BRYAN KIENLEN (THE BOUNCING SOULS/BEACH RATS) – INTERVIEW
Abbiamo parlato un po’ di The Bouncing Souls, del progetto Beach Rats, dell’andare in tour in età adulta con famiglia a casa e di tanta bella musica con Bryan Kienlen in occasione dello scorso Punk Rock Holiday.
SD: Innanzitutto è davvero un piacere conoscerti di persona. Siete in tour? Come sta andando? E soprattutto come ci si sente a suonare dopo tutto quello che è successo negli ultimi due anni?
BK: Davvero bene. In questo momento stiamo facendo un tour di tre settimane in Europa e praticamente con queste date stiamo recuperando quelle che dovevamo fare nel 2020. Questo tour ha 3 anni e lo stiamo facendo finalmente, quindi è veramente una bella sensazione.
SD: La vostra ultima uscita è – correggimi se sbaglio – l’album acustico intitolato ‘Volume 2’. Come è nata l’idea? Era stato registrato prima della pandemia?
BK: Si! Infatti l’ultimo giorno in studio è coinciso con il primo giorno di lockdown. L’abbiamo finito in tempo e siamo stati fortunati ad avere qualcosa da far uscire in tutto quel periodo. L’idea è nata durante il tour celebrativo dei 30 anni della band, eravamo spesso in tour e abbiamo deciso di aggiungere qualche canzone acustica e poi di fare set acustici prima di ogni concerto.
(Ph. courtesy of Rigablood / Salad Days Mag)
SD: Avevate già fuori qualcosa di acustico o era solo una cosa di Greg (Greg Attonito And Friends)?
BK: Si era Greg. Come gruppo non avevamo mai fatto qualcosa di simile.
SD: Quindi come mai ‘Volume 2’?
BK: Perché pensavamo fosse divertente, e anche perché era come se fossero la seconda versione di queste canzoni.
SD: Geniale!
BK: E divertente, anche perché non esiste un ‘Volume 1’.
SD: E l’uscita prima di quello è stato l’ep ‘Crucial Moments’?
BK: Si! E abbiamo pure un nuovo album registrato. Un disco elettrico, non acustico.
SD: Un vero album dei The Bouncing Souls! Quando uscirà?
BK: Probabilmente a marzo, non prima dell’inizio del prossimo anno. Dobbiamo aspettare il vinile!
SD: Scusa prima non ho capito, avete dovuto posticipare il tour del trentesimo anniversario?
BK: No, quello era nel 2019. Siamo stati davvero fortunati, abbiamo suonato tanto per il trentennale e l’ep ‘Crucial Moments’ era fuori e questo ha portato alle canzoni acustiche. Abbiamo pensato “è divertente e queste canzoni sono divertenti da suonare in acustico!”. Non c’era un piano preciso, andavamo in studio, pensavamo ad una canzone e la riarrangiavamo in acustico, è stato molto divertente.
SD: Siete in giro da davvero tanto tempo. Guardandoti indietro com’erano i primi tempi? Perché mi ricordo di aver visto ‘Do You Remember?’, il dvd dei primi 15 anni ed ero affascinato dal fatto che siete cresciuti nel Lower East Side, che è più conosciuto per la nascita del NYHC. Era pazzesco vedere che avevate un appartamento in comune e ci facevate concerti dentro, feste, etc. Cose che ora non si possono più fare per via della gentrificazione…
BK: Si, il Lower East Side è finito, non è più quel tipo di posto…
SD: Ma guardandoti indietro non ti manca niente di quegli anni?
BK: Uhm guardo indietro con affetto, solo bei ricordi. Era dura, ma anche divertente. Però non vorrei tornare indietro. Sono contento del percorso fatto, era un tempo e un luogo a loro modo unico. E l’ho sfruttato, come qualsiasi cosa riguardante il gruppo.
SD: Siete praticamente usciti quando il punk stava per esplodere a livello globale. Com’era l’atmosfera in quegli anni quando è uscito ‘Dookie’? C’era tensione tipo “siete dei venduti!”?
