Highlights
Double Not ‘Easy’ – exclusive video premiere!!!
January 30, 2020 | Salad Days‘Easy’ è il video di debutto del power-trio Double Not, tratto dal primo EP ‘All Quiet’.
Nato come progetto parallelo degli heavy rockers Young Blood, i Double Not entrano al Toxic Basement Studio di Carlo Altobelli nell’estate 2019 per registrato il loro primo EP di cinque pezzi ‘All Quiet’, rilasciato in versione digitale e tapes autoprodotte in edizione limitata.
Le sonorità college rock strizzano l’occhio agli anni’90, le chitarre prominenti e distorte lasciano spazio a ritornelli catchy e melodie fuzzose, ispirazioni che corrono tra Dinosaur Jr. e Weezer passando per un punk rock più moderno in stile Culture Abuse.
‘Easy’ è il primo singolo estratto dall’EP di debutto, il video che accompagna il pezzo è un rimando al passato dei componenti della band, che per il girato hanno usato giocattoli e divertimenti dei loro primi anni d’età.
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New Candys @ Retronouveau, Messina – photorecap
January 18, 2020 | Salad DaysNew Candys @ Retronouveau, Messina – photorecap
Pictures by Giuseppe Picciotto x Salad Days Mag – All Rights Reserved.
Storm[o] + Mother @ CSO Pedro, (Pd) – photorecap
January 15, 2020 | Salad DaysStorm[o] + Mother @ CSO Pedro, (Pd) – photorecap
Pictures by Arianna Carotta x Salad Days Mag – All Rights Reserved.
Colle Der Fomento @ CSO Pedro, Padova – photorecap
December 28, 2019 | Salad DaysColle Der Fomento @ CSO Pedro, Padova – photorecap
Pictures by Riccardo Libralon x Salad Days Mag – All Rights Reserved.
JX ARKET – INTERVIEW
December 20, 2019 | Salad DaysCon ‘About Existence’ i JX Arket si sono affacciati sulla scena alternative in maniera convincente, proponendo un tema sonoro che riporta alla mente il periodo post-hardcore di fine anni ’90 con un tema portante quale l’esistenza umana. Li abbiamo incontrati per conoscerli meglio.
SD: Ciao ragazzi, partiamo innanzitutto con una breve introduzione per quel che riguarda il progetto Jx Arket? Quali sono i punti caldi finora toccati dalla band?
JA: Nel 2016 è nato il progetto che da subito coinvolse cinque persone con l’obiettivo di riprendere l’atmosfera core e post degli anni ‘90 e ‘00. In questi tre anni di band ci siamo sempre sentiti molto liberi di mettere insieme tutti i nostri riferimenti che sono parecchio diversi ma che creano sempre la stessa atmosfera, carica di sentimenti ed emozioni che vanno dall’aggressività all’estrema pace.
SD: Nella mia recensione ho parlato di come il post-hardcore di fine anni ‘90/’00 abbia influenzato il vostro percorso artistico, nella fattispecie parlando soprattutto dei Poison The Well. Ho centrato il punto a vostro avviso? E se sì, quali aspetti vi hanno colpito di quella band al punto da portarvi a seguire il loro percorso?
JA: Quando abbiamo letto la recensione che citava i Poison the Well, la famosa lacrimuccia è scesa! (risate). Io (Bruno) sono riuscito a vederli live nel 2008 ed è stato un concerto pazzesco pieno di energia e intensità. Andrea che come me li adora, è praticamente cresciuto anche lui ascoltandoli, cosa che probabilmente ha influenzato molto alcune nostre parti di chitarra. Insomma, è una band che ci ispira tantissimo dall’epoca in cui il metalcore era ancora il vero hardcore con il punch del metal, senza altre sfumature che si sono aggiunte col tempo.
SD: Arriviamo quindi ad ‘About Existence’, un disco che va a trattare vari aspetti emozionali e non legati ad alcuni aspetti dell’esistenza umana. C’è qualcosa nello specifico che vi ha spinto a trattare questo tema all’interno del disco? Come è stato mettere su un foglio concetti e considerazioni comunque sia più personali rispetto a un classico lavoro senza un concept vero e proprio?
