile dei precedenti. Ho scritto in pochi mesi, mi si è materializzato subito davanti. La scelta della release a sorpresa era quasi d’obbligo, ero sparito da tutti i social non per strategia ma perché non mi interessa postare selfie per dire “sto andando in studio”, lo trovo poco interessante.

SD: La sperimentazione e la commistione di generi è ormai sempre più forte nei tuoi dischi, probabilmente figlia dei tuoi ascolti: ti senti soddisfatto delle collaborazioni di ‘Lungomare Paranoia’? Le hai scelte tu o ti sono state proposte?

M: Questa cosa di mischiare i generi è una cosa che ho sempre cercato di fare, forse più vado avanti e più mi è facile trovare collaboratori all’altezza. Ho sempre ascoltato un sacco di roba (che non vuol dire “tutto”) e mi hanno sempre affascinato le contaminazioni, quindi per forza di cose i miei pezzi rispecchiano quest’entusiasmo. Tutti i producer di ‘Lungomare Paranoia’ sono stati degli ottimi alleati per costruire queste sonorità e sì, li ho cercati io, ma con quasi tutti c’è un rapporto di amicizia e stima, quindi è stato facile.

SD: Quanto è importante il tuo rapporto con Seife? E con i ragazzi di Blue Nox?

M: Seife è uno dei miei migliori amici e il momento in cui ci siamo conosciuti è coinciso con il momento in cui io stavo cercando dei suoni nuovi, che neanche a farlo apposta lui aveva. Ci siamo subito trovati, poi di lui mi piace che se ne frega di produrre tutti e tutto, fa pochissime cose e solo quando è ispirato, senza stress. Con i ragazzi di Blue Nox c’è sempre un ottimo rapporto, ci vediamo spesso e ci confrontiamo, forse non come prima perché le vite di ognuno cambiano ed è normale che sia così, ma ci vogliamo bene, siamo stati essenziali l’uno per l’altro e questo credo sia una cosa che ci legherà sempre.

SD: Sono un fan di Frank Ocean e con te mi capita spesso di cogliere citazioni estetiche sue. Che ne pensi di ‘Blonde’? Hai comprato anche tu il suo magazine Boys Don’t Cry?

M: ‘Blonde’ è un disco stupendo. La fanzine ce l’ho, forse ci sono troppi uomini mezzi nudi ma è una bomba.

SD: ‘La Pagherai’ e ‘Nessuno Ride’, pezzi non contenuti in nessun disco, sono solo frutto di guizzi d’umore temporanei, riempitivi tra un disco e l’altro oppure tracce che alla fine non sono state incluse perché considerate b-side?

M: E’ raro che io abbia dei pezzi che non inserisco negli album, quindi si, questi due che hai citato sono stati scritti e composti in momenti morti tra un disco e l’altro. Questo perché quando faccio un disco non sono uno che fa sessanta brani e poi ne sceglie dodici, proprio perché quando scrivo è per dire qualcosa.

SD: Come è stata scelta tutta l’estetica del video di ‘Nessuno Ride’?

M: Ho lasciato carta bianca a Martina Pastori, regista con cui abbiamo lavorato spesso e che ora sta firmando alcuni tra i videoclip più belli.

SD: ‘Kryptonite’ è forse il tuo pezzo che preferisco: chi ha provato a copiartelo?

M: Il video? Beh, un po’ di persone. Credo sia stato uno dei video che hanno segnato la svolta nell’estetica di molti artisti italiani, e lo dico non per vantarmi. Se riguardi quel video, non puoi non rimanere colpito soprattutto pensando che è uscito nel 2012. In questo Ludovico e Sami, i registi, hanno fatto una roba veramente degna di nota.

SD: Trovi difficoltà come persona e come artista nel raccontare le cose tue più intime e non inventare magari storie in cui comunque chi ti ascolta possa riconoscersi o ritrovarsi?

M: Per me sarebbe proprio difficile fare come dici tu. Cioè per me non è difficile raccontare le mie cose, lo sarebbe molto di più inventarle.

SD: ‘Disco Inverno’ è stato il tuo album di debutto, ‘Laska’ invece quello della maturità. Come consideri o come vorresti fosse visto ‘Lungomare Paranoia’? Come sono cambiati Corrado e Mecna?

