Art
Capo & Joys interview!!!
September 20, 2014 | Salad DaysSD: Essendo entrambi writers di riferimento di due città venete abbastanza grosse come Mestre e Padova, credo che vi siate conosciuti molti anni fa, circa una ventina… avete stretto però maggiormente i rapporti e consolidato una grossa amicizia successivamente, negli ultimi anni Novanta. Posso immaginare che la passione per la “strada ferrata” vi abbia fatti incrociare più volte e abbiate trovato un feeling reciproco. Negli anni, oltre a ritrovarvi in varie jam con le vostre rispettive crew, vi siete ritrovati anche in veste di editori di una rivista molto pregiata, ’10000 Maniacs’. Come si è consolidato il vostro legame? E’ meglio però che me lo raccontiate voi com’è andata.
JOYS: Non ricordo la data precisa che mi son conosciuto con Capo, sicuramente i treni hanno iniziato la nostra amicizia… ne abbian combinate di tutti i colori, siamo amici e quello che abbiamo condiviso insieme negli anni è immenso, non solo i disegni ma proprio la vita in generale. Ai tempi ci siamo resi conto che in Italia mancava a nostro avviso una fanza che fosse più onesta possibile alla qualità, con foto inedite, treni pubblicati nella sua interezza (tetto compreso); ne parlammo più volte e il progetto è stato siglato da una stretta di mano alle Banche, non sapevo neanche usare il computer, ma mi son fatto spiegare due cose in photoshop per fare i montaggi, e siam partiti…
CAPO: Ricordo che ci conoscevamo e rispettavamo già a metà’90, io andavo spesso alle Banche, ma esattamente quando ci siamo conosciuti non lo so. Io e Joys siamo sempre stati due tipi molto produttivi, mai fermi, e avevamo anche alcune passioni in comune oltre ai graffiti di per se. So che ad un certo punto facevamo un sacco di treni assieme, macinando chilometri, e che di sicuro la ferrovia ci ha unito ancora di più. Ricordo anche dei momenti particolarmente difficili della vita di entrambi e sono contento che la nostra amicizia si sia salvata!
SD: ’10000Maniacs’ è una delle riviste più fighe che si siano viste in Italia, la qualità era una delle prerogative principali del magazine e non mancava la voglia di distinguersi… chi ha la fortuna di aver visto la copertina del terzo numero, ha anche la fortuna di non essersela più scordata! Avevate semplicemente voglia di documentare al meglio della scena, o sentivate la necessità di dimostrare/fare qualcosa di differente anche per voi stessi? E’ un progetto di cui rimpiangete l’interruzione? Dobbiamo aspettarci il numero nuovo un domani?
JOYS: Quando abbiamo iniziato io e Marco volevamo assolutamente fare qualcosa di nuovo, di qualità… volevamo fare una rivista da tenere, conservare insieme alle cose preziose; tra le nostre fanze ispiratrici ci sono ’12 Oz Proph’ e’ Zgb Kaos’… ma il nostro obbiettivo era di portare la crema del writing stampadolo al meglio e mettendo a disposizione tutte le chicche tecnologiche che si poteva al tempo. Sicuramente lo rimpiangiamo, ma l’interruzione è stata inevitabile, la nostra infrastruttura era composta solo da me e lui, spese elevatissime, e fare la fanza dalla grafica alla stampa fino alla distribuzione e veramente complicato, essere riusciti a farla girare per il pianeta senza rimetterci dei soldi è stato già un goal! Rimaniamo sempre attenti alle pubblicazioni e prima o poi qualcosa la faremo uscire di nuovo, magari un libro pop up sui treni…