JA: Come molti dei nostri testi la parte emozionale fa parte di uno degli elementi chiave che un po’ ci caratterizza. Per questo motivo, così come per il primo album ho spontaneamente incluso la sfera emotiva all’interno di alcuni pezzi, pur distaccandomi in parte dal tema principale del concept. Tutti i nostri testi vengono scritti di getto (così come i pezzi), cogliendo l’ispirazione del momento, un pensiero passeggero o riflessioni perpetuate nel tempo che spesso hanno sfumature più tristi e drammatiche. Diciamo che in parte mi sento un po’ un “sad boy” (risate) quindi emotivamente parlando spesso tiro fori
concetti non del tutto allegri.
SD: Recentemente avete pubblicato un nuovo videoclip tratto dal singolo ‘Faded Colors’. A cosa dobbiamo questa scelta per quel che riguarda un nuovo video e qual è il tema portante legato al brano?
JA: Il tema portante del brano è la perdita. Il soggetto del testo è in preda allo sconforto causato dall’aver perso in maniera irrevocabile qualcuno di molto caro. Questo disagio lo logora fino a “sbiadire” la sua felicità. Abbiamo cercato di riportare questo concetto all’interno del video utilizzando il colore nero come una sorta di “infezione” che lentamente prende il possesso del protagonista.
SD: Come fatto notare in altre recensioni, il voler sperimentare sembra essere un punto caldo all’interno dei JX Arket, al punto che diversi media hanno evidenziato le vostre escursioni verso ambienti post-rock. Questa fame di osare porterà a ulteriori novità nel songwriting in futuro a vostro avviso?
JA: Secondo me sì, ascoltiamo tante cose diverse e tante cose nuove, ci piace tantissimo sperimentare sia dal lato tecnico (come sonorità, effetti ecc.) che dal lato musicale (con stacchi strani, tempi e atmosfere varie). Non seguiamo una formula per comporre un pezzo, basta che il risultato finale sia qualcosa che ci rappresenti. Non ci preoccupiamo tanto di seguire una linea che ci porti ad avere una certa particolarità, teniamo sempre in mente che quello che facciamo deve piacere a noi, poi se qualcuno si prende bene siamo contenti e ci divertiamo insieme sul palco e ai live.
SD: Di quale brano andate maggiormente orgogliosi?
JA: Parlare di un unico brano non è facile, però possiamo dire che ‘About Existence’ è stato un po’ un esempio dell’evoluzione e maturità che stiamo puntando insieme. È nato da una jam come tanti altri pezzi e ci siamo trovati bene col risultato finale. Siamo riusciti a mischiare un bel po’ di elementi “presi” da quello che ascoltiamo e che ci ispira, per cui diciamo che il prodotto finale ci ha reso molto orgogliosi.
SD: Nella foto promozionale si nota che siete tutti accomunati da un look streetwear/alternative oriented. Siete appassionati di action sports/brand streetwear nello specifico?
JA: A livello di look/visual non ci abbiamo mai pensato sinceramente, non fa neanche per noi, nel senso che quello che vedete siamo noi. Può essere però che provenendo sempre dal mondo rock, punk, hardcore, si venga influenzati dallo stile, ma diciamo che a livello di action sports l’unico sono io, che vado sullo skateboard per divertimento. A livello di sport in generale io e Andrea siamo quelli legati al calcio dove possiamo dire che lì si, in qualche modo diamo da fare!
SD: Come è stato il 2019 dei Jx Arket? E come pensate sarà il vostro 2020?