M: Io continuo a non trovare grosse differenze tra questi tre dischi, a livello di attitudine. Sono cambiate le sonorità, è vero, ma meno male perché fare i dischi uguali non porterebbe da nessuna parte. Io vedo la musica come qualcosa che ti aiuta a crescere, ed è normale che io cresca facendola. Quindi sia Corrado che Mecna sono cresciuti insieme, con la differenza che ora hanno più controllo del mezzo espressivo.

SD: Pensi sia più facile e più alla portata di tutti fare rap al giorno d’oggi rispetto a quando hai iniziato tu? Cosa ne pensi delle nuove leve? Hai qualcuno da consigliarci in particolare?

M: Penso sia più facile arrivare alla gente, quello si. Ci sono i social, le sponsorizzazioni, Youtube. Prima tutte queste cose te le dovevi guadagnare con calma, io ho dovuto fare così e mi è piaciuto perché mi ha aiutato a stare sempre con i piedi per terra. Le nuove leve secondo me sono una boccata d’aria fresca che si è imposta su una scena che ha sempre bacchettato tutto e tutti, non riuscendo mai veramente ad esprimersi. Quindi è anche grazie a questo movimento che c’è adesso se potranno emergere realtà diverse tra loro e sempre più contaminate, perché l’hip-hop degli anni 90’ era figo… negli anni ’90.

SD: Oltre all’aspetto musicale, noto come tu abbia gusto e ricercatezza nel vestire. Quali sono i tuoi riferimenti in campo di moda?

M: Non ho dei veri e propri riferimenti, però ho sempre amato essere stiloso. In questo preciso momento mi piace la roba senza scritte o loghi enormi, anni fa uscivo pazzo per Supreme e tutta quella roba là, quando dovevi andare a New York per prenderla. Ora la fanno anche a Barletta (ride).

SD: Non voglio rievocare fantasmi del passato, ma raccontami del tuo esame di Final Cut in rima…

M: Ah, merda. Eh, si nella scuola che ho fatto per imparare ad usare i programmi di progettazione grafica, c’era anche il corso di Final Cut. Il professore ci aveva detto di provare ad applicare in un video tutto ciò che ci aveva spiegato, e che il tema doveva essere “l’imprevisto”. Quindi se ci pensi è stata una mega paraculata, però presi 30 e lode e il professore impazzì, bloccando l’esame degli altri e chiamando altri alunni e colleghi in aula per mostrarglielo.

SD: In questo mondo dove pure innamorati pazzi non regaliamo fiori, tu sei ancora quello che compra una rosa dai tipi delle rose?

M: No, ma mi piace sorprendere chi vale la pena di essere sorpreso.

SD: Qui su Salad abbiamo una rubrica chiamata Mixtape, dove chiediamo ad un artista di scegliere cinque pezzi (tra i suoi preferiti del momento o di sempre, senza un particolare ordine): dimmi i tuoi…

M: Senza dubbi ti dico tutto quello che gravita attorno a 070 Shake. Non sto ascoltando altro ormai da un paio di mesi.

SD: Grazie del tempo che ci hai concesso, Corrado.

https://www.mecnamusic.com/
https://it-it.facebook.com/mecna/
@mecna

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(Txt Fabrizio De Guidi, @fabriziodeguidi; Pics Mattia Buffoli)

Biffy Clyro + Frank Carter & The Rattlesnakes live @ Fabrique, Milano – recap

February 10, 2017 |

Il compito di aprire il questa serata al Fabrique di Milano è affidato al carismatico Frank Carter e ai suoi Rattlesnakes…

…che una volta saputo di esser l’opener di tutto il tour dei Biffy Clyro ha deciso di rilasciare in anticipo l’ultimo album ‘Modern Ruin’. Vedere una band come i Rattlesnakes in un locale così grosso e su un palco di queste dimensioni è strano: solo pochi mesi fa abbiamo visto un sudato Frank Carter cantare in abito floreale di Gucci (letteralmente) in mezzo a poco più di un centinaio di fans durante il loro tour da headliners, ora lo ritroviamo in un locale da migliaia di persone con le quali tenta di tenere la stessa attitudine punk. Stage diving al terzo pezzo, il pubblico presente davanti alle transenne fa il minimo indispensabile per non lasciarlo cadere, Frank decide che forse è meglio portare a termine (egregiamente) il suo show da sopra il palco. Forse i presenti non sapevano di avere di fronte uno dei frontman più irriverenti e carismatici di sempre, che con i suoi Gallows ha scritto una pagina del punk londinese.