CAPO: Abbiamo iniziato ’10000Maniacs’ con una stretta di mano alle Banche, ricordo solo che il nostro unico obiettivo era il controllo totale e la qualità dei pezzi e della rivista. Io avevo appena concluso l’esperienza con ‘Arcano Revue’, ed avevo capito che era necessario gestire tutto da noi in autonomia. Acquistammo due PC e imparammo da zero ad usare un computer con lo scopo di fare la rivista. Un anno dopo uscì il primo numero. Andavamo a prenderci le foto casa per casa in giro per l’Italia dai writers che volevamo e facevamo tutto da soli, compresa la stampa, che abbiamo gestito nelle diverse tipografie dove nel frattempo eravamo andati a lavorare tutti e due. Volevamo documentare il meglio della scena ed eravamo attenti alle novità: quando abbiamo intervistato Seak ad esempio, nessuno lo conosceva in Italia. Poi montavamo le foto come dio comanda e verniciavamo tutta la rivista in UV, perchè i pezzi ne venissero fuori meglio, senza badare a spese. Chiaramente il progetto è saltato per motivi di costi, anche se è stato un successo editoriale. Non avremmo mai fatto un numero a risparmio, anzi volevamo spenderci ancora di più, quindi abbiamo chiuso. Non escludo che un giorno qualche produzione con l’amico Joys salterà fuori, ma non sarà sicuramente una rivista. L’esperienza DIY fatta con ’10000Maniacs’ l’ho riversata su tutto quello che ho fatto dopo, credendo che le cose si possono sempre fare da soli, senza grossi capitali, dal basso in autonomia.
SD: Oltre all’esperienza editoriale fatta insieme, in comune avete anche il fatto che sia a Padova che a Mestre, ci sono stati più volte dei “Meeting of Styles” (evento internazionale di Graffiti ndr)… com’è organizzare una jam di queste proporzioni?
JOYS: Sempre impegnativo e indispensabile essere in un team affiatato di persone che si dividono gli sbattimenti. A Padova abbian sempre cercato di organizzare eventi e portare nella nostra città un sacco di writers che noi stimiamo ed apprezziamo il loro lavoro.
CAPO: Il MOS a Venezia è stato organizzato per 3 anni da Urban Code, di cui faccio parte, dopo che gli EAD ci avevano ceduto il testimone. Un gran sbattimento che da un sacco di soddisfazioni, ma che non è facile sopportare e che si fa fatica a sostenere economicamente. Comunque una grande esperienza e una gioia vedere così tante persone dipingere nella mia città e sostenere il Meeting of Styles.
SD: Anche se siete diventati davvero buoni amici e negli anni avete dipinto tantissimo assieme, non ne è emersa una crew… come mai? (La domanda stronza pensavate di scamparla?)
JOYS: Capo è tra le persone che mi conosce meglio, mi ha visto in tutte le situazioni, ridere e piangere, per me un vero fratello… ma boh non abbian mai sentito la necessità, perché siam così fratelli che non abbian bisogno di siglare la cosa!
CAPO: Ce lo siamo chiesti anche noi, può apparire curioso, ma non c’era nulla di strano. Ci piaceva scrivere i nostri nomi individuali, e non avevamo bisogno di 3 lettere per siglare un amicizia, che andava anche al di la dei graffiti. E poi ’10000Maniacs’ già ci comprendeva, anche se era un progetto editoriale e non una crew… credo sia per questo.
SD: Mi piacerebbe che mandaste affanculo quelli che sostengono che “fare graffiti è una cosa da ragazzini”, ma non posso farlo io, se volete, sta a voi. Questa affermazione nasce dal fatto che siete entrambi genitori di un paio di figli ciascuno: com’è essere padri? E specialmente com’è essere padri writers? Cosa raccontate dei graffiti ai vostri pargoli?
JOYS: Fanculo! Credo che nelle passioni come nell’amore bisogna fare quello che si sente… per me: “graffiti changes my life” e finche mi diverto e continuo a scrivere il mio nome… poi crescendo sicuramente non puoi fare le stesse identiche cose che facevi a 20 anni, ma si può sempre trovare una mediazione o evoluzione. Essere padri writers è come essere padre normale solo che in più il loro babbo dipinge in giro. I miei figlioli han sempre visto graffiti e writers girare per casa, ormai san un sacco di cose e riconoscon pure gli stili delle persone… a loro ho sempre detto tutto dei graffiti quando mi chiedono… e ho sempre detto la verità, sanno che il babbo ha dipinto i treni e per loro è una cosa normale… non mi interessa che diventino writers, ma credo che già il fatto di aver un garage pieno di spray, aver scritto sul muro il loro nome, e varie dinamiche, gli darà sicuramente una sensibilità maggiore dei loro coetanei e mi pare già una bella cosa.