JA: Il 2019 per noi è stato un anno complessivamente positivo. Abbiamo registrato questo secondo album e come sempre per una band è molto soddisfacente poter concretizzare in questo modo mesi e mesi di lavoro. In secondo luogo abbiamo firmato con la nostra nuova etichetta Antigony Records con la quale stiamo lavorando per raggiungere nuovi obiettivi e con cui speriamo di portare avanti al meglio il progetto. Quindi per il 2020 speriamo di riuscire a diventare diventare ricchi e famosi! (risate)
(Txt by Arturo Lopez x Salad Days Mag – All Rights Reserved)
The Mild ‘Confusion Reigns’ – videopremiere
December 9, 2019 | Salad Days‘Confusion Reigns’ è il nuovo video dei The Mild, che anticipa il nuovo EP ‘Old Man’ in uscita il 10 Gennaio 2020.
Il disco è stato registrato ai Mal De Testa Studios la scorsa estate e vedrà la luce nel nuovo anno grazie a una coproduzione tra Assurd Records, Hecatomb Records, Youth Of Today Records & Autoproduzioni Zas.
Il terzetto – nato tra Venezia e Treviso e formato da Andrea Alfier, Vanny Piccoli e Riccardo D’Agostin – è attivo da diversi anni e vanta la partecipazione a numerosi festival significativi come Venezia Hardcore Fest, Disintegrate Your Ignorance, FFUD Fest (SK), Rottura Del Silenzio, Monteparadiso (HR) e molti altri – arrivando a dividere il palco con pilastri del panorama internazionale come Today Is The Day, Eyehategod, Birds In Row, The Secret solo per menzionarne alcuni.
facebook.com/themildnoise
@themildband
Vans Picnic Table Contest @ Instambul, Turkey – photorecap
December 1, 2019 | Salad DaysVans Picnic Table @ Instambul, Turkey – photorecap
Piazza Beşiktaş 9 Novembre. Pics by Ramon Zuliani.
@vanspicnictablecontest
The Fuzztones + The Trip Takers @ Retronouveau, Messina – photorecap
November 28, 2019 | Salad DaysThe Fuzztones + The Trip Takers @ Retronouveau, Messina – photorecap
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Regarde pubblicano ‘Wide Awake’ primo singolo del nuovo LP ‘The Blue And You’ – premiere
November 21, 2019 | Salad DaysIl quartetto emo/indie vicentino Regarde annuncia l’uscita dell loro secondo album full length, che si chiamerà ‘The Blue And You’ e lo fa diffondendo in anteprima il primo singolo, ‘Wide Awake’.
Il brano è intrigante, emotivo, melodico e orecchiabile come non mai, fatto di chitarre armoniche e dilatate, passi lunghi ma cadenzati e voci morbide. In questa anteprima si assapora il grande impegno nel songwriting e l’attenzione al dettaglio nel lavoro in studio, affrontato questa volta con il produttore Bob Cooper a Leeds, Regno Unito. Il singolo da il via ai preorder della versione fisica, in vinile che uscirà a Gennaio. La collaborazione tra Epidemic Records (già etichetta dei Regarde con ‘Leavers’, LP precedente che ha saputo dimostrare le grandi doti di questo gruppo) e la tedesca Through Love Records porta alla produzione di due versioni colorate, quella blu (300 copie) e quella limitata trasparente e bianca con splatter blu (100 copie), disponibile in pochissimi pezzi in Italia tramite Epidemic Records, mentre la maggior parte sarà in vendita tramite l’etichetta di Amburgo. Il preorder può essere fatto qui!
‘The Blue And You’ è un album di 10 tracce che parla dell’inevitabile conflitto interno, di quei momenti in cui finalmente si riesce ad affrontare il “Blue” sepolto nel nostro profondo. Ansia, preoccupazione e malessere sono parte di noi, una proiezione del nostro essere. Anche se a volte il loro peso pare insopportabile, il “Blue” continua a a crescere dentro di noi, mutando forma, nei volti riflessi negli specchi, inquinando ogni angolo dei posti in cui viviamo, finchè finalmente ci troviamo faccia a faccia con esso e possiamo abbracciare la nostra vera essenza.