BK: Si, c’erano un sacco di dita puntate, che si puntavano l’una contro l’altra. Personalmente mi sono sentito un po’ tradito. Era qualcosa di sacro, quasi un piccolo mondo figo e sacro che tutti condividevamo e poi uno di noi l’ha venduto ed è stato pagato, abbandonandoci. Ho avuto un po’ di queste situazioni e abbiamo reagito con cose tipo “siamo contro MTV, non avremo mai un video su MTV”, perché all’epoca era quello il modo in cui la gente si “vendeva”, eravamo contro quello, contro le major, tutto diy perché abbiamo imparato dai nostri eroi punk. Quello è il percorso che abbiamo preso e sono contento che l’abbiamo fatto perché non volevamo che The Bouncing Souls diventassero velocemente grossi da dover suonare di fronte ad un pubblico immenso…
SD: Fare le cose passo per passo…
BK: Si perché stavamo imparando. Tutto quello che facevo, tutto quello che dicevo sono felice che non l’abbia fatto di fronte a centinaia/migliaia di persone. E volevo anche che la band durasse, volevo far questo per il resto della mia vita e molti di quei ragazzi hanno avuto successo per poi cadere senza aver l’esperienza di come cadere. Abbiamo basi solide, un’integrità intatta e dormiamo bene la notte.
SD: E c’era anche un approccio totalmente diverso nello scoprire la musica. Mi ricordo che la prima volta che vi ho sentiti era su una cassetta sample della Epitaph allegata ad una rivista di musica italiana (Rumore), c’era ‘Kate Is Great’. E la prima reazione è stata andare a cercare quei maliarde che avevano il disco in distribuzione. E da li andare in un negozio specializzato in punk hardcore e trovare il cd di ‘Maniacal Laughter’ e il 7” di Johnny X. Era fantastico.
BK: Era davvero speciale si!
SD: E mi ricordo anche che quando ho iniziato a collezionare vinili ne avevo giusto 2 o 3, perché a 14/15 anni non avevi tanti soldi a disposizione, quindi quei pochi vinili diventano tutto. Mi ricordo che ascoltavo in continuazione ‘Less Talk, More Rock’ dei Propagandhi leggendo i testi in continuazione. E penso che sia un qualcosa che manca alle nuove generazioni che passano il loro tempo sui servizi di streaming.
BK: E’ un mondo totalmente diverso. Quel modo di vivere queste cose è andato perso, ma chi lo sa, l’esperienza di un giovane oggi che scopre un nuovo gruppo può avere lo stesso impatto, o perlomeno la musica dovrebbe avere lo stesso impatto che ha avuto con noi. Certo è meno faticoso che camminare all’indietro su una collina innevata coi piedi scalzi.
SD: Un’altra domanda che mi viene in mente riguarda i Beach Rats. Ho ordinato il nuovo vinile e dovrebbe arrivare a settembre, ma intanto ho ascoltato la versione digitale e cazzo se spacca! Come è nata l’idea del gruppo?
BK: Siamo solo un gruppo di amici. Penso che sia la versione più veloce, un gruppo di amici che vivono vicini. C’è sicuramente una versione più lunga e sto cercando di sintetizzarla, ma in fondo è così. Sai quando gente che suona in gruppi si trova a bere in un bar e se ne escono con un “oh dobbiamo assolutamente fare un gruppo!”. Beh noi l’abbiamo fatto.
SD: Chi suona la batteria nel gruppo? Perché so chi sono gli altri componenti ma non lui…
BK: Dubs (Danny Windas). Un nostro amico, un amico di vecchia data di The Bouncing Souls e Ari, è amico di tutti. Non posso dire abbastanza cose carine su Dubs, è una delle persone più buone, fighe e dolci che puoi incontrare nella tua vita e spacca pure alla batteria. Sono davvero felice di essere in un gruppo con lui.
SD: Mi ricordo quando è uscita la notizia di questa nuova band e sembrava un super gruppo perché c’è Ari dei Lifetime, tu e Pete dei The Bouncing Souls e Brian Baker è praticamente storia che cammina. Poi è uscito l’ep ed è grandioso ma ha solo 5 canzoni, quindi devi sentirlo in loop. E pure l’album, ha più canzoni ma è comunque corto. Quando mi è arrivato in versione digitale l’avrò ascoltato 5 volte di seguito da quanto è figo! Sono davvero contento che ci sia un gruppo così.
BK: Eh penso che dovremmo comporre di più, perché è vero.
SD: Avete in programma qualche tour?
BK: Siamo tutti impegnati. In un mondo perfetto andremmo in tour, ma abbiamo gli altri gruppi che ci tengono impegnati, e poi tutto il resto. Ho uno studio di tatuaggi e due figlie. Vita da adulti. Perfino in queste tre settimane, lasciare mia moglie da sola con le due bambine…
SD: Ti senti un po’ in colpa?
BK: Oh si, è una cosa grande da chiedere. Lei ha il suo business, non abbiamo famigliari a cui lasciare le bambine e lei sta facendo di tutto, più di quello che dovrebbe. The Bouncing Souls andranno sempre in tour, solo che saranno tour più corti.