CAPO: “Un grosso vaffanculo!” (Cit.) I ragazzini sono quelli che con le loro idee e azioni portano novità, aria fresca, e sono l’unica speranza di cambiamento. Se non ci fossero stati dei ragazzini che si mettevano assieme a suonare in un gruppo non avremmo avuto i Beatles, se non avessimo avuto dei ragazzini che scrivevano sulla metro a NYC ora non avremmo un movimento globale di writers come lo conosciamo. Quindi meglio le cose dei ragazzini, che dar retta ai matusa incravattati, mi sembra chiaro! A me sembra che non ci sia grossa differenza tra essere un papà writer o meno, di sicuro ho una mentalità aperta e una certa sensibilità, ma niente di più. Il mio modo di pensare a riguardo è, parafrasando Biggie: “Keep your family and graffiti completely separated”. Vedono bombole, foto e altro da quando sono nati, per loro è normale, al massimo a volte fanno domande, ma basta essere sinceri nelle risposte. Mi spiano quando sono su Instagram, a casa devo sempre stare attento a cosa guardo, dico e ascolto… non gli sfugge nulla.
SD: E’ il caso di chiederlo, come vedete il futuro per i vostri figli, in un paese come l’Italia?
JOYS: Silenzio tecnico…
CAPO: Una merda, questo è un paese ingrato. Penso che ci siano dei posti nel mondo più accoglienti dell’Italia, e se lo decideranno loro, sarà facile che se ne andranno.
SD: Mi dite qualche writer che apprezzate parecchio?
JOYS: Ce ne son tantissimi: troppi e poi o li cito tutti o nessuno…
CAPO: Che ho sempre apprezzato e che considero determinanti per me di sicuro Stand, DropC, Sky4, Rax E, Rusty e Dado, poi in generale tutta la scena del Veneto, che amo e che mi ha influenzato, nessuno escluso. Ci sono sempre stati dei grand king in Italia sia sui treni che sui muri, dovremmo essere più orgogliosi dei nostri writers sia vecchi che nuovi… abbiamo una scena da paura, ma a volte non ce ne rendiamo conto!
SD: Cosa pensate delle canne?
JOYS: Le ho provate da giovane…
CAPO: Che di marijuana non è mai morto nessuno.
SD: Cosa pensate della polizia?
JOYS: Gente che è necessaria per ovvi motivi, che ha fatto scelte diverse dalla mia e che ha sicuramente una mentalità diversa… ne ho incontrato di tutti i tipi da quello che sa fare il suo lavoro a quello stronzo, ma alla fine sono ancora qui a fare le mie cosette!
CAPO: Che sono i cani da guardia di un mondo malato, che non portano giustizia, ma soltanto miseria, che fanno più danni di quelli che sistemano… ACAB tutta la vita.
SD: Vino o birra?
JOYS: Birra!
CAPO: Una birra fresca! Anche se bevo poco/niente.
SD: Il posto più bello dove avete dipinto? E dove vi piacerebbe dipingere ancora?
JOYS: Ci son stati troppi posti belli dove ho dipinto e ce ne sono infiniti ancora da scoprire…
CAPO: Il posto più bello un tetto di una torre a 30 metri d’altezza a Porto Marghera all’alba. Non sono mai stato a NYC e la metro mi piacerebbe farla… sentiamo Joys cosa dice, tu Secse verresti?
SD: Grazie di tutto e a presto..!
(Text by SE©SE)
NB: Le interviste singole di Capo e di Joys sono state pubblicate sulla versione cartacea di Salad Days Mag #XX – The Summer Issue
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