Musicamente questo album si concentra sulle vibrazioni che sa dare, giocando con la perfezione del basso e con melodie di chitarre orecchiabili, disegnando brani accattivanti e fruibilissimi. Immaginatevi i Turnover di ‘Peripheral Vision’ combinati con il tiro dei Title Fight, il tutto condito con tanta “anima ed amore”, ingredienti tipici dell’emo italiano e avrete la ricetta scelta dai Regarde per farvi innamorare del loro suono. Un ritorno col botto, come si suol dire, per una band giovane ma che negli anni ha saputo creare una propria, bellissima, identità.
Etichette:
epidemicrecordshc
facebook.com/throughloverec
Ascolta il precedente ‘Leavers’ LP, disponibile sullo store Epidemic, insieme al nuovo LP nel Preorder Pack 5.
Pic Credits: Carlotta Bianco
Lagwagon + Satanic Surfers @ New Age Club, Roncade (Tv) – photorecap
November 18, 2019 | Salad DaysLagwagon + Satanic Surfers @ New Age Club, Roncade (Tv) – photorecap
Pictures by Cristiano Crepaldi x Salad Days Mag – All Rights Reserved.
Chains @ Bar Pub Agorà, Finale Emilia (Mo) – photorecap
November 14, 2019 | Salad DaysChains @ Bar Pub Agorà, Finale Emilia (Mo) – photorecap
Pictures by Rigablood x Salad Days Mag – All Rights Reserved.
Kaos One & Dj Craim @ Retronouveau, Messina – photorecap
October 28, 2019 | Salad DaysIl Retronouveau di Messina divenuto ormai punto di riferimento in Sicilia per la musica dal vivo porta questa volta sul palco uno dei capostipiti e precursori della scena Hip Hop old school italiana, Kaos One & Dj Craim.
Un live intenso a tratti torrenziale che Kaos ha impostato magnificamente con un pubblico sempre attento e pronto a farsi trascinare dalle sue rime, coadiuvate dalle basi magistrali di Dj Craim che con disinvoltura ha creato scenari onirici e talvolta drammatici. Centro pieno!
(Txt & Pics Giuseppe Picciotto x Salad Days Mag – All Rights Reserved)
Confine ‘RRR’ – exclusive streaming premiere
October 22, 2019 | Salad DaysA un anno di distanza da ‘Incertezza Continua’ i veneti Confine ritornano con il nuovo ‘RRR’, in uscita il 31 ottobre, autoprodotto.
Con la loro consueta lucida e tagliente ironia e un songwriting sempre più affinato, i Confine vomitano dieci granate, immediate ed abrasive, in cui, con un hardcore dalle influenze grind e thrash e riffoni stoner metal / sludge, descrivono un mondo assurdo ed incomprensibile, alla deriva, e un’umanità destinata alla condanna, che vive col cappio al collo. ‘RRR’ è il terzo full length dei Confine. Le dieci tracce che compongono il disco sono la naturale evoluzione di quell’incertezza continua iniziata anni fa, e che non ha mai smesso di accompagnarli. Nuove figure spuntano dagli angoli bui di vie strette e poco illuminate, parlano da un’intercapedine all’altra nello spazio di un bagno in un locale, sussurrano tra il materasso e il cuscino nelle notti di luna piena e si fanno chiamare con un nome che è uguale per tutti, si vestono di mille vestiti e di mille facce, mille mani, mille occhi che guardano, si guardano, ci guardano. ‘RRR’ racconta di sguardi, di naufragi, cadute, cicli che si ripetono nel dubbio.
Questo il commento della band: “Abbiamo iniziato a scrivere ‘RRR’ poco dopo la pubblicazione di ‘Incertezza Continua’. La nascita del disco in realtà non è stata diversa rispetto al processo di scrittura degli altri album: ci siamo semplicemente ritrovati a scrivere dei riff in sala e a svilupparli in canzoni complete, che potessero soddisfare tutti e quattro. Non ci sentiamo di definire il disco un concept in sé e per sé , anche se c’è un filo rosso che attraversa i dischi che abbiamo fatto finora: le canzoni parlano di storie il cui fondamento di verità è sempre un incognita, anche per noi stessi. Eppure, sappiamo che ad ogni pezzo corrisponde “qualcosa”, e quel qualcosa poi diventa parte dei Confine, com’è stato nel caso di Franco, che abbiamo conosciuto in circostanze diverse e che, come avrete potuto intuire, è diventato un’estensione di quello che la band è oggi. Sicuramente se ognuno di noi dovesse spiegare cosa vede e come interpreta le canzoni avreste quattro versioni diverse della stessa catena di parole, e crediamo che non ci sia assolutamente nulla di strano o di sbagliato in questo, dato che l’unico posto in cui per ora non si può essere spiati è dentro il proprio cervello, anche se le cose potrebbero cambiare molto presto.”