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Evidentemente la maggior parte della gente era lì per vedere quel gruppo che ultimamente i media nostrani stanno tanto pompando, dal passaggio in radio a qualsiasi ora del giorno ad una vociferata e poi confermata presenza al Festival di Sanremo. Sembra un’azione di marketing, una marchettata, ma sotto un’altra luce è semplicemente dare a quel gruppo la notorietà che merita. I Biffy Clyro hanno dagli inizi mantenuto uno stile che li contraddistingue e li eleva dal calderone dell’alternative rock grazie a tutte le sfumature della loro musica, dalle ballatone al grunge e così via. Una potenza che come abbiamo potuto constatare dal vivo viene elevata grazie a giochi di luci e suoni perfetti, con un Simon Neil rigorosamente senza maglietta che ci fa ascoltare ‘Re-arrange’, quel singolone che tanto tira ora, assieme a tanti altri pezzi che i die-hard fans non possono lasciarsi sfuggire come ‘Black Chandelier’, ‘Biblical’, ‘Many Of Horror’ e tanti altri. Forse ci siamo, forse anche il nostro paese inizia a dare ai Biffy Clyro il riconoscimento che meritano. Perché pur essendo in giro da più di 10 anni non hanno mai trovato da noi quel seguito sfegatato che li ha visti ad esempio protagonisti davanti ad una O2 Arena di Londra completamente sold out, le cose stanno cambiando e questa serata ne è stata la prova.

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(Txt Marco Mantegazza; Pics Arianna Carotta x Salad Days Mag)

OvO @ Retronouveau, Messina – photorecap

January 25, 2017 |

OvO @ Retronouveau, Messina – photorecap

Pictures by Giuseppe Picciotto x Salad Days Mag – All Rights Reserved

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Actionmen + Teenage Gluesniffers @ Arci Dallò, Castiglione delle Stiviere – photorecap

January 17, 2017 |

Actionmen + Teenage Gluesniffers @ Arci Dallò, Castiglione delle Stiviere – photorecap
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Pharoahe Monch @ Jazz Cafe, London UK – photorecap

January 12, 2017 |

Pharoahe Monch @ Jazz Cafe, London UK – photorecap

Pictures by Nicola Antonazzo x Salad Days Mag – All Rights Reserved

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The Kvb @ Weak/Barbara, Catania – photorecap

December 31, 2016 |

The Kvb @ Weak/Barbara, Catania – photorecap
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Sfera Ebasta live @ Gilda Club, Vicenza – photorecap

December 29, 2016 |

Sfera Ebasta live @ Gilda Club, Vicenza – photorecap

Pictures by Riccardo Ceccato x Salad Days Mag – All Rights Reserved

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Salmo live @ Fabrique, Milano – recap

December 19, 2016 | 1

Doppio sold out al Fabrique di Milano per una degna chiusura del suo Hellvisback Tour.

Salmo è su un altro livello, si alza dall’essere rapper e arriva all’essere artista. Questo termine gli si addice per la sua capacità di circondarsi di creativi, videomakers, musicisti, personaggi che compongono una crew che diventa anche etichetta, che ha il coraggio di non cavalcare l’onda per arrivare facilmente all’obiettivo, ma vuole portare al pubblico (come nel caso dei cari Slander) nuove proposte musicali a gente che si aspetterebbe il classico, ormai mainstream, rap. Per puro caso ho ascoltato un’intervista a Salmo in radio, dove discuteva del fatto che andava in giro con la band (nella quale militano membri di Linea77 e Vanilla Sky) per far vedere ai suoi giovani seguaci che esiste la musica suonata oltre alle produzioni al computer, e che possa servire da spunto per imbracciare uno strumento, formare una crew, girare e farsi conoscere in maniera indipendente. Proprio come ha fatto lui arrivando ad una formula vincente, uno show coinvolgente, un vero e proprio spettacolo che mixa suoni, luci e video in background, e vede il rap mischiato con vari altri generi come se fosse una band crossover dei primi duemila. Sembra di fare retorica, di dire cose scontate ma vi basterà andare a vedere uno dei suoi prossimi shows: una spanna sopra a tutti i colleghi della scena.

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(Txt Marco Mantegazza; Pics Arianna Carotta x Salad Days Mag – All Rights Reserved)