Bury The Machines ‘Wicked Covenant’
Review Overview
7
7BURY THE MACHINES
‘Wicked Covenant’-EP
(Midnite Collective)
7/10
Bury The Machines (ex Yakuza) è il progetto di John E. Bomher, one man band. Nato a Chicago, si trasferisce a Los Angeles. Dopo l’uscita del full-length ‘Barbwalker’, uscito nel 2016, realizza un nuovo EP: ‘Wicked Covenant’, accompagnato da Mark Serpico, Jr. alla batteria. La figura di Bury The Machine è estremamente controversa, dalla musica ai testi, ciò che viene fuori è l’elaborazione di un dolore profondo, dato da vicende di vita personali che hanno toccato l’artista così intensamente da portarlo ad utilizzare la musica come unico strumento di catarsi. ‘Wicked Covenant’ si apre con la traccia ‘Beneath My Wrath’, titolo tanto simbolico quanto esplicativo: chitarre distorte e lente intonano un lamento. Le liriche al limite di ogni forma di nichilismo, sono accompagnate da una voce demoniaca; come un alter ego sofferente che guaisce, ripetendo ogni singola parola. La traccia, di undici minuti, alterna parti estremamente pulite e lente a parti violente e distorte a cavalcate che richiamano le ritmiche ossessive e le atmosfere opprimenti dei Neurosis. Il sound della seconda traccia, ‘A Victim’s Tears’, è l’espressione di una psichedelia dilatata, riverberata e che ricorda i ritmi stoner di Pentastar degli Earth. C’è infatti un richiamo lontano alla forma stilistica dei Kyuss o degli Sleep. La voce, pulita e melodica contrasta completamente con le liriche, intrise di un’assoluta disillusione ed odio verso il genere umano. ‘Waterweapon’, ultimo e terzo brano, si apre con un intro iper-intimista, fatto di chitarra e voce. La dolcezza del suono e la malinconia del cantato anche qui entrano in opposizione con il testo: un manifesto tragico che racconta come il dolore si tramuta in musica. La traccia improvvisamente si trasforma in un grido di dolore. In questo brano più che mai le influenze rimandano alla forma stilistica dei Neurosis: muri di chitarra accompagnati da atmosfere oniriche. Una traccia cupa e decadente che raccoglie l’essenza tutta di John E. Bomher. Un’EP complesso che esprime con tre sole tracce la distruzione ed il suo opposto. La sublimazione della sofferenza e la sua catarsi.
(Valentina Vagnoni)
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