L’album uscirà in cd giorno 31 e sarà presentato ufficialmente al CSA Rivolta, assieme a Messa, Tytus, Black Gremlins. Invece in digitale uscirà il 24 ottobre. Buon ascolto!
Line Up
Padre Massimo (voce)
Andrea Bottin (chitarra e cori)
Marco Tumiatti (basso, voce)
Alessandro De Zanche (batteria)
Credits
Recorded, mixed and mastered by Riccardo “Paso” Pasini at Studio 73
Artwork by Padre Massimo
Nick Cave & The Bad Seeds ‘Ghosteen’ – review
October 18, 2019 | Salad DaysC’è qualcosa di catartico nella figura di Nick Cave.
I suoi tratti sottili, la fronte alta, gli occhi stanchi, le movenze sensuali dei suoi lunghi e avvolgenti arti, lo rendono una sorta di divinità terrena, un predicatore trasformista che deve la sua luce a una vita sempre al limite. Ho visto persone alzare le braccia al cielo nel solo vano tentativo di toccarlo, mentre da un palco ci ammaliava con la sua feroce grazia. Ho sentito lacrime di dolore e gioia scorrermi lungo il viso ogni volta che la sua voce si spezzava durante un live. Perché non si può definire Nick Cave un semplice cantante. Cave è un interprete di tutto ciò che possiamo chiamare vita, con tutte le sue paure, ombre, luci, fantasmi.
Ed è proprio grazie alla levatura morale del suo spirito che è riuscito a trasformare in luce il dolore più profondo di tutti: la perdita di un figlio ancora adolescente, morto in circostanze spietate e struggenti.
Chi si è trovato davanti alle spoglie senza vita di una persona amata, persa violentemente, senza preavviso, può capire come l’idea di dolore venga totalmente ridimensionata da un evento del genere. Il proprio corpo, sia fisicamente che nel più profondo Io, viene totalmente trasfigurato da un vortice di emozioni simili a una tortura, a qualcosa che ti corrode e ti sfibra, giorno dopo giorno. Una disperazione e un tormento profondo, in grado di paralizzarti anima, carne e respiro fino a farti impazzire, unite al rammarico di non aver saputo dimostrare con voce e parole i tuoi sentimenti.
Da questo tipo di esperienza impari a relazionarti con il prossimo in modo diverso, ad essere più aperto, a non lasciare scivolare le tue emozioni dentro di te, ma fuori di te, creando legami ancora più profondi.
Non è un caso, quindi, che dopo questa ferita Cave abbia scelto di aprire ‘Red Hand Files’, un sito in cui esorta i fan a chiedergli tutto quello che vogliono.
“Nel corso del tempo ho imparato che il più grande privilegio è l’opportunità di dire addio”, ha scritto Nick Cave in risposta a un fan che gli ha chiesto se avesse rimpianti. Le sue risposte forniscono una visione profondamente intima del suo mondo. All’inizio di quest’anno, quando gli è stato chiesto se sente che il suo defunto figlio Arthur stia comunicando con lui, Cave ha risposto che sente la sua presenza tutt’intorno, anche se non è reale, parlando quindi del potere calmante dell’idea di una vita dopo la morte.
“Questi spiriti sono idee… le nostre fantasie sbalordite che si risvegliano dopo una disgrazia… I fantasmi e gli spiriti e le visite nei sogni… sono doni preziosi che sono tanto validi e reali quanto il nostro bisogno che lo siano”.