SD: Ho intervistato altri gruppi e la risposta è sempre la stessa. Quando cresci diventa quasi un hobby, e non sto dicendo che non ci si mette più il cuore, ma bisogna tener conto anche del resto della vita.
BK: Ci sono persone che possono permettersi di essere una band a tempo pieno, ma non voglio essere quello per le mie figlie, non voglio che crescano senza che io sia li per loro, non è bello.
SD: Che poi anche se andrete in tour per sole due settimane, la vostra fanbase rimane intatta.
BK: Ogni concerto è sempre speciale per noi perché non diamo niente per scontato.
SD: Quindi siete contenti di essere di nuovo qui…
BK: Molto contenti, lo aspettavamo in modo particolare.
SD: E sarete in Italia tra un paio di giorni!
BK: Sono contento di andare in Italia, penso di non andarci da 10 anni o giù di li. Non so, forse sto inventando numeri ma mi sembra di non andarci da un’eternità!
SD: Mi ricordo di avervi visto qui (Punk Rock Holiday) la prima edizione quando il palco era qui (fuori dalla press area rivolto verso dove ora è il palco) e avete suonato lo stesso giorno dei Hot Water Music. Anche se il concerto vostro più memorabile l’ho visto al Pieffe Factory in Italia. Vedervi in un locale così è stato fantastico.
BK: Mi piace, mi piace!
(Ph. courtesy of Luca Benedet)
SD: Ed ecco una domanda che faccio ogni intervista. Parlando di musica cosa c’è nel tuo radar? Non deve essere per forza qualcosa di punk, cosa ascolti ultimamente?
BK: Ho ascoltato molto i Poison Idea, King Tubby, Lee Scratch Perry, tutto quel reggae della Trojan, niente white reggae, solo quel gran bel vecchio reggae, e hip hop, tanto hip hop.
SD: New York ha una grande storia di hip hop: Mobb Deep, Nas, Wu-Tang Clan…
BK: Nas e Wu-Tang faranno un concerto assieme, è pazzesco! Ho ascoltato molta di quella roba e sto cercando di sforzarmi a scoprire nuova musica per quel che riguarda punk e hip hop, perché c’è tanta roba bella negli anni’90, hip hop anni novanta è grandioso! Per me quella è la golden era. Avevano il flow, i beats. E soprattutto i testi. C’era così tanto talento.
SD: Ma ci sono alcuni artisti moderni che possono dire la loro.
BK: Oh si, c’è molta roba figa ora, Kendrick Lamar spacca. E sto cercando di aprire la mia mente a cose che non ho mai ascoltato. Ho sempre amato ascoltare hip hop ma non ho mai ascoltato nulla di r’n’b…
(Ph. courtesy of Francesco Dose)
SD: Ci sono delle belle gemme la fuori!
BK: Tipo Beyonce, o roba simile. Roba che non pensi uscirebbe mai dalla mia bocca ma mi son detto “dai su, milioni di persone mica possono sbagliare, fammi sentire un po’ di questa Beyonce” e poi ascolti e dici “è una fottuta dea”. Esercitarmi a tenere la mia mente aperta e abbattere le mie barriere pian piano. Amo ancora le stesse cose, mi piace la musica veloce e mi piace il reggae e hip hop. C’è anche questa playlist su youtube che si chiama ‘Mos Dub’, è praticamente un mash up di Mos Def e Taleb Kwali (quelli di ‘Blackstar’) e altri rapper con il dub di Scientist, praticamente rap e reggae mescolati assieme.
SD: Alcuni di quei mash up sono davvero fighi. Mi piace molto il progetto Wugazi, ovvero il mashup tra Fugazi e Wu-Tang. Anche il mashup tra Beatles e Wu-Tang spacca.
BK: Mi piace il pezzo ‘Johnny Two Beef’ che è la canzone reggae ‘Johnny Two Bad’ mashata con ‘Beef’ di Mos Def. Pure The Specials Vs. Wu-Tang, ‘A Message To Rudy’ mashata con ‘C.R.E.A.M.’. Prendono due cose e le trasformano in qualcosa che a volte è meglio delle versioni originali.
SD: Ci sono pure i The Jasons che hanno fatto canzoni dei Ramones con i testi dei Misfits.
BK: Riesco a immaginarmi quei due gruppi mischiati assieme.
SD: E c’è anche questo progetto francese chiamato Bobby Ramone dove fanno cantare Bob Marley sulle canzoni dei Ramones.
BK: Quella roba spacca. Penso che abbiamo parlato di un po’ di bella musica!
(Txt Michael Simeon; Pics Arianna Carotta x Salad Days Mag)
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