Ed è proprio da questo che prende via ‘Ghosteen’, il diciassettesimo disco di Nick Cave e The Bad Seeds e il primo interamente scritto dalla tragica morte di Arthur. Come suggerito dallo stesso artista le prime 8 tracce rappresentano “i figli” e le successive 3 “i loro genitori”. Un doppio album che tenta di dare un senso all’immenso dolore che ha cambiato la sua vita e l’ultimo atto di una trilogia iniziata con ‘Push The Sky Away’ (2013) e ‘Skeleton Key’ (2016).
‘Ghosteen’ non è un disco di facile ascolto, anzi, è forse il meno immediato di tutta la discografia del cantautore australiano. Le sonorità rarefatte e trascendentali meritano un’attenzione meticolosa, lontano dal rumore, dalla luce, da ogni distrazione. Dal punto di vista musicale, infatti, le canzoni hanno poco in termini di ritmo o struttura. Le percussioni di Wydler sono in gran parte assenti, sostituite quasi interamente dalle trame elettroniche e sognanti di Ellis, rendendo i pezzi ariosi, febbrili, quasi disorientanti, in una sorta di visione che risulta però vivida. I testi, qui ispirati come non mai seppur nella loro semplicità e ripetizione, sono come le parole di un Reverendo che ci accompagna alla ricerca di un legame spirituale perduto con qualcosa di ancestrale e lontano, quasi mitologico e primitivo, come la bizzarra copertina sembra voler rappresentare.
La voce di Cave è infatti la vera protagonista di questo disco, ridotto musicalmente all’essenziale, relegando i suoni a un accompagnamento minimale e scarno, mai invadente, creando una sorta di paesaggio sonoro che ci viene descritto con una lucidità estrema dando vita ad un mondo surreale fatto di cavalli dalle criniere infuocate, galeoni che fluttuano nel cielo, di bambini che si arrampicano verso il sole, di famiglie di orsi in cui il più piccolo membro della famiglia se n’è andato lontano, raggiungendo la luna con una barchetta.
Come se volesse raccontare un’ultima storia al suo bambino, prima che i suoi occhi si chiudano per sempre. E lo fa dando un’espressività alla sua voce in un modo ancora più profondo del solito, innalzandola verso il cielo con acuti così struggenti che non puoi fare altro che piangere, lasciare che le lacrime sgorghino dai tuoi occhi e ringraziare chi è riuscito a farti esplodere il cuore in modo così sincero.
I fantasmi danzano e fluttuano in ogni pezzo, in ogni nota, in ogni respiro. ‘Ghosteen’ è un neologismo pieno di significato: non rappresenta lo spirito in quanto “morto” ma, piuttosto, la presenza di un essere magico, una presenza misteriosa e delicata (il suffisso -een richiama proprio qualcosa di cui non aver paura, qualcosa di piccolo e grazioso), uno “spirito errante che vaga in un senso più che fisico”, come lo ha definito lo stesso Cave e al quale ha dedicato una delle immagini più belle del disco, contenuta nella title-track ‘A ghosteen dances in my hand Slowly twirling, twirling all around A glowing circle in my hand Dancing, dancing, dancing all around’, come se potesse tenere tra le mani il ricordo del figlio, guardarlo danzare davanti ai suoi occhi.
Una visione poetica che richiama molto da vicino William Blake, William Butler Yeats ma anche cantautori come Scott Walker e Leonard Cohen.
Non mi interessa qui soffermarmi sul singolo brano perché penso il disco sia una sorta di doloroso e necessario cammino verso la luce e la speranza, verso un nuovo modo di abbracciare la vita e i suoi colori, anche dopo un evento così tragico e spiazzante e, pertanto, debba essere ascoltato nella sua interezza per comprendere appieno la composta umanità di un uomo che ancora una volta ci ha dimostrato che la musica può essere l’unica medicina per le devastanti insidie della nostra esistenza.
NICK CAVE & THE BAD SEEDS
‘Ghosteen’-LP
(Awal)
10/10
(Txt Serena Mazzini x Salad Days Mag – All Rights Reserved)
Pics: courtesy of Matt Thorne